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“Dio parla nella selva”. In un romanzo, la via indigena alla ricerca del divino

“Dio parla nella selva”. In un romanzo, la via indigena alla ricerca del divino

Tratto da: Adista Notizie n° 32 del 24/09/2022

41213 VERONA-ADISTA. Giuseppe “José” Zanardini, bresciano di nascita, prete salesiano, missionario, docente di Antropologia sociale presso l’Università Cattolica di Asunción (Uca), in Paraguay, ha trascorso molti anni in America Latina a contatto con le popolazioni indigene, dando vita a esperienze di dialogo interculturale che da un lato sottolineavano il valore e la specificità delle culture originarie; dall’altro intendevano preparare i giovani indigeni al dialogo con le culture secolarizzate del Paese. Anche grazie al suo impegno, nel 1992, un intero capitolo – il quinto – della nuova costituzione del Paese è dedicato ai diritti dei popoli indigeni.

Zanardini ha da poco dato alle stampe un romanzo, dichiaratamente di taglio autobiografica, pubblicato per Gabrielli editori. Si intitola Dio parla nella selva. Gli indios, la teologia e il Vaticano (pp. 176, 16€; il libro può essere richiesto ad Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online) e racconta la spiritualità, la cultura, le pratiche, i riti, le relazioni delle popolazioni indigene, colte attraverso la vicenda di padre Raul, un prete canadese di idee progressiste che (complice anche il rapporto non semplice con la parte più conservatrice della sua parrocchia) viene inviato dal vescovo di Ottawa in una località del Paraguay, nel cuore dell’America Latina: si tratta di Sant’Antonio el Milagroso, nel territorio del Chaco (una pianura grande quattro volte l'Italia tra i fiumi Paraguay e Paraná e l'altopiano andino che si estende, oltre che in Paraguay, in Argentina, Bolivia, Brasile ed è abitata una ventina di popoli indigeni), dove padre Raul va a fare un’esperienza missionaria, scegliendo di vivere a stretto contatto con le popolazioni della selva. Si immerge così in una società e in un sistema di vita diversissimo dal proprio. Attraverso il confronto con gli indigeni il protagonista rielabora pagina dopo pagina la sua visione del mondo e del rapporto con la natura e il cosmo; cambia il modo stesso di intendere la teologia, la politica, il rapporto con il femminile. La prospettiva del pensiero occidentale, seppure declinato nella sua versione più avanzata e progressista, entra in crisi di fronte a una realtà totalmente diversa da quella in cui aveva sempre vissuto. Padre Raul mette così in discussione tutto ciò che aveva imparato e in cui aveva creduto, dall’origine dell’universo al celibato ecclesiastico, confrontando la sua visione del mondo con prospettive e istanze molto distanti dal pensiero occidentale. D’altra parte, anche gli indigeni entrano in dialogo con padre Raul e confrontano le loro tradizioni e credenze con quelle del missionario, generando un appassionato dialogo che è la trasposizione concreta dell’attività di ricerca e studio cui Zanardini ha dedicato gran parte della vita.

Il romanzo segue i dilemmi e la ricerca di autenticità e di relazioni vere e profonde di padre Raul anche attraverso la voce diretta del protagonista, che si mescola alla voce del narratore esterno attraverso la pagine del diario scritto dal missionario, che fanno da costante contrappunto a tutta la narrazione. La voce diretta del protagonista testimonia l’onestà intellettuale del suo percorso di maturazione, la passione che lo porta a identificarsi con i valori profondamente umani e religiosi che scopre nelle persone che incontra nel romanzo. Una scelta, quella di inserire nella narrazione pagine del diario del protagonista, che rende inoltre più vicino al lettore il travaglio spirituale di padre Raul. Che in un passaggio del suo diario arriva ad ammettere, assimilando la sua riflessione a quella di tanti credenti che cercano Dio “oltre le religioni”: «Di fronte alle esperienze del mondo contemporaneo, davanti alle grida dei popoli che cercano avidamente un senso all'esistenza, una risposta ai “perché”, un sollievo alle lacrime ai dolori del mondo sembra che i dogmi, i rituali, i sacramenti, il linguaggio religioso criptico, rigido, intollerante e ideologico non ci aiutino a vivere. Oggi si cercano altri orizzonti, altri elementi per il cuore e per la mente. Viviamo in un mondo molto diverso dal mondo rurale, pre-scientifico, patriarcale, antifemminista, in cui sono state forgiate le Chiese. Molti concetti religiosi sono stati generati in un contesto culturale e radicalmente diverso da quello attuale. Ogni religione deve possedere l'umiltà necessaria sufficiente per riconoscere l'esistenza di altri modi di pensare, organizzare, vivere e celebrare gli aspetti spirituali individuali e collettivi del fenomeno religioso. L’accettazione della diversità è la base per milioni di uomini e donne per dialogare tra loro e per arricchirsi del patrimonio spirituale degli altri».

Particolare importanza hanno nei romanzo i personaggi femminili, ma anche lo sciamano Nyben. Dal confronto con lui nasce la riflessione di padre Raul sui problemi collegati alla deforestazione dell'Amazzonia, inevitabilmente collegati al genocidio – anche culturale – delle popolazioni indigene.

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