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Patrick Zaki: un «intoppo per la realpolitik in salsa italiana»?

Patrick Zaki: un «intoppo per la realpolitik in salsa italiana»?

«Una storia italiana di disattenzioni e di inerzie politiche»: così commenta Gianni Ballarini di Nigrizia la sentenza del tribunale egiziano di Mansura che condanna a 3 anni (14 ancora da scontare) di carcere Patrick Zaki. «Poteva essergli concessa la cittadinanza», spiega: «Draghi, invece, vestì i panni di Ponzio Pilato. Ora l’Egitto ci interessa per il gas, le armi e i migranti. Regeni e Zaki solo intoppi per la realpolitik in salsa italiana».

Da quando è iniziato il calvario dello studente, spiega Ballarini, che ricostruisce nell’articolo tutta la sua parabola, «una parte della società civile italiana si mobilita: prima la sua Università, poi il comune di Bologna, altre città, e anche organizzazioni come Amnesty international. Una mobilitazione di piazza. Pure David Sassoli, all’epoca presidente del parlamento di Strasburgo, fa sua la causa, prende le difese di Zaki, accusando il regime egiziano. Negli ambienti diplomatici c’è fibrillazione. C’è in ballo, infatti, anche la nostra reputazione a livello internazionale, già messa sotto i tacchi con il caso Regeni». Ma l’indignazione e la mobilitazione si ferma qui.

I diversi governi italiani che si succedono «fanno orecchie da mercante». Le due mozioni parlamentari per la cittadinanza a Zaki (la Camera, il 7 luglio 2022, approva all’unanimità con la sola astensione di Fratelli d’Italia), spiega ancora il giornalista di Nigrizia, «non sono vincolanti per il governo». E infatti Mario Draghi, come Ponzio Pilato, se ne lava le mani, nonostante le dichiarazione su un presunto impegno in favore della liberazione di Zaki.

Intanto proseguono a ritmo serrato gli affari tra i due partner commerciali: «Viene consegnata la seconda fregata al Cairo. La commessa del secolo: 1,2miliardi di euro. Ma gli accordi tra Roma e Il Cairo prevedono una vendita per oltre 9 miliardi di sistemi militari italiani all’Egitto. E poi in quel Paese ci sono gli investimenti miliardari di Eni in gas (soprattutto) e petrolio. Si chiama real politik in salsa italiana».

Passiamo all’attualità: secondo Ballarini, «il governo Meloni si avventura in acrobazie linguistiche per nascondere l’assoluta inerzia». Negli incontri istituzionali al-Sisi rassicura il governo italiano sui casi Zaki-Regeni, ma sono solo «parole al vento». Anche oggi Meloni se la cava con una «dichiarazione vuota. Se non fosse il preludio a una possibile grazia che il dittatore del Cairo potrebbe concedere a Zaki, come lasciano filtrare fonti dall’esecutivo. Il 19 luglio è la festa di El Am El Hijri, l’egira di Maometto, l’inizio del calendario islamico. Il 23 luglio si celebra il giorno della rivoluzione del 1952. Si confida in un atto di clemenza in occasione di queste feste. Speranze flebili».

Secondo il giornalista, oltre ai commerci di armi e alla questione energetica, un altro filo tiene ben saldi i due partner: «Il tema immigrazione, a cui “tiene così tanto” il governo italiano: il 20% delle persone arrivate è di nazionalità egiziana. Mantenere buoni rapporti con Il Cairo, magari riempendolo di denaro (vedi la strategia con la Tunisia), sarebbe fondamentale».

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