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Pace e disarmo: la scomoda posizione di cattolici e non violenti

Pace e disarmo: la scomoda posizione di cattolici e non violenti

Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 09/04/2022

41029 ROMA-ADISTA. Hanno fatto discutere, specie in ambito pacifista e cattolico (perché provenienti da un teologo ritenuto progressista, che nel 2020 aveva anche pubblicato per Garzanti un libro sui Quattro maestri, Gesù, Socrate, Buddha e Confucio), due interventi di Vito Mancuso sulla Stampa (6/3 e 28/3), che si è detto favorevole all’invio di armi all’Ucraina nel primo e al riarmo dell’Italia nel secondo. Nel secondo in particolare, citando Tommaso Moro e Tommaso Campanella, «che pagarono di persona la fedeltà ai loro ideali», ma che «non ritennero di poter abolire le armi e gli eserciti neppure immaginando la società ideale», Macuso afferma «che la spesa per migliorare la nostra difesa non è una “pazzia” ma una dolorosa, nonché doverosa, necessità. Con una decisiva postilla, però: visto che le armi odierne (chimiche, biologiche, atomiche) possono distruggerci infinite volte, è necessario, per evitare l’autodistruzione, che i governi compiano un investimento ancora più importante riservando all’educazione della coscienza il doppio di quanto investono per le armi. Solo così, forse, possiamo vedere in fondo al tunnel la luce». Insomma, armi sì, di ogni tipo, ma da usare con cautela e coscienza.

Sul settimanale Vita, Pasquale Pugliese, segretario nazionale del Movimento Nonviolento fino al 2019, prova a replicare alle considerazioni di Mancuso, in un intervento pubblicato da diverse testate online: Pugliese parte dalla contraddizione tra il Mancuso studioso dei “quattro maestri” e il sostegno al riarmo e alla “guerra giusta”. Rileva poi una incompleta – e quindi fuorviante citazione di Gandhi fatta da Mancuso nel suo articolo del 6 marzo. «Nel rievocare la trita citazione gandhiana – “Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari dinnanzi, e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole” – dimentica di aggiungere che Mohandas K. Gandhi nello stesso articolo (Young India, 4 novembre 1926) specifica così la sua affermazione: “Colui che intende praticare l’ahimsa [la lotta nonviolenta] deve commettere l’himsa” [la violenza], contemplata per sostentare il proprio corpo e per proteggere coloro che sono affidati alla sua custodia, soltanto quando è inevitabile, dopo una completa e matura riflessione e dopo aver esaurito tutti i mezzi per evitarlo”. E a questo – cioè alla costruzione di mezzi nonviolenti per evitare quelli violenti, sia per sostentare il proprio corpo (Gandhi era vegetariano), sia per risolvere i conflitti (...) – Mohandas K. Gandhi ha dedicato la vita. E per questo è stato ucciso da un suo connazionale e co-religionario. Non risulta che nel caso dell’Ucraina siano stati esauriti tutti i mezzi nonviolenti prima di inviare massicciamente armi, anzi l’invio di armi è stata la prima opzione occidentale. Quindi non è il caso di tirare Gandhi per il kadhi». «Non si pretende, naturalmente, di decidere la forma di resistenza del popolo ucraino, ma i governi europei – se fossero coscienti dei rischi ai quali stanno sottoponendo l’umanità e non fossero subordinati agli apparati militari-industriali della Nato – dovrebbero promuovere e sostenere proprio la resistenza civile, non armata e nonviolenta di quel popolo, anziché versare benzina sul fuoco con l’invio di ulteriori armi nello scenario di guerra favorendone la rapida escalation».

Pacifisti e cattolici fanno però sempre più fatica a contrapporre le logiche del disarmo e della nonviolenza al clima di escalation bellico che caratterizza il dibattito attuale. Ne ha fatto le spese il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, ospite di Myrta Merlino a “L’aria che tira”, su La7, il 30 marzo scorso, assieme a Federico Rampini, ex corrispondente di Repubblica ora al Corriere della Sera. Si parlava, al solito, di aumento delle spese militari e della guerra Russia-Ucraina. Rampini ha attaccato con violenza la posizione di Giuseppe Conte (contrario ad incrementare esponenzialmente le spese militari), definendola «legata a giochetti politici vergognosi». Per Tarquinio, invece, gli stanziamenti previsti per il riarmo europeo sono enormi rispetto alle tante emergenze economiche e sociali. E giudicava le pesanti sanzioni economiche contro la Russia una forma di guerra, che colpirà i più poveri. Rampini ha allora accusato Tarquinio di mettere «sullo stesso piano le sanzioni e i bombardamenti»: «Stiamo scherzando? – ha incalzato – Si tratta di un’offesa vergognosa. Questa è una cosa ignobile che rivela da che parte sta lei. È uno dei tanti che lavora per Putin. Questo è un suicidio dell’Occidente, siamo pieni di gente che non vuole aprire gli occhi dinanzi al vero pericolo. Le sanzioni economiche sarebbero un’altra forma di guerra? Lo dica alle popolazioni civili massacrate». Secca la replica di Tarquinio: «E lei lo dica a quelli che stanno morendo di fame. I morti in Ucraina valgono tanto quanto i morti di fame in Africa perché non arriva più il grano». 

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza

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