
Al via oggi l'assemblea-sinodo battista metodista e valdese a Torre Pellice
TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Si è aperto ufficialmente oggi, al Tempio Valdese di Torre Pellice (To), con il culto presieduto dai pastori Daniele Bouchard e Lino Gabbiano, il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste in sessione congiunta con l’Assemblea straordinaria dell’Unione cristiana evangelica battista in Italia (UCEBI).
«Noi siamo chiamate e chiamati a sperare contro speranza […] Non vogliamo, non possiamo compiacerci delle tragedie che viviamo. Senza sottovalutarne in alcun modo la gravità, né chiamarcene fuori come se non ci riguardassero, dobbiamo reagire, dobbiamo affrontarle, non ci è concesso di cedere alla disperazione […] Guardare avanti con ottimismo non è ingenuità, è fede coniugata al futuro», così un passaggio del sermone del culto, al termine del quale è stata consacrata pasto Sara Heinrich.
Circa 200 delegati e ospiti da tutta Italia sono arrivati a Torre Pellice, in provincia di Torino. Si tratta della V sessione congiunta per le chiese battiste, metodiste e valdesi; l’ultima si era svolta 15 anni fa, nel 2007. La sessione congiunta si chiuderà il 23 agosto, mentre i lavori sinodali proseguiranno fino al 26 agosto.
Tanti i saluti ecumenici e internazionali giunti al Sinodo. In particolare hanno indirizzato il loro messaggio e il loro augurio di buon lavoro al Sinodo il Consiglio esecutivo della Conferenza delle chiese svizzere, l’Esercito della Salvezza, il vescovo di Pinerolo e Presidente della Commissione CEI per l’Ecumenismo e il Dialogo Derio Olivero.
È arrivato anche un messaggio da papa Francesco: «Auspico che lo sguardo di Gesù possa illuminare sempre più i nostri rapporti, facilitando percorsi intensi e fraterni. Siamo suoi discepoli che Egli, pastore buono, desidera vedere uniti pienamente. Di fronte al mondo, oggi segnato da divisioni, sfregiato dalle guerre, dove sembra prevalere l’indifferenza e l’egoismo, è compito nostro testimoniare la bellezza e la fecondità dell’accoglienza, della condivisione e dell’amore», ha scritto il papa.
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