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Richiedenti asilo a Parma: 12 associazioni scrivono al prefetto

Richiedenti asilo a Parma: 12 associazioni scrivono al prefetto

È datata oggi, 28 giugno, una Lettera aperta inviata al prefetto di Parma da 12 associazioni locali, laiche e di ispirazione cristiana, impegnate nella tutela dei diritti dei migranti (Centro Immigrazione Asilo Cooperazione internazionale di Parma e Provincia-CIAC, Art lab, Casa della pace di Parma Ets, Società Missionaria di Maria, Donne in nero, Azione Cattolica, Sguardi di fraternità aps, Laicato saveriano, Libera Coordinamento di Parma, Consorzio di solidarietà sociale, Associazione di Amicizia Italia-Birmania Giuseppe Malpeli, Rete diritti in casa).

A motivare l’invio della Lettera è il caso di un gruppo di richiedenti asilo in cerca di accoglienza: «A Parma, sul marciapiede di via Cavestro, esiste da qualche tempo un gruppetto di richiedenti asilo (per la maggior parte di nazionalità pakistana e bengalese) i quali richiedono giustamente di poter esigere il loro diritto all'accoglienza istituzionale. Dormono sul marciapiede. Alla Questura, che ha ricevuto le loro richieste di protezione internazionale, sono noti come richiedenti asilo. Provengono dalla rotta balcanica, non dal mare, ma per legge godono degli stessi diritti e della stessa titolarità all'accoglienza dei migranti provenienti dagli sbarchi. Fino a poco tempo fa persone nelle medesime condizioni potevano essere inserite nel SAI, il sistema di accoglienza e integrazione dello Stato italiano articolato in progetti territoriali pur presenti in Parma e in diversi comuni del Parmense; tuttavia il decreto cosiddetto Cutro, approvato a maggio dal nuovo governo, ha precluso ai richiedenti asilo la possibilità di ingresso al SAI destinandoli alla accoglienza nei CAS (Centri di accoglienza straordinari) che sono nelle competenze della Prefettura, attualmente divenuta l’unico organo titolato ad accogliere i richiedenti asilo. Tutti coloro che si vedono in via Cavestro hanno presentato alla Prefettura la richiesta di inserimento nei CAS. Ci uniamo a loro nella richiesta di una pronta e urgente collocazione all'interno del sistema CAS nel pieno rispetto del loro diritto ed in adempimento ai compiti che la legge pone alle Prefetture».


* Migranti a Lampedusa nell'agosto 2007, foto di Sara Prestianni Noborder Network, tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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