Nessun articolo nel carrello

La Corte penale internazionale ed il fantasma di Putin. Un saggio di Domenico Gallo

La Corte penale internazionale ed il fantasma di Putin. Un saggio di Domenico Gallo

Il 13 giugno, il magistrato Domenico Gallo ha postato nel suo sito un suo saggio pubblicato sul n. 68 della Rivista Alternative per il socialismo (Castelvecchi editore, €.15,00). Tiutolato La Corte penale internazionale ed il fantasma di Putin, è leggibile a questo link. Di seguito, la pagina iniziale.

Il 17 marzo scorso la Pre-Trial Chamber della Corte penale internazionale ha emesso due mandati di cattura in relazione ai crimini di guerra commessi nel corso del conflitto in Ucraina. Il primo riguarda il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin, il secondo riguarda una sua collaboratrice, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Commissario per i diritti dei bambini. Entrambi sono accusati del crimine di deportazione illegale di bambini dai territori occupati dell’Ucraina.

La notizia dell’incriminazione di Putin è piombata come una bomba sugli attori del conflitto ed i loro alleati ed ha suscitato un’esplosione di opposti commenti, di entusiasmo, di riprovazione, di preoccupazione, di timore per gli ulteriori rischi.  Se è apparso subito scontato il plauso dei fanatici dell’Atlantismo e dei tifosi di Zelensky, molte perplessità si sono levate dal mondo dei giuristi, anche da coloro che avevano espresso apprezzamento per l’istituzione della Corte penale internazionale. Si veda in particolare Daniele Archibugi sul Manifesto del 18 marzo (“Putin, un’incriminazione con tante ambiguità”), Vladimiro Zagrebelsky sulla Stampa del 19 marzo (“I crimini di Putin e la credibilità della giustizia”), Franco Ippolito sul Manifesto del 23 marzo (“La guerra si ferma con la politica, non con il diritto penale”), Gaetano Azzariti sul Manifesto del 29 marzo (“I crimini di guerra vanno perseguiti tutti”). In particolare Azzariti punta il dito su “una «giustizia su misura» che si applica agli sconfitti ovvero ai nemici dell’occidente, mentre alcune potenze si sottraggono alla giurisdizione di tali tribunali e continuano a rivendicare l’impunità per le loro guerre di aggressione, svolte in nome dell’umanità.” Conclude Azzariti: “si dovrà ammettere cioè che il tribunale internazionale, che opera a nome di ben 123 Stati e a cui si affidano tante speranze per far prevalere le ragioni del diritto su quelle della forza barbarica dei carnefici non può però essere considerato espressione di un globalismo giuridico manifestazione della giustizia universale, conformandosi invece come «giustizia su misura». Un disastro per il diritto globale, un ostacolo per la pace”.

*Vladimir Putin. Foto di www.kremlin.ru, tratta da commons.wikimedia, immagine originale e licenza

 

 

 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.