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Pedofilia: la Chiesa italiana prenda esempio da Francesco. “Noi Siamo Chiesa” dopo il caso McCarrick

Pedofilia: la Chiesa italiana prenda esempio da Francesco. “Noi Siamo Chiesa” dopo il caso McCarrick

Tratto da: Adista Notizie n° 42 del 28/11/2020

40460 ROMA-ADISTA. Istituire una commissione d’inchiesta indipendente, composta in maggioranza da donne e uomini laici, che indaghi a trecentosessanta gradi sui crimini di pedofilia compiuti in Italia da preti e religiosi, come sta avvenendo in molti altri Paesi europei.

Lo chiede il movimento per la riforma Noi Siamo Chiesa (NSC), all’indomani della pubblicazione, da parte della sala stampa della Santa Sede, del dettagliatissimo rapporto della Segreteria di Stato vaticana su Theodore McCarrick, l’ex cardinale statunitense riconosciuto colpevole di abusi sessuali sui minori e per questo motivo dimesso dallo stato clericale dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (v. Adista Notizie n. 41/20).

«Il caso McCarrick indica che il papa fa sul serio: i vescovi italiani sono invece assolutamente fermi. Niente si pensa di fare di simile a quello che hanno già fatto gli episcopati europei», afferma NSC, secondo cui «il dossier sul caso McCarrick mostra il degrado di molti aspetti del mondo ecclesiastico ma può segnare una vera svolta per quanto riguarda la trasparenza nella Chiesa. Ma in Italia siamo completamente fermi». Prosegue il movimento: «Dopo la Lettera al Popolo di Dio dell’agosto 2018 di papa Francesco, nel febbraio del 2019 c’è stato l’incontro in Vaticano dei presidenti di tutte le Conferenze episcopali e in maggio il motu proprio Vos estis lux mundi per ridurre o eliminare il sistema impenetrabile di copertura, da parte del sistema gerarchico, del prete pedofilo». Nei giorni scorsi il cardinale polacco Henryk Gulbinowicz è stato costretto a vita di penitenza e a non usare più le insegne vescovili (v. Adista Notizie n. 41/20). Infine il rapporto McCarrick, che «ha costituito un fatto unico nella comunicazione del Vaticano tanto è dettagliato ed esplicito, indicando le responsabilità».

Inoltre, aggiunge NSC, in molte Chiese e diocesi europee, per merito dei mezzi di informazione, della magistratura, delle vittime e talvolta anche di ecclesiastici, «stanno venendo a galla tante situazioni (con tante vittime) che hanno cercato di infangare il molto di evangelico che c’è, nonostante tutto, nella nostra Chiesa». In Germania una Commissione indipendente, composta da studiosi di quattro università non cattoliche, ha accertato una realtà così pesante (3.900 casi dal 1946 al 1914) che i vescovi e i laici sono stati indotti a organizzare un percorso sinodale che è in corso e che affronterà anche altri importanti problemi della Chiesa (il ruolo delle donne, il celibato ecclesiastico obbligatorio, la sessualità). Qualche settimana fa il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e numero uno della minoranza cattolica in Inghilterra e Galles, si è detto, a nome della Chiesa cattolica, «profondamente dispiaciuto », commentando i numeri del rapporto dell’Indipendent Inquiry (inchiesta indipendente) sugli abusi ai minori condotta nel Regno Unito (fra il 1970 e il 2015 la Chiesa cattolica ha ricevuto in Gran Bretagna più di 900 segnalazioni di abusi sessuali ai danni di minori e accuse di averli perpetrati rivolte a oltre 900 fra preti, monaci e volontari, ma ci sono state solamente 177 azioni penali, che hanno portato a condanne in 133 casi). In Francia, dal novembre 2018, è in attività la Commissione Sauvé – composta da dodici uomini e dieci donne (giuristi, psichiatri, psicanalisti, medici, pedagogisti, teologi –, con lo scopo di accertare i casi di pedofilia del passato e di indicare come prevenire gli abusi.

In Italia, invece, nulla, o quasi. Le «Linee guida per la tutela dei minori» – licenziate, dopo varie correzioni, nel 2019 – sono «deboli», denuncia NSC (v. Adista Notizie nn. 21/12, 6/14 e 20/19). «L’articolo 4 del Concordato, che esenta i vescovi dalla denuncia alla magistratura, è continuamente richiamato. Mai un prete pedofilo è stato denunciato all’autorità civile dal proprio vescovo o superiore. La prassi è stata, da sempre, quella del trasferimento del prete pedofilo o, al massimo, della sua accoglienza in qualche comunità protetta. Salvo un po’ di parole generiche, mai niente è stato fatto per le vittime (cure, sostegno, risarcimenti) invitate a tacere “per il bene della Chiesa”. Ora si parla, nelle Linee guida, di un “dovere morale” di denuncia lasciato alla discrezione del singolo vescovo che ci sembra scarsamente credibile, alla luce dell’esperienza. La cosidetta “indagine previa”, prevista dal diritto canonico e compito del vescovo, per quello che sappiamo, o non viene esperita o è sempre nascosta nel suo svolgimento e nel suo esito. I vescovi credono di essere sulla strada giusta istituendo, a livello centrale e diocesano, il Servizio per la tutela dei minori. Non ci siamo. Ripetiamo che questa farraginosa struttura potrà forse servire per il medio-lungo periodo. Ora ci vuole subito ben altro».

E quello che ci vuole, secondo NSC, è «un percorso di giustizia e di trasparenza simile a quello che hanno posto in essere o tentato altri episcopati. È inaccettabile che il problema possa essere risolto col passare del tempo. La prescrizione è solo un istituto giuridico e non esiste quando ci sono di mezzo questioni di coscienza, vittime che hanno sofferto e che soffrono, chierici pervicaci nelle loro azioni senza controllo, silenzi e ipocrisie che intorbidiscono o rendono impossibile, in alcune circostanze, il clima di fraternità, di amicizia e di solidarietà che dovrebbe essere di tutte le nostre comunità cristiane, parrocchiali o di altro tipo».

La proposta del movimento è chiara: una Commissione nazionale indipendente – composta in larga maggioranza da laici, metà donne e metà uomini, dotati di competenze specifiche – che indaghi sul passato, che abbia diritto all’accesso agli archivi, che preveda garanzie per i testimoni, che ascolti le vittime, senza pregiudizi o sospetti. Cosa, del resto, già chiesta all’Italia lo scorso anno dal Comitato per i diritti dell’infanzia dell’Onu: «istituire una commissione d’inchiesta indipendente e imparziale per esaminare tutti i casi di abuso sessuale perpetrati nei confronti di minorenni da parte di personale religioso della Chiesa cattolica; garantire un’indagine trasparente ed efficace relativa a tutti i casi di abuso sessuale presumibilmente commessi da personale religioso della Chiesa cattolica, il perseguimento penale dei presunti colpevoli, l’adeguata punizione penale di coloro che sono stati ritenuti colpevoli e il risarcimento e la riabilitazione delle vittime minorenni, comprese quelle che sono diventate adulte».

Conclude NSC: «Al termine del percorso, che deve essere non troppo prolungato nel tempo, pensiamo che un grande atto collettivo di pentimento potrebbe avere una funzione catartica per ripartire da zero e strappare la nostra Chiesa italiana dalla situazione di colpevole inadempienza in cui ora si trova rispetto alle indicazioni di “tolleranza zero” del papa. Non vogliamo punizioni silenziose. Chi ha fatto parte del sistema clericale di protezione lo riconosca, lo confessi, lo dica alle vittime. Il cammino va ripreso come si deve fare dopo la recita di un sincero confiteor durante l’Eucaristia».  

* Andrea Landini, Lettura divertente - foto ritagliata tratta da it.m.wikipedia.org, immagine originale e licenza - fonte: http://www.dorotheum.com 

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