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Iraq, Papa: tacciano le armi, cessino le ingerenze esterne nel Paese

Iraq, Papa: tacciano le armi, cessino le ingerenze esterne nel Paese

Il Papa è sbarcato a Baghdad nella tarda mattinata di venerdì accolto dal presidente della Repubblica Barham Ahmed Salih Qassim e da altre autorità politiche del Paese; ha preso così il via la delicata e importante trasferta del vescovo di Roma in Iraq che durerà dal 5 all’8 marzo. Arrivato in una terra scossa da lunghi anni di conflitti, dalla pandemia e da una perdurante crisi sociale e democratica, Francesco ha subito rivolto un appello ai leader iracheni come a quelli delle potenze straniere che puntano ad esercitare la loro influenza sul Paese mediorientale, affinché facciano tacere le armi rinuncino agli interessi di parte per il bene di un popolo piegato dalle sofferenze. Quindi ha chiesto che tutti gli iracheni possano sentirsi cittadini a pieno titolo e partecipare attivamente - e senza limitazioni dovute alla fede o all’etnia - alla vita pubblica. Successivamente ha esortato i vescovi dell’Iraq a vivere da pastori condividendo l’esistenza e il destino delle comunità cristiane senza assumere ruoli di potere e posizioni di privilegio.

Il primo discorso il Papa l’ha tenuto nel salone del palazzo presidenziale a Baghdad di fronte alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della società civile e ai membri del corpo diplomatico. «Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque!  - ha detto il Papa - cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! . Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace». «Basta violenze – ha aggiunto - estremismi, fazioni, intolleranze! Si dia spazio a tutti i cittadini che vogliono costruire insieme questo Paese, nel dialogo, nel confronto franco e sincero, costruttivo; a chi si impegna per la riconciliazione e, per il bene comune, è disposto a mettere da parte i propri interessi». «In questi anni l’Iraq – ha affermato ancora Francesco - ha cercato di mettere le basi per una società democratica. È indispensabile in tal senso assicurare la partecipazione di tutti i gruppi politici, sociali e religiosi e garantire i diritti fondamentali di tutti i cittadini. Nessuno sia considerato cittadino di seconda classe. Incoraggio i passi compiuti finora in questo percorso e spero che rafforzino la serenità e la concordia».

Significativo anche il passaggio dedicato dal Papa alle sofferenze patite dagli yazidi durante l’ascesa dell’Isis degli scorsi anni. Bergoglio ha ricordato come l’Iraq sia stato colpito dai disastri delle guerre, dal flagello del terrorismo, da «conflitti settari spesso basati su un fondamentalismo che non può accettare la pacifica coesistenza di vari gruppi etnici e religiosi, di idee e culture diverse». «E qui, tra i tanti che hanno sofferto -ha aggiunto - non posso non ricordare gli yazidi, vittime innocenti di insensata e disumana barbarie, perseguitati e uccisi a motivo della loro appartenenza religiosa, e la cui stessa identità e sopravvivenza è stata messa a rischio. Pertanto, solo se riusciamo a guardarci tra noi, con le nostre differenze, come membri della stessa famiglia umana, possiamo avviare un effettivo processo di ricostruzione e lasciare alle future generazioni un mondo migliore, più giusto e più umano».

Successivamente Francesco ha raggiunto la Cattedrale SiroCattolica di “Nostra Signora della Salvezza”, sede dell’Arcieparchia Siro-Cattolica di Baghdad, qui ha incontrato

i vescovi, i sacerdoti, le Religiose e i religiosi, i seminaristi e i catechisti. «È importante – ha detto nell’occasione il Papa - uscire in mezzo al nostro gregge e offrire la nostra presenza e il nostro accompagnamento ai fedeli nelle città e nei villaggi. Penso a quanti rischiano di restare indietro: ai giovani, agli anziani, ai malati e ai poveri”. “Siate pastori, servitori del popolo - ha proseguito poco dopo - e non funzionari di stato. Sempre nel popolo di Dio, mai staccati come se foste una classe privilegiata. Non rinnegate questa “stirpe” nobile che è il santo popolo di Dio».

Francesco farà quindi tappa a a Najaf per uno storico colloquio con il grande ayatollah al-Sistani, una delle massime autorità di tutto il mondo sciita, quindi sarà a Ur per un incontro interreligioso, poi a Erbil nel Kurdistan iracheno e infine fra i cristiani di Mosul e Qaraqosh.

 

 

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