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Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne: il commento del Gruppo Abele

Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne: il commento del Gruppo Abele

«La violenza contro le donne non è un fatto privato: ma una responsabilità sociale che ci chiama in causa tutte e tutti»: questa la ferma convinzione del Gruppo Abele, che ha condiviso ieri la sua riflessione a due giorni dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Nel 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato, per la ricorrenza, la data del 25 novembre, in memoria delle tre sorelle  Mirabal, attiviste dominicane, stuprate, torturate e uccise dai militari del dittatore Trujillo il 25 novembre 1960

Nei primi 10 mesi del 2022 l’Italia ha dovuto assistere a ben 1550 casi di violenza contro le donne. «“Casi”, siamo abituati a sentirli catalogare così, come se dietro ciascun episodio di violenza non ci fossero persone in carne, ossa ed emozioni, private della dignità, della libertà, costrette a una vita schiava, senza futuro e nemmeno presente. “Casi”, perché è più semplice, a riprova che anche la retorica sulla violenza è a sua modo e a sua volta violenta».

Una violenza inaudita, esercitata contro le singole donne ma anche contro «un’idea di comunità e di società fondata sull’uguaglianza, sulla parità, sul diritto. 1550 sono stati i passi indietro che tutti abbiamo compiuto e 1551 quelli che toccherà a tutti fare».

Tra questi passi, certamente il Gruppo Abele riconosce l’importanza cruciale dei «percorsi di prevenzione e culturali», efficaci a medio e lungo termine, con donne e con uomini, a generare consapevolezza tra potenziali vittime e potenziali autori di violenza. Tra l’altro, dice il Gruppo Abele, «il trattamento degli uomini autori di violenza è di cruciale importanza per la sicurezza delle donne che ne sono vittime, perché può ridurre il rischio di recidiva e bloccare l'escalation delle condotte di maltrattamento prima che queste possano sfociare in eventi drammatici».

Ma servono anche «interventi politici strutturali». Molte donne scelgono di non denunciare perché non intendono perdere tutto (casa, sostentamento economico, rete comunitaria…): «I sostegni economici per le vittime che denunciano – afferma infatti il Gruppo Abele – sono insufficienti e il reddito di libertà, seppure importante, non basta e non copre che una minima frazione del necessario».

Per l’associazione fondata da don Luigi Ciotti nel 1965 per dare risposte concrete a situazioni di disagio e marginalità, dunque, il 25 novembre è dunque Giornata da celebrare, ma il lavoro da fare è molto, e va ben oltre i «proclami giornalieri» e alle «dichiarazioni di qualche ora».

Bene dunque “celebrare” il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Meglio sarebbe però non limitarsi ai proclami giornalieri, a ridurre un fenomeno drammatico alla dichiarazione di qualche ora.

Gli eventi del Gruppo Abele

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