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P. Samir: la Turchia bombarda il Kurdistan, la popolazione fugge

P. Samir: la Turchia bombarda il Kurdistan, la popolazione fugge

Ancora una pioggia di bombe sul Kurdistan iracheno sganciate da droni turchi contro obiettivi del Pkk, il movimento curdo combattente considerato terrorista da Ankara (e da parte dell’Occidente). Per questo nell’ultimo anno, racconta ad Asia News (15/11) p. Samir Youssef, parroco di Enishke (diocesi di Amadiya) – dove nella notte fra il 6 e il 7 novembre sono caduti 6 missili, quasi «un terremoto» – alcuni villaggi cristiani e curdi «si sono svuotati». La popolazione, «prima spaventata dal coronavirus e oggi impaurita a causa del virus delle bombe», si sposta verso le città di Zakho, Dohuk, Erbil. Gli attacchi, aggiunge il sacerdote, hanno «fermato il turismo dopo una fase di ripresa e rende difficile coltivare i campi o tenere aperte le fabbriche, per il timore di essere colpiti».

«Anziani e bambini hanno paura – confessa p. Samir – come bombardamenti siamo tornati al 2003, al tempo buio della guerra. I guerriglieri del Pkk sono presenti lungo una fascia che va dalle nostre montagne a Sinjar, al confine con la Siria, e non sarà facile colpirli, perché sono sempre in movimento». Il virus delle bombe, continua, «ci fa da sempre compagnia e oggi è tornato a incidere anche il coronavirus: ogni settimana muoiono due o tre persone della nostra zona, la copertura vaccinale nella mia parrocchia è attorno al 60% e in altre zone ancora più bassa. Vi è paura e diffidenza, alimentata anche da fake news su pericolosità o inefficacia che circolano in rete».

P. Samir, ricorda l’agenzia, è fra i principali beneficiari della campagna di AsiaNews “Adotta un cristiano di Mosul” . «Archiviata la lotta contro lo Stato islamico (SI, ex Isis), dichiarato sconfitto almeno sul piano militare oltre tre anni fa “ma la cui mentalità è ancora diffusa”, ad oggi – spiega l’agenzia – restano i problemi degli sfollati che spesso non dispongono nemmeno delle risorse di base per sopravvivere o si trovano a fare i conti con le ulteriori difficoltà provocate dalla pandemia. I problemi legati alle elezioni politiche a Baghdad hanno dei riflessi anche nel Kurdistan “dove i prezzi sono aumentati, dalla benzina al kerosene per il riscaldamento, ai generi alimentari, poi ci sono persone che non ricevono lo stipendio da tre mesi e la situazione resta instabile”». Per questo il sacerdote rilancia la campagna di AsiaNews e invita chi può a continuare a donare, e aiutare. «In questo tempo difficile – conclude – ogni comunità ha le proprie difficoltà, ma non dobbiamo restare indifferenti ai bisogni. Ogni minima donazione è un bene prezioso per le nostre famiglie e per i profughi in difficoltà… e senza aiuti è difficile continuare quest’opera».

*Villaggio di Banoka, Kurdistan iracheno, foto tratta da www.unimondo.org

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