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Quali vie per una pace giusta in Ucraina?

Quali vie per una pace giusta in Ucraina? "Avvenire" pubblica l'appello della PerugiAssisi

Avvenire ospita oggi l’appello del Comitato Promotore della Marcia PerugiAssisi per invitare alla mobilitazione contro la guerra, in solidarietà con il popolo ucraino e per u a ripresa dei negoziati a partire dall’immediato cessate il fuoco. La pace è interesse di tutti, russi, ucraini, italiani ed europei, sostiene l’appello, il quale al contempo riconosce che «la guerra alla guerra di Putin non lo sta fermando» e che «l’invio nel campo di battaglia di armi sempre più potenti e sofisticate alimenta l’escalation militare, moltiplica gli orrori e innalza il livello dello scontro». Cosa che, nella prospettiva di un allargamento del conflitto Russia-NATO, arriverebbe a coinvolgere anche noi italiani, con il suo portato di distruzione, morte e impoverimento.

Il tempo della pace è ora, afferma l’appello, e la via maestra non può essere militare ma politica: «La politica ha il dovere (anche costituzionale) di assicurare la pace e di proteggere i cittadini; gli Stati democratici devono contrastare la barbarie con il diritto e non avvallarne la distruzione; la nostra Costituzione ripudia la guerra e impegna l’Italia a promuovere un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni e a favorire le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo; la Carta delle Nazioni Unite vieta la guerra e obbliga gli Stati e risolvere pacificamente le controversie internazionali».

Cosa può fare dunque la politica? «Aiutare l’Ucraina è giusto ma lo stiamo facendo nel modo giusto?», si chiede la il Comitato Promotore della Marcia. Alla politica si chiede un lavoro di pace che sia «serio, ampio e intenso» e «lungimirante»: bisogna promuovere «il ritiro dell’esercito russo», «il ripristino della legalità internazionale; il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli; il riconoscimento e rispetto dei diritti delle minoranze in Ucraina». In Ucraina occorre poi dispiegare una forza di pace e di interposizione dell’Onu, in grado di «monitorare la cessazione delle ostilità, verificare il ritiro delle truppe russe, assicurare l’accesso umanitario alle popolazioni civili e il volontario e sicuro ritorno delle persone sfollate». La Marcia propone anche «la fine della corsa al riarmo e del traffico di armi», nonché «il disarmo generalizzato», in particolar modo nucleare. Propone anche che il governo ucraino si impegni a ristrutturare il Paese «sulla base di uno Stato federale rispettoso delle culture locali».

Primo passo necessario, «ottenere il “cessate-ilfuoco”» per fermare i combattimenti e «promuovere la de-escalation militare». Obiettivo ambizioso, raggiungibile solo con la cooperazione di tutti, russi, ucraini e comunità internazionale. Per raggiungere questo importante risultato, le nostre istituzioni possono promuovere un’iniziativa a ogni livello: nazionale, europeo, nell’Osce, all’Onu, ecc., e magari anche in accordo con la Cina. LE iniziative percorribili sono molte: è possibile per esempio «costruire una coalizione internazionale di “Costruttori di Pace” con i Paesi che intendono ottenere il cessate-il-fuoco», oppure convocare tavoli di leader, premi Nobel, esperti, mediatori internazionali ecc. «per ricercare, con creatività, soluzioni».

Nel frattempo, si chiede retoricamente l’appello, che facciamo? Continuiamo a inviare armi? «Il continuo invio di armi occidentali (insieme a una vasta assistenza militare) all’Ucraina – è la risposta – ha contribuito a contenere l’avanzata dell’esercito russo, ma è un'illusione pensare che basterà a respingerlo oltre i confini. Le armi che inviamo non bastano mai. Ora siamo arrivati ai carri armati. Ma gli ucraini già chiedono i cacciabombardieri, i missili a lungo raggio... Quali altre armi siamo disponibili a inviare? Per quanto tempo ancora? Quale strategia politica e militare sta guidando i nostri invii di armi? Quanti soldi siamo pronti a spendere ancora? Quanti ne abbiamo spesi sino a oggi? A quali servizi pubblici abbiamo sottratto questi fondi? A quali urgenze locali, nazionali o mondiali?». Il Comitato promotore Marcia PerugiAssisi lascia aperte queste domande, consapevole che «la ricerca della via della pace è un processo collettivo, un cammino da fare in tanti».

E proprio in cammino si metteranno tanti promotori di pace il prossimo 24 febbraio, in occasione dell’anniversario della guerra all’Ucraina. Leggi su Adista l’invito a partecipare alla “Marcia di notte da Perugia ad Assisi contro tutte le guerre”.

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