Appello di 233 sacerdoti e diaconi russi: fermate la guerra fratricida in Ucraina
«Piangiamo il calvario a cui i nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti». La frase è tratta dal forte appello firmato da 233 sacerdoti e diaconi della Chiesa ortodossa russa rivolto a tutti coloro dai quali dipende la fine della guerra in Ucraina. I firmatari chiedono la riconciliazione e un immediato cessate-il-fuoco.
«Le porte del cielo saranno aperte a tutti, anche a coloro che hanno peccato pesantemente, se chiederanno perdono a coloro che hanno disprezzato, insultato o ucciso per mano loro o per loro volere», scrivono gli ecclesiastici, che sperano nell’ascolto del loro messaggio. «Nessun appello nonviolento per la pace e la fine della guerra dovrebbe essere respinto con la forza e considerato come una violazione della legge, perché questo è il comandamento divino: Beati gli operatori di pace». Da qui l'invito al dialogo, perché «solo la capacità di ascoltare l'altro può dare la speranza di una via d'uscita dall'abisso in cui i nostri Paesi sono stati gettati in pochi giorni».
È una presa di posizione, quella dei 233 sacerdoti e diaconi, di profonda e coraggiosa rottura – oltre che di sostanziale critica alla politica nazionale – con i vertici della Chiesa ortodossa russa e del patriarca di Mosca Kirill, che finora non ha espresso alcuna condanna dell’invasione dell’Ucraina decisa e condotta dal presidente Putin (vedi qui e qui).
*Chiesa di San Basilio, Mosca. Foto tratta da pixabay.com, immagine originale e licenza
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