I 40 migranti naufragati e le colpe del nostro Paese
Si parla sempre meno delle stragi di migranti nel Mediterraneo, forse perché il dibattito sui media è fagocitato dai conflitti in corso a Gaza e in Ucraina e dalle pressanti questioni di politica interna, o forse perché l’informazione è ormai assuefatta alla continua perdita di vite umane tanto da non ritenerle più notizie di primo piano.
Ieri mattina, un’imbarcazione di fortuna alla deriva, che trasportava circa 70 migranti diretti verso le coste europee, è stata raggiunta dalla guardia costiera tunisina, la quale ha tratto in salvo 30 passeggeri: secondo le ricostruzioni dei sopravvissuti gli altri 40, tra i quali anche alcuni neonati, sono scomparsi in mare nel naufragio al largo delle coste tunisine.
Sull’ennesimo disastro del mare è tornata a tuonare l’Associazione Don Bosco 2000 di Piazza Armerina (EN), la quale ha accusato Europa e governo italiano di complicità nelle stragi nel Mediterraneo. In una nota diramata ieri, l’associazione afferma che «l’Europa e i Paesi occidentali, Italia compresa, portano una responsabilità diretta in queste morti. Non si può continuare a parlare di “difesa dei confini” mentre il Mediterraneo è diventato una tomba a cielo aperto. Ogni volta che un barcone affonda, muore un pezzo della nostra umanità. Nessuna vita dovrebbe essere perduta nel tentativo di cercare speranza. Eppure, le scelte dei governi europei, e del governo italiano, continuano a essere improntate su respingimenti, accordi con regimi che violano i diritti umani e campagne di paura».
La Don Bosco 2000 punta il dito sugli accordi bilaterali per la cosiddetta esternalizzazione delle frontiere, nel caso specifico con la Tunisia: «Nel 2023 la Tunisia ha firmato un accordo da 255 milioni di euro con l’Unione Europea per fermare le partenze. Ma nel 2025 le rotte sono tornate a riempirsi. Segno che i soldi e i muri non fermano la disperazione. Le persone continuano a fuggire da guerre, fame, disuguaglianze e crisi ambientali. L’Italia, che dovrebbe essere il cuore solidale del Mediterraneo, oggi partecipa a politiche che negano il soccorso e alimentano la tragedia. È tempo di cambiare rotta. Serve un impegno vero, comune e umano per salvare vite e affrontare le cause delle migrazioni. Basta morti nel Mediterraneo. Nessun governo può dirsi civile finché lascia morire bambini in mare».
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