Nessun articolo nel carrello

Siccità strutturale: le proposte del WWF per affrontare la crisi dell'acqua

Siccità strutturale: le proposte del WWF per affrontare la crisi dell'acqua

Non più emergenza ma «problema strutturale»: la siccità, afferma il WWF, «è uno dei prezzi che paghiamo al cambiamento climatico». Una realtà nuova di scarsa disponibilità idrica (19% in meno dell’ultimo trentennio rispetto al precedente secondo l’ISPRA) con la quale occorre confrontarsi e alla quale bisogna reagire, «a cominciare dagli sprechi» nella rete idrica (oggi fino al 40%), nelle case («gli italiani sono campioni d'Europa») e in agricoltura (che oggi sfrutta il 60% dell’acqua disponibile).

L’obiettivo è quantomeno ambizioso, tanto che il WWF invoca «un adeguato Piano di adattamento ai cambiamenti climatici» capace di fare tesoro delle nuove tecnologie, della ricerca scientifica e delle buone pratiche realizzate in Europa, «utilizzando soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions) per una corretta ricarica delle falde, per creare aree di laminazione naturale, per favorire processi di autodepurazione e per ridurre in generale la vulnerabilità del nostro territorio».

La proposta del WWF è una ricetta in 8 punti.

1) Stop fossili ora per abbattere rapidamente le emissioni climalteranti, «per scongiurare il pericolo che la situazione divenga tale da rendere impossibile fronteggiare la crisi climatica e adattarsi».

2) Ridare centralità alle Autorità di Bacino che possa aggiornare i “bilanci idrici” e riprogrammare gli usi dell’acqua in base a disponibilità e priorità.

3) Rivedere le concessioni idriche destinando acqua agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente, e sottraendola agli usi inopportuni (p. es. neve artificiale) «in un’ottica di adattamento ai cambiamenti climatici».

4) Combattere lo spreco sistemando la rete idrica e incentivare il risparmio.

5) Ridurre il consumo di suolo «che avanza ad un ritmo di 19 ettari al giorno», e restituire alla natura aree cementificate.

6) Rinaturalizzare i fiumi e la rete idrica superficiale: tutelare, ripristinare e creare nuove fasce ripariali e zone umide, «per tutelare la biodiversità ma anche come bacini da utilizzate per contrastare periodi di stress idrico». Il WWF propone anche di aumentare le «infrastrutture verdi» capaci di ritenere acqua, come filari di siepi, stagni, ecc.

7) Promuovere l’agroecologia: l’agricoltura biologica e diverse altre pratiche agricole incrementano la sostanza organica nel suolo che trattiene l’acqua; privilegiare poi quelle colture che richiedono meno acqua.

8) Nuovi invasi non risolveranno il problema: «il proliferare di nuovi invasi e programmi d’intervento straordinari, dettati dall’emergenza (…), rischia di peggiorare la situazione aggravando il bilancio idrico complessivo degli ecosistemi e delle falde».

Leggi le proposte del WWF

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.