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L'Onu mette in guarda contro il risorgente nazismo. L'Itlaia si astiene sulla risoluzione

L'Onu mette in guarda contro il risorgente nazismo. L'Itlaia si astiene sulla risoluzione

Veniamo a sapere da Manlio Dinucci  (il manifesto, 24/11) che “All'Onu l'Italia si astiene sul nazismo”. Scrive che «il Terzo Comitato delle Nazioni Unite – incaricato delle questioni sociali, umanitarie e culturali – ha approvato il 18 novembre la Risoluzione “Combattere la glorificazione del nazismo, neonazismo e altre pratiche che contribuiscono ad alimentare le contemporanee forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza”».

La Risoluzione esprime «profonda preoccupazione per la glorificazione, in qualsiasi forma, del nazismo, del neonazismo e degli ex membri delle Waffen-SS» e che gli attuali movimenti neonazisti e altri analoghi «alimentano le attuali forme di razzismo, discriminazione razziale, antisemitismo, islamofobia, cristianofobia e relativa intolleranza». Per questo il richiamo dell’organismo agli Stati è intraprendere a intraprendere una serie di misure per contrastare tale fenomeno.

«La Risoluzione, già adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2019», seguita Dinucci, «è stata approvata dal Terzo Comitato con 122 voti a favore, tra cui quelli di due membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Russia e Cina. Due soli membri delle Nazioni Unite hanno votato contro: Stati uniti (membro permanente del Consiglio di Sicurezza) e Ucraina».

«Sicuramente per una direttiva interna», è il sospetto dell’autore, «gli altri 29 membri della Nato, tra cui l’Italia, si sono astenuti. Lo stesso hanno fatto i 27 membri dell’Unione Europea, 21 dei quali appartengono alla Nato. Tra i 53 astenuti vi sono anche Australia, Giappone e altri partner della Nato».

Alla ricerca del perché, Dinucci sostiene che «il significato politico di tale votazione è chiaro: i membri e partner della Nato hanno boicottato la Risoluzione che, pur senza nominarla, chiama in causa anzitutto l’Ucraina, i cui movimenti neonazisti sono stati e sono usati dalla Nato a fini strategici.

Di questo, argomenta, «vi sono ampie prove», per esempio che «squadre neonaziste» siano state «addestrate e impiegate, sotto regia Usa/Nato, nel putsch di piazza Maidan nel 2014 e nell’attacco ai russi di Ucraina per provocare, con il distacco della Crimea e il suo ritorno alla Russia, un nuovo confronto in Europa analogo a quello della guerra fredda». Il battaglione Azov, fondato nel 2014 da Andriy Biletsky - il «Führer bianco» sostenitore della «purezza razziale della nazione ucraina, che non deve mischiarsi a razze inferiori» - e «trasformato in reggimento della Guardia nazionale ucraina, dotato di carrarmati e artiglieria» è un «movimento ideologico e politico».

«In tale quadro – spiega Dinucci – si inserisce l’astensione dell’Italia, anche nella votazione della Risoluzione all’Assemblea Generale. Il Parlamento acconsente, come quando nel 2017 ha firmato un memorandum d'intesa col presidente del parlamento ucraino Andriy Parubiy, fondatore del Partito nazionalsociale ucraino, sul modello nazionalsocialista hitleriano, capo delle squadre neonaziste responsabili di assassini e feroci pestaggi di oppositori politici».

* Foto di Broadmark tratta da Pixabay, immagine originale e licenza

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