Costruire ponti: il papa e le autorità cubane concordano
Giorni di fitto scambio, quelli di fine gennaio, tra Cuba e la Santa Sede. Al primo giorno dei lavori della V Conferenza “Per l’Equilibrio del Mondo”, svoltasi all’Avana (24-28-1) e che quest’anno commemorava anche il 170° anniversario della nascita di José Martí - scrittore, politico, insegnante, pensatore, e rivoluzionario cubano, leader del movimento per l'indipendenza cubana – papa Francesco ha fatto giungere ai partecipanti un messaggio augurale perché «i loro lavori procedessero per il bene di tutti gli uomini».
Ha ricordato José Martí quale immagine di «stimolo per risvegliare le coscienze di tutti coloro che nel mondo sono chiamati a creare un clima di dialogo e di fraternità che possa promuovere cambiamenti significativi nelle attuali circostanze sociali e politiche». «Ritengo importante – ha sottolineato – che il nostro sguardo non sia tanto fisso su ciò che ognuno di noi, con le migliori intenzioni, potrebbe proporre, quanto piuttosto sull'assoluta necessità di sedersi e ascoltare gli altri. È urgente costruire ponti che ci aiutino a trovare insieme soluzioni percorribili che non escludano nessuno. Tutto a partire dal dialogo e con l’orizzonte ampio della fraternità universale (cf. Carta enc. Fratelli tutti, 142)».
Grande l’apprezzamento e la condivisione delle parole del pontefice da parte delle autorità cubane. Il presidente Miguel Díaz-Canel, dall’ Argentina dove si trovava per il VII Vertice della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, ha, su Twitter, sottoscritto le parole di Bergoglio secondo le quali «solo insieme possiamo affrontare le varie crisi» che l'umanità sta attraversando. E sullo stesso social network il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez ha scritto che la nazione caraibica concorda «che la situazione mondiale richiede urgentemente di costruire ponti e raggiungere insieme soluzioni che non escludano nessuno, dove il dialogo e la fraternità sono privilegiati».
Il messaggio di Francesco era totalmente consonante con le intenzioni e il programma della Conferenza per l’“Equilibrio del mondo”, lanciata con questo appello: «Chiamiamo tutte le persone di buona volontà, intellettuali, artisti, politici e attivisti; a educatori, scrittori, giornalisti, combattenti sociali, leader politici, sindacali e religiosi, a membri di organizzazioni non governative scientifiche, femministe, giovanili, contadine, ambientaliste... mossi da principi di giustizia ed equità. Desideriamo trasformare questo forum di pensiero plurale e multidisciplinare in uno scenario in cui contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale per creare consapevolezza contro i mali che oggi affliggono l'Umanità e mettono a rischio l'esistenza stessa della nostra specie». E l’agenda era fittissima di temi fondamentali per il futuro dell’umanità. Fra i quali: esperienze derivate dalla pandemia COVID-19; dialogo e diversità culturale; ruolo e sfide dei movimenti sociali; bisogno di solidarietà; lotta urgente per la pace e disarmo nucleare; ecosistema e la sua difesa; politica culturale e identità nazionale; multilateralismo come meccanismo indispensabile per l'equilibrio mondiale; diversità religiosa, ecumenismo e spiritualità.
In quegli stessi giorni, si è recato a Cuba il card. Beniamino Stella (prefetto emerito della Congregazione per il clero) per celebrare il 25° anniversario della visita di Giovanni Paolo II nell’isola allora guidata da Fidel Castro. Stella era nunzio apostolico all'Avana all’epoca visita di Wojtyla del 1998. Una visita, ha detto durante la messa del 25 gennaio, preparata «con passione e cura dai cristiani cattolici». Il cardinale ha incoraggiato i presenti a pregare instancabilmente, a dare una testimonianza migliore e un maggiore impegno missionario: «È una sfida importante per i catechisti e gli operatori pastorali aiutare vecchi e nuovi cristiani a conoscere ea vivere sotto la missione dello Spirito di Dio», ha detto.
*Foto tratta da pixabay.com
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