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Pacifisti europei: Ue responsabile del riarmo globale e dei conflitti nel mondo

Pacifisti europei: Ue responsabile del riarmo globale e dei conflitti nel mondo

L’Unione Europea torni alle sue origini, recuperando il sogno di un Continente capace di preservare e promuovere la pace con metodi nonviolenti, e la smetta «di alimentare la corsa globale agli armamenti». All’indomani della Giornata dell’Europa – che ogni 9 maggio ricorda la celebre dichiarazione del ministro degli Esteri francese Robert Schuman, pronunciata nel 1950 con l’esplicito intento di gettare basi concrete a un’Europa della pace e della cooperazione – la Campagna Globale sulle Spese Militari GCOMS e la Rete Europea contro il Commercio di Armi ENAAT ribadiscono in una nota del 10 maggio: “L’UE a un bivio: scegliere la pace o militarizzare?”.

Da anni i Paesi UE accrescono i loro arsenali aumentando costantemente la spesa militare, fino ai 217 miliardi di euro raggiunti con il picco del 2021. Ben 275 miliardi se si considera anche il Regno Unito. «Questo fa sì che gli Stati membri dell’UE-27 e il Regno Unito siano collettivamente al secondo posto a livello mondiale, dopo gli Stati Uniti e prima della Cina, e spendano quasi 5 volte più della Russia», denuncia la Rete Italiana Pace e Disarmo (membro di GCOMS e ENAAT) in una nota del 10 maggio. La spesa militare di Russia e Ue è cresciuta senza sosta dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014. «Come la storia ha costantemente dimostrato – spiega la Rete – ciò contribuisce a un “dilemma di sicurezza” in cui tutte le parti si sentono sempre più minacciate, che sia giustificato o meno. Uno scenario che spinge verso un confronto militare di cui già ora il popolo ucraino è la prima vittima».

L’invasione dell’Ucraina è stata una scusa per rilanciare la corsa al riarmo dopo due anni di pandemia. Nei prossimi anni l’Ue investirà ingenti capitali nel commercio di armi, nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie militari, nella consegna di armi a Paesi terzi (come accade oggi per l’Ucraina). Intanto, punta il dito la nota della Rete, l’industria delle armi (unica a trarre vantaggio da questi traffici) «è stata così tanto “sterilizzata” da avere ora accesso alla maggior parte dei programmi di finanziamento dell’UE come un “business normale”, dai programmi sociali a quelli regionali o ambientali. Centinaia di milioni di euro saranno quindi utilizzati anche per sovvenzionare questo controverso settore senza un controllo preventivo.

Miliardi di euro circoleranno nelle tasche di grandi industrie del comparto militare con sede in Europa: molti di questi giganti delle armi, denuncia ancora la Rete, «sono coinvolti in esportazioni di armi controverse, in gravi accuse di corruzione o nella produzione e manutenzione di armi nucleari». In conclusione, si legge nel comunicato, «aumentando esponenzialmente i suoi sussidi all’industria delle armi, l’UE sta largamente alimentando la corsa globale alle armi, che a sua volta alimenta i conflitti in tutto il mondo. Così facendo, l’UE sta tradendo la visione dei suoi padri fondatori che volevano prevenire una nuova corsa agli armamenti e dovrebbe piuttosto aumentare esponenzialmente i suoi finanziamenti per mezzi nonviolenti di risoluzione dei conflitti e delle tensioni, ampiamente sottofinanziati, e promuovere un nuovo ordine mondiale basato sulla sostenibilità, la giustizia e la sicurezza umana».

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