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“Noi siamo pronti, e voi?”: al via la campagna per la riforma della cittadinanza

“Noi siamo pronti, e voi?”: al via la campagna per la riforma della cittadinanza

È partita nei giorni scorsi la campagna “Noi siamo pronti, e voi?”, lanciata da Confronti, Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane (CONNGI) e Italiani Senza Cittadinanza in sostegno al disegno di legge di riforma della cittadinanza sul modello dello ius scholae. In estrema sintesi, secondo il testo del provvedimento firmato dal pentastellato Giuseppe Brescia (presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera) – sul quale il 9 marzo la Commissione stessa si è espressa favorevolmente, ma che ora tenta faticosamente di superare un dibattito funestato dalla valanga di emendamenti delle destre – la cittadinanza può essere formalmente richiesta dai genitori dei minori nati in Italia (o che sono arrivati in Italia entro i 12 anni), i quali abbiano concluso 5 anni consecutivi di istruzione in uno o più cicli scolastici o di formazione professionale.

«Centinaia di migliaia di persone nate sul territorio nazionale, o arrivate in giovanissima età, non hanno ancora la cittadinanza», spiega il sito della campagna. “Noi siamo pronti, e voi?” è un accorato appello al senso di responsabilità del mondo politico, affinché il provvedimento sulla cittadinanza venga approvato prima della chiusura della legislatura. Lanciata ufficialmente il 9/3, la campagna parte già con un nutrito gruppo di firmatari, tra i quali Edith Bruck, Oliviero Toscani, Paolo Fresu, Gad Lerner, Luigi Manconi, Igiaba Scego, Corrado Augias, Maurizio Ambrosini, Valerio Carocci, Roberto Zaccaria, Mohamed Keita, Giacomo Marramao. È possibile firmare l’appello compilando il breve form sul sito ufficiale della campagna.

Il testo dell’appello

I promotori dell'iniziativa si rivolgono direttamente a vertici delle istituzioni, ministri e leader di partito – Mario Draghi, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Roberto Fico, Enrico Letta, Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e Giuseppe Brescia – chiedendo loro di compiere «quel passo» necessario e doveroso verso una riforma che continuano a rinviare da anni.

«Siamo italiani di fatto», scrivono i promotori nella lettera ai politici, «ragazze e ragazzi che hanno frequentato le scuole della Repubblica, pronti a fare nostri i valori che l’hanno fondata e pronti a contribuire alla vita sociale, culturale, produttiva del Paese». I giovani testimoniano un fortissimo senso di appartenenza alla «comunità nazionale», che però non si riflette nel loro status di cittadini, riconosciuti come tali dalle istituzioni.

Gli estensori della lettera invitano il Parlamento ad «approvare una legge» che finalmente colmi questo gap di reciprocità, in ossequio anche alla Costituzione italiana che, all’Articolo 3 «riconosce i diritti fondamentali di tutti i cittadini “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”».

La legge attuale sull’acquisizione della cittadinanza, che si fonda in larga parte sul principio dello ius sanguinis, è stata approvata il 5 febbraio 1992 ed è entrata il vigore il 16 agosto dello stesso anno. In questi ultimi 30 anni, la società italiana si è radicalmente trasformata. Il Paese, scrivono gli autori della missiva, «ha acquisito un profilo sempre più multietnico, multiculturale e multireligioso. Le leggi oggi in vigore sulla cittadinanza non riflettono questa realtà né la interpretano nelle sue implicazioni sociali, giuridiche e culturali». La necessità di un aggiornamento della normativa ai tempi attuali è percepita da tempo dalla popolazione, dall’associazionismo, dalle istituzioni locali e nazionali, dalla scuola, ecc. Purtroppo però, denuncia la lettera, è «sempre mancato il coraggio di fare l’ultimo, decisivo passo per trasformare questa riconosciuta necessità in una norma che possa armonizzare il presente e il futuro del Paese». Una mancanza di coraggio e di volontà che, anno dopo anno, ha travolto anche partiti e parlamentari che avevano sostenuto convintamente disegni anche più coraggiosi di quello attuale. Tutti «hanno scelto, a più riprese, di non dar seguito agli impegni presi», provocando nel Paese disaffezione e sfiducia nelle istituzioni.

Oggi si apre un nuovo capitolo nel lungo libro della cittadinanza negata, spiegano i firmatari: sulla proposta attualmente in dibattito «quasi tutte le forze politiche che compongono l’attuale governo si sono dette d’accordo. I numeri in Parlamento ci sono», «è evidente che siamo arrivati al momento della verità».

I giovani – italiani di fatto ma senza cittadinanza – ne sono certi: «Noi siamo pronti; siamo pronti ad assumerci le responsabilità civili e giuridiche che derivano dalla cittadinanza. E voi? Siete pronti a compiere questo passo di civiltà che allinea l’Italia ad altre società europee sul piano dei diritti dei migranti e dei loro figli? Questa è la domanda che vi poniamo, nella coscienza che la risposta che darete deciderà della qualità del futuro della società italiana».

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