
Continuavano a chiamarlo Santità. Reazioni alla morte di Ratzinger
Tratto da: Adista Documenti n° 2 del 21/01/2023
DOC-3230. ROMA-ADISTA. Continuavano a chiamarlo Santità, Joseph Ratzinger, anche quando aveva lasciato il pontificato. Non certo nei media ufficiali vaticani, ché “santità” è titolo che spetta al pontefice regnante; certo come “Santità” era salutato da chi privatamente andava a visitarlo nel monastero in Vaticano e dagli ecclesiastici della destra più conservatrice recalcitranti a riconoscere a Francesco il ministero petrino e ora pronti a sollecitarne la beatificazione.
Al funerale di papa Ratzinger non è stato gridato coram populo “santo subito”, come successe a papa Wojtyla nel 2005 (il quale solo sei anni dopo, il 1° maggio 2011, fu celebrato santo da Benedetto XVI, malgrado non fu convinzione unanime che la vita di Wojtyla sia un esempio da seguire per un cristiano che voglia “vivere” il Vangelo, tanto che Adista pubblicò uno speciale – n. 29/2011 – titolato “Santo? Dubito…”), ma c’è chi ci sta già lavorando. E poiché serve di aver fatto un miracolo per essere proclamati santi, l’agenzia della destra cattolica Aci Prensa ne tira fuori uno, che presenta correttamente con un punto interrogativo: “Un milagro del Papa Benedicto XVI?”. Riferisce di un articolo del Denver Catholic del 12 novembre 2021 in cui un sacerdote racconta che un ragazzo, Peter Srsich, affetto da un brutto cancro al polmone, riesce a incontrare Benedetto XVI e a farsi benedire, la mano del papa sul suo petto. L’agenzia conclude: «Qualche tempo dopo, già guarito, è entrato nel seminario St. John Vianney. È stato ordinato diacono nel febbraio 2020; e sacerdote il 15 maggio 2021». Ma ci mette del suo, perché il Denver Catholic scrive che il cancro di Srsich era già in remissione al momento dell’incontro con Ratzinger.
Miracolo o no, come per Giovanni Paolo II, molta è la contrarietà alla santificazione di Benedetto XVI. «Smettete di dire che ha affrontato con coraggio i casi di pedofilia nella Chiesa e che è stato il primo a rompere l'omertà su questo tema. È semplicemente falso», afferma Xavier Léger, ex Legionario di Cristo e creatore del blog di denuncia delle derive settarie nella Chiesa lenversdudecor.org, nell’articolo che gli abbiamo chiesto, qui pubblicato. «Non conosco tutti i fascicoli di cui si è occupato. Ma conosco il caso forse più grave: quello di Marcial Maciel e dei Legionari di Cristo, e vi assicuro che la sua gestione del dossier è stata deplorevole. (…). Non si è forse rifiutato di aprire un fascicolo contro Maciel, dopo aver ricevuto la denuncia ufficiale delle sue vittime, nel 1998, senza mai – MAI – dare loro una minima risposta, nonostante queste fossero partite dal Messico (a proprie spese, naturalmente) per andare nel suo ufficio di Roma a presentare la loro denuncia?».
Come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi come papa, ricorda Marcelo Barros nell’articolo che ha scritto per noi (v. di seguito), «prese a perseguitare e a reprimere» la Teologia della Liberazione, la Teologia asiatica del pluralismo religioso, la teologia europea più aperta e «qualunque pensiero critico esistente nella Chiesa. Il diritto di pensare spettava soltanto al papa e alla Curia, che sembravano considerare la cultura occidentale come l’unica veramente adeguata per esprimere la verità della fede cristiana». E fu persecuzione che colpì nelle carni tanti e tanti teologi (e vescovi) che patirono discredito, allontanamento, licenziamenti (dolorosissima fu la condanna di p. Jacques Dupuis, v. di seguito).
I media mainstream hanno incensato oltre misura la figura di papa Ratzinger. Ci è sembrato il caso di riportare in equilibrio la bilancia del giudizio sul suo operato. Lo facciamo con questo speciale, dove appaiono articoli di Manoel Godoy (amerindiaenlared.org, 1/1), Xavier Léger, Jamie Manson, già giornalista del National Catholic Reporter, presidente di Catholics for Choice (Ncr, 1/1), il teologo brasiliano Marcelo Barros, Celso Alcaina teologo e giurista brasiliano, funzionario in Vaticano sotto il pontificato di Paolo VI (Atrio.org, 2/1), il gesuita Thomas Reese, già direttore della rivista America (Ncr, 31/12/22), il prete irlandese Tony Flannery (www.tonyflannery.com), il teologo brasiliano Faustino Teixeira (IHU-Unisinos, 5/1).
Qui l'articolo di Manoel Godoy.
Per leggere l'articolo di Xavier Léger visitare il link.
Qui, invece, l'articolo di Jamie Manson.
Al seguente link l'articolo di Marcelo Barros.
Qui l'articolo di Celso Alcaina.
Al link l'articolo di Thomas Reese.
Qui l'articolo di Tony Flannery e qui l'articolo di Faustino Teixeira.
*Foto presa da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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