
Argomenti2000: newsletter n °9 - dicembre 2020
In primo luogo, una comunicazione: il rinvio della IV Costituente alla nuova data:
IV COSTITUENTE DELLE IDEE
SABATO 9 GENNAIO 2021
QUATTRO PASSI VERSO IL FUTURO
Una serie di coincidenze ha consigliato di aggiornarci ad inizio anno, vi chiediamo pertanto di prenderne nota e di partecipare numerosi ad un evento che quest’anno si svolgerà via Web.
A breve invieremo il programma con l’articolazione dei lavori che occuperanno la sola la mattinata e i nomi degli ospiti.
- Una seconda comunicazione riguarda alcuni eventi, sempre online, che stiamo organizzando per le prossime settimane. Il primo sarà martedì 12 gennaio alle 18:30 e sarà dedicato al ricordo di padre Sorge di cui è ora uscito un volume postumo dal titolo: Perché l’Europa ci salverà. Dialoghi al tempo della pandemia.
- Un’ultima informazione riguarda il lavoro, paziente, di costruzione della rete associativa. Continuano gli incontri regionali online di cui potete vedere le locandine. Come sapete gli obiettivi che ci siamo posti sono: rinforzare la rete dei contatti territoriali, leggere insieme la situazione locale, scrivere un documento politico, alcuni sono già sul sito, favorendo così quella elaborazione diffusa, come mi piace chiamarla, che dia identità al di là delle appartenenze e delle nostalgie.
Il lavoro prosegue e sta dando buoni risultati grazie a quanti ci credono. L’invito riguarda tutti: insieme possiamo fare tanto.
Veniamo ora ad alcune brevi note sul momento politico.
COSA ACCADRÀ IN PRIMAVERA
Mentre va diffondendosi un cauto ottimismo sul superamento della seconda ondata e sulla possibilità di poter avere i vaccini con cui immunizzare gran parte della popolazione, è chiaro che nella prossima primavera ci troveremo a fare i conti con una delicata situazione: mentre l’immunizzazione grazie al vaccino avverrà gradualmente e impegnerà quasi tutto il 2021 sul piano economico sociale verrà meno il blocco dei licenziamenti e più di una provvidenza di sostegno economico. Ci troveremo così in una situazione grave anche dal punto di vista dell’allarme sociale.
Sul piano economico, già oggi, incombono scelte su cui l'attuale maggioranza, nata come sappiamo, fatica a trovare coesione.
La riforma del Mef, che comporta una revisione di regole e relativa ratifica, e l'utilizzo dei soldi per progetti che raggiungano obiettivi economici, ecologici e sociali condivisi e necessari, non trova al momento il consenso necessario. Eppure, l'urgenza è evidente.
Vi è anche il capitolo europeo con due grandi problemi: la Brexit che dovrà essere definita entro il 31 dicembre e, ulteriore difficoltà, lo scoglio frapposto da Polonia e Ungheria sul Recovery Fund con la prospettiva di promuovere un accordo a 25 per aggirare l'ostacolo e per consentire in futuro di non bloccare le scelte europee in assenza di unanimità.
Ma questo comporta un ripensamento delle regole dell'Unione, oggi quantomai urgente.
D'altra parte, è indispensabile creare le premesse per quella competitività che l'Europa deve avere in quella che è la 'corsa' mondiale alla ripresa dove si posizionano colossi come Stati Uniti e Cina.
L'Europa qualcosa ha imparato dalla crisi finanziaria del 2008 e si preoccupa oggi di compensare quello che potrebbe essere lo “choc asimmetrico” tra i Paesi dell'eurozona.
L'Europa nella crisi pandemica si è mostrata utile togliendo più di una freccia all'arco dei sovranisti e degli euroscettici che hanno dovuto abbandonare (per quanto ancora?) gli slogan urlati senza alcuna visione politica.
Politicamente va colta l'occasione per dare ancora più credibilità alla prospettiva europea, non appena su di piano ideale bensì pratico, con scelte utili e percepibili.
Allo stesso tempo il Next generation EU comporta una revisione del nostro impianto burocratico ammnistrativo.
LA DEMOCRAZIA E LE RIFORME
Nell'eccezionalità del momento occorre una cura per le istituzioni democratiche che per essere apprezzate e per servire al loro scopo debbono funzionare in efficacia ed efficienza.
Questo significa in Italia non 'saltare' i passaggi parlamentari procedendo per decreto o con l'approvazione di una sola Camera, anche per questo le opposizioni non possono giocare allo sfascio veicolando slogan improbabili ripetuti in maniera ossessiva; allo stesso tempo sullo scenario europeo il Parlamento, dopo la trattativa durata un anno sulla riforma del Mes, deve approvarla.
Ma democrazia è anche dialogo, ascolto vero delle parti sociali, con le opposizioni, il decisionismo non paga e isola dal Paese reale.
Allo stesso tempo non si può tirare a campare perché le scelte sono necessarie e urgenti. E tra le scelte vanno considerate anche le non poche riforme necessarie e troppo spesso rimandate. Perché l’impianto democratico tenga occorre mettere mano ad alcune fondamentali riforme. Tra queste il bilanciamento necessario dopo il taglio dei parlamentari e magari un diverso ruolo tra Camera e Senato eliminando la doppia lettura, intervenendo sul sistema elettorale, ecc. Occorre intervenire per assicurare, negli opportuni cambiamenti un fondamentale equilibrio istituzionale.
Il Presidente del Consiglio che comunica direttamente con la popolazione può essere efficace in un dato momento ma non si concilia con le nostre istituzioni democratiche. Niente arroccamenti autoreferenziali quindi ma il massimo della partecipazione possibile.
IL MODELLO DI SVILUPPO
L’emergenza sanitaria ha accelerato la crisi di un modello di sviluppo, già compromesso dall’inizio del secolo. In crisi è il capitalismo globalizzato, l’egemonia invisibile della finanza e l’impossibilità del pensiero neoliberista a porvi rimedio.
Si moltiplicano le diseguaglianze che minano la coesione sociale e non si trova una sintesi tra il necessario sviluppo e la sostenibilità ambientale.
Papa Francesco nelle sue due ultime encicliche, “Laudato sì” e “Fratelli tutti”, ha offerto indicazioni utili e condivisibili che attendono di essere approfondite e tradotte in programmi, leggi, trattati.
È il compito della cultura e della politica. È la prospettiva di una relazione indispensabile tra i vari paesi. È il futuro dell’Europa in cui occorre superare gli egoismi nazionali. Quale politica? Nel dibattito stanco tra destra, centro e sinistra, emerge la necessità di qualcosa di nuovo, di una nuova visione culturale e quindi politica, capace di scelte e riforme coraggiose, in grado di assicurare i diritti fondamentali, i beni pubblici, il lavoro, sanità, istruzione, ambiente.
Su quest’ultimo punto occorre investire per fare crescere nuovi stili di vita e nuovi modelli di consumo. Se la destra è in grado di parlare alla rabbia (spesso giustificata), ciò che destra non è dovrà essere in grado di offrire una visione di uno sviluppo possibile, di una sicurezza indispensabile che consenta di andare verso il futuro, di investire cioè sulle nuove generazioni.
L’ANNO DELLA PAURA NERA
Il sistema-Italia è “una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo per ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti”. È questa l’immagine che ci consegna il 54° Rapporto CENSIS.
Il Rapporto prosegue poi offrendo una serie di dati e di commenti utili per riflettere sulla situazione e un ammonimento a non fare finta di niente.
Uno degli effetti provocati dall’epidemia è di “aver coperto sotto la coltre della paura e dietro le reazioni suscitate dallo stato d’allarme le nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, del tutto evidenti oggi nelle debolezze del sistema ? l’epidemia ha squarciato il velo: il re è nudo! ? e pronti a ripresentarsi il giorno dopo la fine dell’emergenza più gravi di prima”.
Un anno di paura ma soprattutto di grandi cambiamenti che ci consegna un’Italia “spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza” dove il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente in famiglia. In questi mesi, il 77% ha visto modificarsi in modo permanente “almeno una dimensione fondamentale della propria vita: lo stato di salute o il lavoro, le relazioni o il tempo libero”. È in questo quadro che lo Stato e l’Europa stessa vengono percepiti, al di là dell’impreparazione non scontata, come un “salvagente a cui aggrapparsi nel massimo pericolo ma, oltre al ciclopico debito pubblico, le scorie dell’epidemia saranno molte, diversificate e di lungo periodo”. Una responsabilità-opportunità per la politica, per la “migliore politica” come la chiama papa Francesco.
La possibilità di costruire un progetto serio che vada oltre l’emergenza è costruisca una prospettiva per il futuro con quella interdipendenza, quel uscirne insieme che l’epidemia ci ha sbattuto in faccia con una forza
Ed è una responsabilità perché la paura fa cattivi scherzi e, ancora il Rapporto ci avverte che se il 57,8% degli italiani è disposto a “rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva” lasciando al Governo le decisioni sulle limitazioni della mobilità personale, il 38,5% è “pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, introducendo limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione, di organizzarsi, di iscriversi a sindacati e associazioni”. La paura pervasiva dell’ignoto, commenta il CENSIS, “porta alla dicotomia ultimativa: “meglio sudditi che morti”. E porta a vite non sovrane, volontariamente sottomesse”. Ci siamo capiti. Un sentimento comprensibile in un momento di eccezionalità ma occorre essere avvertiti del rischio che diventi una giustificazione per operazioni autoritarie.
La “migliore politica” ha la responsabilità di costruire la strada faticosa e sicura di una democrazia possibile, ampliando e non restringendo gli spazi della partecipazione.
E lo deve fare con progetti e persone credibili, tessendo una coesione sociale oggi lacerata da individualismi ed egoismi che la crisi a messo a nudo (il 49,3% dei giovani, ci dice il Censis, “vuole che gli anziani siano curati dopo di loro”).
Sono solo alcuni richiami riferiti alla situazione in cui stiamo vivendo; considerazioni che aprono la strada ad una riflessione comune. Da parte nostra cercheremo di offrire nella IV Costituente del 9 gennaio prossimo anche qualche proposta concreta.
Ringraziando dell’attenzione
Un cordiale saluto
Ernesto Preziosi
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