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La diretta

La diretta

Newsletter n. 69 del 23 marzo 2022

Cari Amici,

«Presidente Zelensky, come ho avuto modo di manifestare al Presidente del Parlamento ucraino in una recente videoconferenza, confidiamo nell'efficacia del sostegno internazionale offerto con convinzione al suo Paese e incoraggiamo lo sforzo incessante della diplomazia come unica via d'uscita dal conflitto. Rinnovo dunque l'auspicio che l'azione sinergica nel perseguire una conclusione negoziale, favorita anche dalle occasioni di incontro come quella odierna, possa consentire all'Ucraina di ritrovare al più presto una prospettiva di pace e di libertà».

Sono queste le parole con cui la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha dato inizio alla diretta televisiva del presidente Volodymyr Zelensky. È stata la sola a dirlo, quella mattina del 22 marzo scorso; secondo lei, il negoziato è l’unica via, come anche noi diciamo in ogni forma educata possibile, e lo ha detto con vero sprezzo del pericolo perché come anche noi sappiamo fin dalla guerra del Vietnam, quando c’è una guerra tanto sentita e si dice che non c’è che il negoziato per uscirne, quanto meno si rischia il posto, perfino se si è cardinali.

Zelensky è stato molto lodato perché non ci ha chiesto le armi; non sappiamo se gli è stato fatto presente che non sarebbe stato gradito, ma in verità sarebbe stato un errore dal punto di vista professionale se in eurovisione ci avesse chiesto una cosa che già gli abbiamo dato, come subito dopo Draghi ha confermato, e come risulta dall’articolo di Antonio Mazzeo sulla partecipazione italiana alla guerra contro la Russia che pubblichiamo nel sito. È stato bravo anche ad evitare visioni apocalittiche, fatta eccezione  per Genova e per l’idea di un Armageddon dove i popoli stessi sono gli eserciti della battaglia finale; ed è stato nel tema quando ha aggiunto di aver parlato col papa, che infatti il giorno prima aveva detto ai volontari che lottano per l’acqua che «destinare gran parte della spesa alle armi, vuol dire toglierla ad altro, continuare a toglierla ancora una volta a chi manca del necessario», rendendo vano l’impegno che pur solennemente prendiamo «tutti insieme,  a livello internazionale, nelle campagne contro la povertà, contro la fame, contro il degrado del pianeta» e, appunto, contro la crisi dell’acqua.  «E questo è uno scandalo – aveva spiegato il papa - Si spende nelle armi per fare le guerre, non solo questa, che è gravissima, che stiamo vivendo adesso, e noi la sentiamo di più perché è più vicina, ma in Africa, in Medio Oriente, in Asia, le guerre, continue. Questo è grave. Bisogna creare la coscienza che continuare a spendere in armi sporca l’anima, sporca il cuore, sporca l’umanità. (…). Sempre una guerra ti riporta all’indietro, sempre. Camminiamo indietro. Si dovrà ricominciare un’altra volta».

Intanto il Corriere della Sera ha pubblicato le «cinque richieste russe» per un’intesa, e per fortuna tra queste non c’è la ricostituzione dell’Unione Sovietica, la riedizione dell’Impero di Pietro il Grande, l’installazione di un governo fantoccio a Kiev, il passaggio attraverso “il cancello” dell’Ucraina per conquistare la Polonia, e poi la Germania, l’Italia e tutta l’Europa, la distruzione dei valori occidentali di libertà e democrazia, cose tutte che erano state sospettate come obiettivo dell’aggressione; così l’accordo è più facile, per far cessare la tragedia che sta vivendo il popolo ucraino, a meno che non sia reso impossibile dalla rivendicazione ucraina della Crimea. 

Per parte nostra speriamo che accogliendo il suggerimento cinese entrino in scena gli Stati Uniti, decidendosi alla pace,  dato che «il compito di chi ha messo il sonaglio al collo della tigre è toglierlo»  come ha detto  Xi Jinping a Biden; tanto più che, come informa sempre il Corriere della Sera lo stesso 22 marzo, «gli Usa guidano le mosse degli ucraini» e partecipano al conflitto anche passando agli ucraini «coordinate precise, avvertimenti, dettagli», sicché, «secondo alcuni analisti, è possibile che numerosi attacchi di precisione» delle forze ucraine siano avvenuti «grazie alle imbeccate preziose arrivate da Washington»; mentre alla «ricognizione elettronica» partecipano  «velivoli di diversi Paesi, Italia inclusa»,  e  «numerosi ufficiali russi caduti al fronte» sarebbero stati centrati  «dai cecchini locali addestrati in passato dai paramilitari della Cia»; se queste notizie sono vere, sarebbe fondata la tesi degli ucraini secondo i quali questa guerra è già la terza guerra mondiale,  ragione di più per metterle fine.

Nel sito oltre all’articolo di Antonio Mazzeo e al discorso del papa, pubblichiamo degli “appunti” di Enrico Peyretti sull’indirizzo di Zelensky ai nostri parlamentari (350 assenti), un’analisi di Riccardo Petrella sui fattori geopolitici che stanno dietro alla crisi ucraina, una nota di Vincenzo Vita sulla disinformazione di guerra e un documento sulla trattativa di Costituente Terra con molte firme a cui se ne possono aggiungere altre al link https://chng.it/ZhLpMRdq. Segnaliamo anche tre articoli del Manifesto, uno del 16 marzo di Ferrajoli per un ruolo dell’ONU e uno di La Valle del 19 marzo per un negoziato Putin-Biden, che si aggiungono a quello di Domenico Gallo del 14 marzo per una nuova Helsinki, ciò a prova del fatto che molte sono le vie per mettere fine alla guerra.

Con i più cordiali saluti

Costituente terra 

*Immagine di Gaby Stein da Pixabay, immagine originale e licenza

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