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Il virus affama i più poveri e vulnerabili del pianeta. Un nuovo rapporto di Oxfam

Il virus affama i più poveri e vulnerabili del pianeta. Un nuovo rapporto di Oxfam

A quanto pare, durante la pandemia, ai “paperoni” le cose non sono andate poi così male, anzi: «Mentre le fortune degli uomini più ricchi del pianeta continuano ad aumentare esponenzialmente (di oltre il 25% solo da aprile a luglio, fino alla cifra record di oltre 10 mila miliardi e 200 milioni di dollari) – si legge in un comunicato diffuso ieri da Oxfam Italia – si dimentica che il “virus della fame” sta colpendo la popolazione di alcuni dei Paesi più poveri del pianeta». A livello internazionale si moltiplicano gli studi che mettono in correlazione la diffusione del contagio e le misure di contenimento con l’aumento della fame nel mondo, soprattutto nelle zone più calde del pianeta, dove povertà, conflittualità e Covid compongono una miscela particolarmente eplosiva.

Di questo si occupa anche Oxfam, nel nuovo rapporto “Più tardi sarà troppo tardi” (Later will be too late. How extreme levels of hunger have not been averted despite alarms, scaricabile in inglese), il quale denuncia «che 55 milioni di persone, in 7 Paesi, sono sull’orlo della carestia per l’effetto combinato di conflitti, disuguaglianze estreme e pandemia. Alla vigilia della Giornata mondiale dell’alimentazione e del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale (CFS), Oxfam rivolge perciò un appello urgente alla comunità internazionale, per un pieno finanziamento del Piano di risposta delle Nazioni Unite al Covid, che renderebbe possibile l’intervento delle organizzazioni umanitarie in questi Paesi».

Precisamente, si parla dei sette Paesi più colpiti al mondo dalla crisi alimentare: Yemen, Nigeria, Burkina Faso, Sud Sudan, Afghanistan e Repubblica Democratica del Congo. Per Yemen, Nigeria, Burkina Faso, Somalia e RDC ancora «sono ancora fermi a zero i finanziamenti a sostegno del Piano di risposta delle Nazioni Unite, da oltre 10 miliardi di dollari».

Atualmente, spiega Oxfam Italia, i Paesi più ricchi «si sono impegnati a stanziare appena il 28% di quanto richiesto dalla Nazioni Unite, per la risposta generale all’emergenza Covid nel mondo». «La conseguenza – chiarisce Francesco Petrelli, senior policy advisor per la finanza dello sviluppo di Oxfam Italia – è che mancano risorse essenziali per garantire a quante più persone possibili nei Paesi in via di sviluppo cure, accesso ad acqua pulita e servizi igienici, uguaglianza di genere. Ma fra tutti l’ambito di intervento maggiormente sottofinanziato è quello che dovrebbe scongiurare il peggioramento delle crisi alimentari in corso. Un obiettivo cruciale per cui sono state stanziate appena il 10% delle risorse necessarie a livello globale. Con il risultato, ad esempio, che il Burkina Faso è stato in grado sinora di soccorrere appena la metà della popolazione che dipende dagli aiuti umanitari per sopravvivere».

La crisi sanitaria globale ha innescato la bomba e oggi, nelle zone più povere del pianeta, la «fame generata dal Covid» miete più vittime della pandemia. «La comunità internazionale – conclude Petrelli – dovrebbe finanziare pienamente l’appello delle Nazioni Unite e intraprendere una più incisiva azione politica per sostenere il cessate il fuoco globale invocato dal Segretario generale. Dobbiamo spezzare una volta per sempre il nesso mortale che lega la guerra alla fame. Basti pensare che in 80 paesi su 100, dove intervengono le agenzie dell’ONU, sono in corso conflitti.”

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