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Spagna: la destra non sfonda

Spagna: la destra non sfonda

Newsletter n. 127 del 24 luglio 2023

Cari amici,

Si potrà dire quello che si vuole sui risultati delle elezioni politiche in Spagna, cercando di dipanare l’intricata matassa della geografia politica spagnola, ma una cosa è certa, che la destra non ha sfondato, e non ha sfondato perché la destra non ha futuro; sua non è la pace, né essa ha per sua patria la Terra che geme, e se ha una dignità, non rispetta la dignità delle persone, a cominciare dai migranti, dagli stranieri, dai nemici, dai “diversi”.

Si sono offesi perché Patrik Zaki, uscito dal carcere egiziano dove era ingiustamente detenuto, ha preso un aereo di linea per tornare in Italia invece dell’aereo di Stato, ma la vera notizia è un’altra: mentre l’Europa, a cominciare da Ursula von der Leyen, tresca con la Tunisia, per ottenere che non faccia passare i migranti in cambio di soldi, la tragedia dei disperati che sprofondano nel mare di sabbia del Sahara prima di poter raggiungere il mare per un altro naufragio, ha la sua foto-choc, come la chiama l’Avvenire. Ha fatto il giro del mondo infatti l’immagine simbolo del dramma che stanno vivendo i migranti subsahariani cacciati dalla Tunisia e deportati nel deserto, al confine con la Libia: la foto di una donna trovata con la faccia in giù sulla sabbia ardente insieme alla sua bambina, entrambe morte di caldo e di sete nel vano cammino verso un altro futuro: «Abbraccia la bimba, sua figlia - scrive l’Avvenire -: un ultimo gesto di protezione, forse per ripararla dal sole a picco, dal caldo o per consolarla. Hanno fame e sete, non hanno nulla. La foto riflette e testimonia l'orrore delle violenze e delle deportazioni che stanno subendo i migranti subsahariani, gli africani con la pelle nera, in Tunisia. Rintracciati per strada, caricati sui pullman e abbandonati nel deserto al confine con la Libia. Qui, senza acqua né cibo, sono in pochi a sopravvivere e a essere messi in salvo da chi li trova, sfiniti». È una prova di quanto già scriveva Franco Valenti nell’articolo pubblicato nel nostro sito, “La Meloni a Tunisi, Farli morire non solo in mare ma nel deserto”.

Ha parlato di loro papa Francesco nell’“Angelus” di domenica scorsa, proprio mentre a Roma si teneva una conferenza sui migranti (e una controconferenza promossa dalle ONG) : «Desidero attirare l’attenzione sul dramma che continua a consumarsi per i migranti nella parte settentrionale dell’Africa. Migliaia di essi, tra indicibili sofferenze, da settimane sono intrappolati e abbandonati in aree desertiche. Rivolgo il mio appello. in particolare ai capi di Stato e di Governo europei e africani, affinché si presti urgente soccorso e assistenza a questi fratelli e sorelle. Il Mediterraneo non sia mai più teatro di morte e di  disumanità. Il Signore illumini le menti e i cuori di tutti, suscitando sentimenti di fraternità, solidarietà e  accoglienza».

C’è un precedente di questo appello: come ha raccontato venerdì scorso l’Avvenire, il Papa ha voluto ricevere Bentolo, un giovane camerunense che era stato catturato dai trafficanti in Libia e venduto ai guardiani di Stato che lo avevano portato in diversi luoghi di detenzione. Da uno di questi egli era riuscito a contattare con un telefonino don Mattia Ferrari, il giovane sacerdote modenese che opera con la organizzazione umanitaria Mediterranea Saving Humans, così che si venne a sapere di molti migranti che dopo maltrattamenti, abusi, torture, erano in fin di vita. Poi di lui si persero le tracce, quando un giorno la nave di soccorso dell’organizzazione umanitaria tedesca Sea Watch salvò nel Mediterraneo decine di profughi caduti in acqua da un barcone, tra cui c’era proprio Bentolo. Quando papa Francesco ha saputo del suo arrivo in Italia ha chiesto di poterlo incontrare, ciò che è avvenuto a Santa Marta con una delegazione di Mediterranea  tra cui lo stesso don Ferrari; il papa ha rivolto molte domande a Bentolo e chiesto ai presenti quali notizie giungessero dalle coste maghrebine. Nel corso del colloquio, il Papa ha parlato della situazione dei migranti spinti e abbandonati nel deserto tra Tunisia e Libia mentre gli sono state fatte vedere alcune immagini eloquenti delle violenze in atto. Nel fare un resoconto di questo incontro, don Mattia Ferrari ha poi scritto domenica: «Quello che sta avvenendo è gravissimo. Le milizie tunisine stanno catturando i migranti subsahariani e li stanno deportando nelle zone desertiche, dove stanno morendo di sete. Alcune persone sono intrappolate lì da quasi due settimane. Nei contatti che si riescono ad avere con loro dicono: “Stiamo morendo uno alla volta, aiutateci”. In un audio una giovane donna supplica tutti: “Aiutateci, non ci abbandonate qui”. In sottofondo si sentono bambini che piangono. Tutto questo avviene mentre l’Italia e l’Europa siglano l’accordo con la Tunisia con cui l’Europa le dà soldi in cambio del blocco dei migranti. Oggi il presidente tunisino Saied è a Roma alla Conferenza promossa dal governo italiano per la gestione dei flussi. Insomma, l’Italia e l’Europa anziché chiedere alla Tunisia di smettere di intrappolare i migranti nel deserto e di farli morire di sete le danno soldi perché continui a farlo. Tutto questo è di gravità inaudita e se non ci opponiamo non saremo più umani e nemmeno cristiani».

Con i più cordiali saluti,

Costituente Terra

*Foto tratta da pixabay.com, immagine originale e lienza

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