
Un successo la petizione che chiede le dimissioni di Ignazio La Russa
Per l’incompatibilità delle sue dichiarazioni con i principi democratici e costituzionali dello Stato Italiano, il presidente del Senato Ignazio La Russa deve abbandonare il suo incarico. Elena Mazzoni (segretaria federazione di Roma del Partito della Rifondazione Comunista) e Maurizio Acerbo (segretario nazionale di Prc) così motivano il lancio della petizione su Change.org, che aspira a raggiungere quota 150mila firme entro il 25 maggio: «Le sue esternazioni sulla Resistenza, in particolare sull'atto di Via Rasella, non sono riconducibili ad opinioni. Non sono nemmeno uno dei purtroppo assai diffusi momenti di revisionismo storico. Sono un falso storico, la negazione di atti giudiziari, una offesa alla Resistenza e un inquinamento delle responsabilità storiche del fascismo e del nazismo». «Quanto affermato dal Presidente del Senato è incompatibile con la carica che ricopre». In altri Paesi europei – si legge poi nel testo della petizione che, nel momento in cui si scrive, conta 102.800 adesioni – il Presidente del Senato sarebbe già stato costretto alle dimissioni, «e sarebbe grave che ciò non avvenisse in Italia».
Tra i primi firmatari, segnaliamo Vittorio Agnoletto, Paolo Berdini, Marco Bersani, Fausto Bertinotti, Giorgio Cremaschi, Luigi de Magistris, Paolo Ferrero, Eleonora Forenza, Domenico Gallo, Beppe Giulietti, Leo Gullotta, Sabina Guzzanti, Raniero La Valle, Tomaso Montanari, Raul Mordenti, Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Moni Ovadia, Riccardo Petrella, Giovanni Russo Spena, Vauro Senesi e Barbara Spinelli.
Nell'aggiornamento del 9 maggio, sempre su Change.org, i promotori della raccolta firme ringraziano gli aderenti per il conseguimento delle prime 100mila firme e annunciano che il 24 maggio prossimo, alle ore 11.30, consegneranno «direttamente al Senato questa massiccia espressione di volontà popolare democratica». «Siamo convinti che questo grande traguardo raggiunto (...) sia rappresentativo di una coscienza democratica del Paese che, nonostante tutto, resta maggioritaria. Oggi più che mai la Costituzione va difesa ed attuata e non stravolta con dichiarazioni revisioniste o "riforme" presidenzialistiche. La Costituzione è antifascista, parlamentarista e sociale».
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