
Il Patriarcato latino di Gerusalemme sull’assalto di Israele a Jenin: «crimini ingiustificati»
«Finché non si risolveranno i problemi strutturali, soprattutto il primo, quello della dignità e della libertà e dell'autodeterminazione del popolo palestinese con un suo Stato, queste situazioni temporanee, dolorose, con tante vittime, continueranno dall'una e dall'altra parte». Così il patriarca latino di Gerusalemme, mons Pierbattista Pizzaballa, ai microfoni di Radio Vaticana, ieri, interviene il giorno dopo l’improvviso attacco israeliano su Jenin. «Ancora una volta, non è la prima e purtroppo temo non sarà l'ultima – ha aggiunto – assistiamo a un'operazione militare nella zona nord della Samaria, nel campo profughi di Jenin, intenta a colpire alcune cellule di resistenti palestinesi, resistenti armati»
Dieci i palestinesi rimasti uccisi, sembra tutti giovanissimi, tra i 16 e i 23 anni, tutti miliziani, secondo la versione degli israeliani, e 120 persone ferite, 20 delle quali in modo grave: questo il bilancio di un’operazione diretta, secondo Israele, contro «infrastrutture terroristiche» dove si pianificavano attacchi, usate come depositi di armi e come rifugi dai miliziani coinvolti in attentati.
Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha diffuso una nota che definisce l’assalto dell’esercito israeliano come un’aggressione «senza precedenti», con «atti barbarici» che distruggono anche luoghi sacri e annientano persone desiderose e meritevoli di una vita dignitosa. Durante l’«aggressione israeliana», aggiunge la nota, è stata colpita anche la chiesa e la comunità ecclesiale locale. Il comunicato si conclude con la supplica a un immediato cessate il fuoco e per por fine a «crimini ingiustificati».
Drammatica l’immediata reazione all’operazione israeliana rivendicata da Hamas come «prima risposta ai crimini dell’occupazione»: a Tel Aviv un’auto si è lanciata contro i pedoni ferendo sette persone, di cui tre in modo grave. In tutta la Cisgiordania, intanto, i palestinesi hanno osservato uno sciopero generale di protesta.
L’operazione non è ancora conclusa, stando alle dichiarazioni del portavoce delle Forze di Difesa israeliana: «ha già raggiunto la maggior parte dei suoi obiettivi e con meno resistenza o complicazioni secondarie di quanto previsto dall’intelligenze», ha spiegato, e «potrebbe concludersi nel giro di pochi giorni, ben prima del previsto».
*Posto di blocco. Foto tratta da Pixabay, immagine originale e licenza
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