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Declino del cristianesimo: la riflessione di Andrea Riccardi su

Declino del cristianesimo: la riflessione di Andrea Riccardi su "Vita Pastorale"

L’immagine che il mensile dei paolini Vita Pastorale ha scelto per aprire l’articolo di Andrea Riccardi sul declino del cristianesimo è quella della cattedrale Notre Dame di Parigi avvolta dalle fiamme dell’incendio divampato nell’aprile del 2019. «Nel rischio della polverizzazione della cattedrale, l’evento è divenuto simbolico», spiega il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, già ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione (con deleghe alla famiglia e alle pari opportunità) nel governo Monti, autore del recente libro La Chiesa brucia? Crisi e futuro del cristianesimo (Laterza). «Notre Dame brucia, ma – si chiede – non sta bruciando anche il cristianesimo? La sensazione s’è ritrovata trai cattolici, preoccupati degli scandali, della scarsezza del clero, della chiusura delle chiese. Ma va oltre il recinto cattolico e tocca anche a chi guarda la Chiesa dall’esterno, come una componente importante e storica della nostra società europea. Le domande si affollano: che sarà il mondo senza la Chiesa?».

Dagli anni ‘60 gli indicatori di salute della Chiesa cattolica – come la frequenza alla messa domenicale, le vocazioni e le iscrizioni nei seminari, ecc. – sono in continuo calo. L’articolo di Riccardi tocca la questione di genere (donne fondamentali nella vita ecclesiale ma lasciate ai margini), le trasformazioni delle aree rurali, la scomparsa dei giovani, il «mutamento antropologico» che ha trasformato la società dal ‘68 in poi, e che la Chiesa non ha saputo decifrare.

Dopo aver dipinto un quadro che potrebbe apparire senza speranza, Riccardi invita a «guardare con più attenzione la società in cui viviamo. Oggi si è meno cristiani di ieri, ma meno anticristiani di come lo si era in passato». E poi è arrivata la pandemia, a svelare, dice lo storico, un atteggiamento che, «nonostante la secolarizzazione», pare «improntato a un senso del valore della vita, che ha tratti cristiani». Insomma, conclude l’autore, la crisi c’è, ma ci sono anche le premesse per superare la nostalgia dei tempi andati e guardare avanti: «Un cristianesimo dalla storia millenaria non può avere una postura passatista, ma deve recuperare la proiezione verso il futuro. In Europa, il più antico continente cristiano, si gioca il futuro del cristianesimo nella capacità di sviluppare il legame con la tradizione, di puntare sul futuro, di vivere una fede che diventi pathos condiviso».

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