
La memoria di Fossoli per ricostruire la fraternità europea
La nota politica del gesuita e scrittore Francesco Occhetta, sul numero di Vita Pastorale di agosto-settembre, prende le mosse dalla visita istituzionale, il 10 luglio scorso, di Ursula von der Leyen e
David Sassoli al Campo di Fossoli (Carpi), per commemorare il massacro nazista di 67 prigionieri politici da parte delle SS, il 12 luglio 1944, uno dei più efferato commessi sul territorio italiano. Sebbene scarsamente “coperta” dai media, quella condotta dai presidenti di Commissione Europea e Parlamento Europeo, scrive Occhetta, «ha costituito una tappa silenziosa e storica per la costruzione dell’Europa. Un luogo simbolo della divisione per affermare che la fraternità è, invece, possibile». In particolare, scrive ancora il gesuita, la memoria è una «responsabilità», «per impedire che possa ritornare ciò che la memoria politica dimentica». Insomma, suggerisce Occhetta, è possibile ripartire dal «tramonto della nostra civiltà» per ricostruire l’Europa su solide basi, a partire dal rifiuto categorico di ogni intolleranza e discriminazione. «Non possiamo tollerare – ammonisce la presidente della Commissione Ue – ogni sorta di discriminazione se vogliamo restare fedeli ai valori dei vostri nonni, dobbiamo assicurare che la dignità umana, la libertà e l’uguaglianza siano veri per tutti. L’Europa deve tenere alta la guardia affinché non succeda mai più».
«L’olocausto è stata una tragedia europea», ha aggiunto Pierluigi Castagnetti (presidente della Fondazione Fossoli), «ma anche se i lager non esistono più, oggi è il Mar Mediterraneo a essere un immenso lager in cui muoiono centinaia e centinaia di profughi, cadaveri che si inabissano verso i fondali più profondi del mare. Ieri non si sapeva, oggi si vede e si sa. Che non venga mai il giorno in cui nuove generazioni di cittadini europei ci chiedano conto di quanto succede di questi tempi».
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