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Condannato per abusi su un minore dalla giustizia civile, don Galli assolto dal tribunale ecclesiastico

Condannato per abusi su un minore dalla giustizia civile, don Galli assolto dal tribunale ecclesiastico

Condannato dal tribunale italiano, nel settembre 2018, a 6 anni e 4 mesi per abuso su un minore quindicenne risalente al 2011, don Mauro Galli è stato ora assolto dal tribunale ecclesiastico della diocesi di Milano.

«Se non fosse per i giudizi opposti dei due tribunali», il civile e l’ecclesiastico, commenta Francesco Zanardi della Rete L’Abuso il 25 novembre, «il fatto che la Chiesa abbia assolto anche don Mauro Galli che semplicemente aggiungiamo alla lunga lista di casi analoghi con Luciano Massaferro, Vincenzo Calà Improtta, Felix Cini, Paolo Turturro e via dicendo, la cosa ormai non stupirebbe più di tanto».

Inizialmente la vittima aveva affermato solo di aver dormito nello stesso letto del prete, rimanendone scioccato. Solo nel 2014 la confessione del ragazzo di aver subìto un tentativo di abuso sessuale aveva fatto scattare la denuncia penale.

«È lo stesso don Galli che a processo davanti ai giudici – ricostruisce Zanardi – ammette di aver dormito in canonica nello stesso letto (malgrado ce ne fossero altri) con l’allora 15enne Alessandro Battaglia, ed è lo stesso avvocato della diocesi Mario Zanchetti (membro della commissione diocesana per la tutela dei minori ma in questo caso difensore del Galli) a criticare in sede processuale il comportamento del suo stesso assistito definendolo “grave”. Ma nei fatti, per la Chiesa don Galli è scagionato, moralmente innocente, quindi da reintegrare in qualche parrocchia», anche se bisognerà attendere il giudizio del tribunale vaticano presso il quale il caso verrà trasferito.

Sapevano i vescovi di Milano? Affermativo. «Il primo marzo 2012  – racconta Zanardi - l’allora vicario generale della diocesi di Milano, monsignor Carlo Redaelli (già a conoscenza dei fatti, ndr), sposta don Galli da Rozzano a Legnano, territorio nel quale monsignor Mario Delpini (che 4 mesi dopo diventerà vicario generale) lo pone sotto la vigilanza e l’assistenza psicologica di due preti. Resta comunque a operare nella pastorale giovanile, a contatto con altri ragazzi, ed è ciò di cui ancora oggi si dolgono i genitori, che nel settembre 2012 registrano di nascosto un incontro con Delpini che spiega loro: “Il tentativo che è stato fatto è stato quello di metterlo nelle condizioni di essere vigilato e seguito (…) Il mio dovere non è soltanto accontentare voi, ma è di garantirmi... che non fosse nelle condizioni di replicare una leggerezza, un abuso, o una forma di comportamento certamente da condannare (…) Possiamo anche dire che ci sono delle cose da rettificare (…) I dati sono un po’ diversi da quelli che avevo quando ho deciso lo spostamento… adesso dobbiamo riprendere la questione e avere altre garanzie”. Infatti i potenziali contatti con altri minorenni finiscono comunque quando il 31 ottobre 2012 don Mauro viene mandato tra i cappellani dell’ospedale Niguarda e il 10 luglio 2013 in un istituto religioso di soli adulti a Roma.

I genitori del ragazzo – che in seguito hanno ritirato la costituzione di parte civile contro il prete, dal quale hanno accettato un risarcimento di 100.000 euro – hanno perciò lamentato di essersi sentiti trascurati dalla Chiesa ambrosiana, tacciata di aver «a lungo sottovalutato il caso». Hanno resa nota, aggiunge Zanardi, «la lettera scritta loro nell’aprile 2015 dall’allora cardinale di Milano, Angelo Scola, che rinnovava “le scuse” sue e dei suoi collaboratori “per alcune scelte maldestre”, e notava che dalla diocesi “non è stato valutato con adeguato rigore il fatto, già di per sé assai grave, che don Mauro avesse passato la notte con un minore, condividendo lo stesso letto”». E nel maggio del 2019 hanno anche scritto una lettera all’attuale arcivescovo, Mario Delpini, invitandolo a dimettersi. Vogliono che paghi per aver coperto con il suo silenzio l’abusatore del figlio.

*Foto di mohamed Hassan tratta da Pixabay, immagine originale e licenza

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