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Presidenza Cei: dolore e sdegno per l'attentato di KabulPreghiamo per la pace

Presidenza Cei: dolore e sdegno per l'attentato di KabulPreghiamo per la pace

ROMA-ADISTA. «Esprimiamo dolore e sdegno per il vile attentato che ieri, 26 agosto, all’aeroporto di Kabul, in Afghanistan, ha provocato centinaia di vittime e feriti, causando ulteriore dolore a un popolo già provato dalla sofferenza e dalla paura. Purtroppo, abbiamo assistito in questi anni a scelte che si sono rivelate nel tempo poco lungimiranti e incapaci di garantire la necessaria sicurezza alla popolazione afghana». Lo dichiara la presidenza della Conferenza espiscopale in una nota.

«Di fronte a questa ennesima strage, che offende profondamente la dignità umana, rinnoviamo l’invito di Papa Francesco “affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo”. Per questo, rivolgiamo un appello alla Comunità internazionale, perché si faccia finalmente garante della pace in Afghanistan e nell’intera regione mediorientale, da troppo tempo attraversata da conflitti e segnata da violenze che sempre ricadono sulla popolazione civile, gravando soprattutto sulle persone più fragili e indifese. Il mondo non può voltare gli occhi dall’altra parte, fingendo di non vedere che, nelle complesse vicende politiche e militari in corso a Kabul e nel resto del Paese, ancora una volta vengono meno i diritti di bambini, donne, anziani, minoranze etniche e religiose. Invitiamo tutti a volgere lo sguardo del cuore verso chi è più bisognoso e vive in povertà e malattia.

Rivolgiamo un pensiero fraterno alle piccole comunità cristiane dell’area, assicurando l’impegno della Chiesa che è in Italia a partecipare ai programmi di accoglienza dei profughi in accordo con le Istituzioni. E mentre invitiamo le nostre comunità ecclesiali a invocare la pace per la martoriata terra afghana e per tutti gli altri contesti in cui soffiano venti di guerra, assicuriamo preghiere per le vittime e vicinanza ai loro cari, così come a quanti stanno pagando il prezzo più alto di questa nuova ondata di violenza».

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