
"Futura Network": i cambiamenti climatici minacciano la salute in Europa
Non solo il Sud del mondo – più povero di fondi e di infrastrutture – ma anche il Vecchio Continente si dimostra sempre più vulnerabile di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici e si troverà presto nella condizione urgente di mettere in campo politiche nuove e lungimiranti di adattamento e di lotta la global warming. Questo il tema proposto da Futura Network, portale d’informazione nato nel 2020 da un’iniziativa dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), in un articolo del redattore Flavio Natale, co-referente ASviS dei Gruppi di Lavoro Energia e Clima (Goal 7-13).
Il rapporto Climate change as a threat to health and well-being in Europe: focus on heat and infectious diseases, redatto da Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) in collaborazione con European Topic Centre on Climate Change impacts, Vulnerability and Adaptation (ETC/CCA), lancia l’allarme sui «rischi per la salute associati ai cambiamenti climatici in Europa», in particolare sulla vulnerabilità di una popolazione sempre più vecchia a fronte delle frequenti ondate di calore e sull’aumento delle malattie infettive a seguito dell’innalzamento delle temperature. «Secondo il documento – approfondisce Natale – a oggi le ondate di calore sono responsabili del “maggior numero di decessi associati ai rischi naturali in Europa”, un rischio reso ancora più concreto dalla crescente vulnerabilità della popolazione europea, dovuta all’invecchiamento, alla prevalenza di malattie croniche, alla crescente urbanizzazione. L’elevata vulnerabilità e l’aumento delle temperature portano a prevedere, per i prossimi anni, un numero crescente di decessi e disturbi legati al caldo e una riduzione della produttività del lavoro (una perdita media annua di 16 ore per lavoratore nei settori altamente esposti, rispetto al secolo scorso)». Inoltre, si legge ancora, «il documento sottolinea il rapporto sempre più stretto tra malattie infettive e cambiamento climatico: il clima europeo sta diventando infatti sempre più idoneo a ospitare agenti patogeni» inediti e importati dall’estero, come colera, dengue, malaria, febbre gialla, encefaliti ecc.
Uno scenario quantomeno inquietante, che non ammette errori di calcolo o “pigrizie” politiche, e per questo «il Rapporto richiede ulteriori misure mirate per ridurre le emissioni in tutti i settori, e nello specifico in agricoltura, energia, trasporti, spedizioni e nutrizione». Al momento, le politiche messe in campo a livello globale e continentale non sono sufficienti, avverte Futura Network: «Anche lo scenario più ottimistico per il 2050 (con riduzioni significative dell’inquinamento a seguito della politica globale di mitigazione del clima, una trasformazione significativa nel settore agricolo, un cambiamento effettivo nella dieta umana) rischia di non raggiungere risultati soddisfacenti: questo scenario mostra infatti che il 30% della popolazione nella regione sarà ancora esposta a concentrazioni di Pm2,5 superiori al livello di riferimento dell'Oms del 2021 e che, nel 25% dell'area europea, la soglia di azoto sarà superata». L’articolo si chiude con una serie di proposte su urgenti misure da mettere in campo a livello sanitario che climatico «per arrivare preparati alle sfide che ci attendono nei prossimi anni».
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