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Campione della trasparenza sugli abusi? È falso

Campione della trasparenza sugli abusi? È falso

Tratto da: Adista Documenti n° 2 del 21/01/2023

Qui l'introduzione a questo testo.

Sì, lo so bene: de mortuis nisi sine bonum (dei morti si dovrebbero dire solo cose buone). E non ho niente da eccepire sul fatto che Benedetto XVI fosse certamente un grande intellettuale che ha fatto anche molte cose buone nella sua vita. Ma vi prego: smettete di dire che ha affrontato con coraggio i casi di pedofilia nella Chiesa e che è stato il primo a rompere l'omertà su questo tema. È semplicemente falso. Non conosco tutti i fascicoli di cui si è occupato. Ma conosco il caso forse più grave: quello di Marcial Maciel e dei Legionari di Cristo da lui fondati, e vi assicuro che la sua gestione del dossier è stata deplorevole. E sto soppesando le mie parole. Non si è forse rifiutato di aprire un fascicolo contro padre Maciel, dopo aver ricevuto la denuncia ufficiale delle sue vittime, nel 1998, senza mai – MAI – dare loro una minima risposta, nonostante queste fossero partite dal Messico (a proprie spese, naturalmente) per andare nel suo ufficio di Roma a presentare la loro denuncia? Poco tempo dopo aver ricevuto questa denuncia, non ha forse cambiato il Diritto canonico, stabilendo una prescrizione proprio su ciò che era oggetto della denuncia canonica (art. 1378)? Più o meno nello stesso periodo, non ha forse respinto a priori il vibrante appello di Alberto Athié, il sacerdote messicano che aveva ricevuto l'ultima confessione di una delle vittime di padre Maciel, e poi le testimonianze di altre vittime? Nel libro Luce del mondo, non si è forse giustificato affermando di aver ricevuto i primi indizi concreti solo a partire dall'anno 2000? (Sì, va be', ciao. Tiè!, prendetevi questo, vittime: vedete, le vostre numerose testimonianze non erano "indizi concreti"). Per vostra informazione: un piccolo gruppo di preti che lavoravano in Vaticano, stufi e disgustati dall'omertà e dal modo in cui Ratzinger gestiva il caso, alla fine ha fatto trapelare dalla Cdf l'intero "Dossier Maciel": oltre 200 documenti terrificanti (tra cui numerose lettere di denuncia da parte di vescovi, superiori religiosi, medici e membri importanti della congregazione... oltre a sintesi dettagliate di tutte le accuse contro Maciel dagli anni '40 in poi). Sapeva tutto... ma non ha mai avuto il coraggio di agire. È un peccato: come capo della Cdf, aveva da anni mano libera per far cadere Maciel (e mi avrebbe risparmiato di perdere 7 anni della mia vita in torture psicologiche e spirituali in questa orribile setta). È vero, probabilmente fu un po' scoraggiato dal fatto che Giovanni Paolo II adorasse i Legionari e vedesse in loro il futuro della Chiesa (aveva persino chiesto a Maciel di formare tutti i nuovi vescovi della Chiesa nel grande centro della Legione: "perché vedano!"). Contrariamente a quanto hanno cercato di farci credere, però, Benedetto XVI non fu dissuaso dall'agire a causa di Wojtyla. In realtà, anche lui era estasiato dalla Legione di Cristo. Anche lui era convinto che la Legione di Cristo fosse LA soluzione ai problemi della Chiesa. Ricordo che una volta venne al nuovo centro accademico dei Legionari di Roma e che al termine della visita disse: «Devo cambiare il mio concetto di miracolo!» e «È qui che inizia la riconquista» (o qualcosa del genere). Ratzinger voleva proteggere la Legione perché pensava di puntare sul "cavallo giusto". Ma ahimè, era un cavallo di Troia. Infatti, chi l'ha conosciuta dall'interno sa che la Legione di Cristo funziona in tutto e per tutto come una setta: reclutamento ultra-violento, spiritualità supercolpevolizzante, fanatismo spropositato, isolamento, rottura con il mondo esterno ecc. Comunque, perché Ratzinger, poco prima della morte di Giovanni Paolo II, ha finalmente riaperto il caso?

Purtroppo, ho tutte le ragioni di credere che abbia agito solo perché aveva capito che non poteva più insabbiare: il primo tsunami della crisi degli abusi sessuali aveva appena scosso la Chiesa, nel 2002. Il caso si stava diffondendo sui media. I giornalisti avevano persino incontrato il cardinale Ratzinger per strada, provocando una immediata reazione rabbiosa da parte del prelato, visibilmente a disagio (la scena è stata filmata). E sappiamo cosa è successo dopo: Ratzinger diventa papa. Chiede a Maciel di ritirarsi. Si fa sapere che il padre messicano è troppo vecchio per essere giudicato (peccato, vittime!) e lo si invita a condurre una vita di preghiera e penitenza (la bella vita, appunto, fino all'ultimo respiro). Allora i difensori del papa ci dicono: "Guardate! Papa Benedetto XVI ha fatto giustizia! Ha fatto cadere Maciel!". E, secondo loro, dovremmo rallegrarci e lodare la meravigliosa azione del papa. Ma è una sciocchezza: Benedetto XVI gli ha dato solo un buffetto. Maciel non è mai stato chiamato a rispondere dei suoi crimini. Le vittime non hanno mai avuto giustizia. Maciel muore nel 2008, senza aver chiesto perdono, senza aver riconosciuto i suoi crimini, ovviamente. Un anno dopo, nel 2009, la Legione riconosce i primi elementi riguardanti la doppia vita del fondatore. In seguito si verrà a sapere che i figli di Maciel, che avevano tutte le prove necessarie (foto, video, test del DNA), avevano chiesto alla Legione di restituire loro l'eredità promessa dal padre, minacciando di raccontare tutto ai media se non avessero ricevuto il denaro (il che non è nemmeno molto bello).

Il Vaticano avvia quindi una grande indagine. Il suo dipartimento di comunicazione inizia ad anestetizzare tutti: "Abbiate fiducia, sta arrivando papa Benedetto a fare grandi pulizie! Non preoccupatevi!” (questo è stato il ritornello imparato a memoria da molte persone in Vaticano e da alcuni giornalisti come Sandro Magister). L'indagine comincia, si fa molto rumore. Ma in realtà tutto è già predisposto: solo le persone abusate sessualmente da padre Maciel hanno il diritto di essere considerate "vittime". Alcune sono già morte. Altri sono anziane. A tutt'oggi, la Legione non ha ancora reso loro giustizia e aspetta pazientemente che muoiano tutte per potersi finalmente sbarazzare del «problema delle vittime» (come ha detto infelicemente il commissario apostolico). Ci sono migliaia di giovani le cui vite, talvolta anche le famiglie, sono state disintegrate dal tempo trascorso in questa setta maledetta. Ma di quelle non interessa nulla. Peggio ancora: gli investigatori minacciano alcuni membri della congregazione che sono allo stremo delle forze e vogliono lasciare la Legione: “Non lasciate la nave, disgraziati! Abbiamo bisogno di voi per salvare la Legione! Il Papa conta su di voi!”. Grandioso. Che bontà e benevolenza verso i membri sofferenti di questa comunità!

Ovviamente l'indagine e il processo di riforma sono una vera e propria farsa. Solo uno dei cinque investigatori – un vecchio moribondo, che morirà subito dopo la visita apostolica – incontra le vittime (intendo solo le vittime di padre Maciel), e le ascolta con orecchio distratto, senza prendere appunti (d'altronde perché ascoltarle, visto che tutte le testimonianze erano già state scritte e inviate al Vaticano? Per non parlare delle testimonianze pubblicate sulla stampa, sui libri, ecc.).

Ma il colmo dei colmi, secondo me, è che quando il papa ha nominato un commissario apostolico, cosa ha fatto questo, una volta eletto? Ha passato il tempo a criticare i legionari e i consacrati e le consacrate che chiedevano semplicemente di essere informati seriamente sulla realtà delle violenze del fondatore: «Maciel è nelle mani di Dio e non sta a voi giudicarlo». Ma stiamo sognando? I membri della congregazione trascorrono dieci, venti, trent'anni della loro vita in questa comunità fondata da un uomo che ritengono essere uno dei più grandi santi della storia della Chiesa. Scoprono che in realtà il loro idolo conduceva una doppia, tripla, quadrupla vita. Che aveva avuto molte relazioni omosessuali, che aveva avuto amanti a destra e a manca, che aveva violentato bambini – compresi i suoi –, che aveva assunto droghe, sottratto enormi somme di denaro che aveva nascosto in paradisi fiscali, ecc. ecc. e la Chiesa ora si rifiuta di far conoscere loro la verità? Per paura di cosa? Che capissero che tutta la loro vita era stata costruita sulla menzogna? Che potessero discernere LIBERAMENTE e prendere una decisione informata per la loro vita futura? Se penso che il commissario apostolico ha attaccato anche i sacerdoti che avevano deciso di interrompere il reclutamento durante l'indagine, criticandoli per la loro "mancanza di fede"! (Per inciso, il commissario apostolico aveva una tale difficoltà a spiegarsi che si giustificava costantemente facendo riferimento a papa Benedetto XVI).

In Luce del mondo, che ho già citato, Benedetto scrive: «Per me Maciel rimane una figura misteriosa. Da una parte un tipo di vita al di là di ciò che è morale: un’esistenza avventurosa, sprecata, distorta. Dall’altra vediamo la dinamicità e la forza con cui ha costruito la comunità dei Legionari. (...) Ecco cosa è strano, questa contraddizione, che un falso profeta, per così dire, possa avere un'azione positiva». Voglio credere che Benedetto XVI sia un grande teologo, ma qui... devo ammettere che è difficile: secondo lui, Dio avrebbe chiamato un orribile pedofilo, un criminale senza scrupoli, un truffatore morfinomane... a fondare una congregazione religiosa incaricata di lavorare con i giovani? Che orrore!!!

E poi, la ciliegina sulla torta: qualche anno dopo, verso la fine del suo pontificato, Benedetto XVI ha visitato il Messico. Le vittime speravano che il papa finalmente le ricevesse. Nei suoi precedenti viaggi aveva ricevuto vittime di abusi sessuali, così hanno fatto una richiesta ufficiale... e ancora una volta hanno ricevuto uno schiaffo. Spiacenti, ragazzi, siate gentili, ma non è possibile. Ma la cosa peggiore, a mio avviso, non è nemmeno questa.

La cosa peggiore è la disinformazione sistematica messa in atto per presentare Benedetto XVI come un eroe nella gestione di questo problema. La riscrittura della storia, come in 1984 di Orwell.

C'era un giornalista che aveva fatto una lunga inchiesta per La Vie, grazie al mio aiuto. Questo giornalista, Jean Mercier, aveva una vera e propria venerazione per Benedetto XVI. All'epoca della sua indagine, ero ancora un po' ingenuo e credevo beatamente nella disinformazione del Vaticano sull'argomento. Jean Mercier aveva massima ammirazione per me e mi aveva inviato lunghi messaggi in cui si congratulava per il mio impegno e mi incoraggiava a scrivere un libro. Ma il giorno in cui gli ho scritto per dirgli che questa versione dei fatti non coincideva con la realtà, che la visita apostolica di Benedetto XVI era una grande bufala... non mi ha più rivolto la parola. E naturalmente non ha mai promosso il mio libro-testimonianza né i vari documentari a cui ho partecipato.

Quando ho scritto il mio libro, Annick Benoist, una giornalista dell'AFP, mi ha contattato. Era spaventata dopo aver letto il mio libro, in cui raccontavo, alla fine, la mia infinita delusione nei confronti di Benedetto XVI. Un mese dopo ha pubblicato una recensione del mio libro... Ma tutte le mie critiche al papa erano state eliminate e sostituite dalla versione ufficiale della Chiesa: “Fortunatamente la Chiesa ha preso in mano la congregazione. Il papa sta facendo pulizia, bla bla bla”. Incredibile. Avrebbe potuto dare entrambe le versioni (non ho nulla contro il contraddittorio), ma ha scientemente "corretto" il mio libro, ritirando ogni interesse per quest'ultimo. Nel suo libro su Benedetto XVI, Nicolas Diat ha preso diverse pagine del mio libro (alla fine, avevo pubblicato un piccolo riassunto sulla vera vita di padre Maciel)... ma quando si è trattato di parlare della gestione del caso da parte di Benedetto XVI, ha cancellato le mie conclusioni per mettere le sue, presentando ovviamente il papa come un vero eroe nell'affrontare questo dossier.

Il culmine di questa manipolazione storica, ai miei occhi, è il film di Netflix I due papi. Il film sembra ben studiato e, per molti versi, realistico. La scena centrale del film si svolge nella Cappella Sistina, dove papa Benedetto si confessa al cardinale Bergoglio. Il film riprende l'immagine che il Vaticano cerca di dare dei due papi, in merito a queste questioni: Benedetto XVI riconosce i suoi errori, ne soffre e chiede perdono.

Ma questa versione buonista della storia non coincide con i fatti. E se si è pentito – e lo spero per lui – non ha mai detto in pubblico una sola parola con riconoscesse il suo errore. Ancora oggi, le vittime attendono invano giustizia. E purtroppo non la otterranno mai.

Mi direte che Benedetto XVI ha rifiutato una tangente dai legionari. Ma questo è un mito. Almeno, così credo. Un mito che deriva da una testimonianza anonima contenuta in un articolo di Jason Berry, che ho tradotto dall'inglese qualche anno fa. I Legionari di Cristo non sono così stupidi da tendere una mazzetta di denaro al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, noto per la sua integrità (la corruzione tra i Legionari esiste, ma è un po' più sottile).

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