Fuori i giornalisti dai lavori del Sinodo. Parola di papa
Non ci saranno giornalisti al Sinodo sulla sinodalità che si aprirà a ottobre. Lo ha detto il papa parlando con i giornalisti, il 4 settembre, sull’aereo di ritorno dalla Mongolia. Papa Francesco ha detto, rispondendo al giornalista francese Etienne Loraillère [KTO Tv]che gli chiedeva se i lavori saranno aperti o segreti:
«C’è una cosa che noi dobbiamo custodire: il clima sinodale. Questo non è un programma televisivo dove si parla di tutto. No. C’è un momento religioso, c’è un momento di interscambio religioso. Pensa che negli interventi sinodali parlano tre-quattro minuti ognuno, e poi ci sono tre-quattro minuti di silenzio per la preghiera. Poi altri tre, e la preghiera. Senza questo spirito di preghiera non c’è sinodalità, è politica, c’è parlamentarismo. Il Sinodo non è un parlamento. Sul segreto: c’è un dipartimento presieduto dal dottor Ruffini, che è qui, che farà i comunicati stampa sull’andamento del Sinodo. Bisogna, in un Sinodo, custodire la religiosità e custodire la libertà delle persone che parlano. Per questo c’è una commissione, presieduta dal dottor Ruffini, che farà l’informazione sull’andamento del Sinodo».
Non soddisfatta Cindy Wooden [ CNS ] è tornata a chiedere: «Io vorrei seguire un po’ la domanda del collega francese sul Sinodo e l’informazione. Tanti fedeli laici hanno dato tanto tempo, preghiera, coinvolgimento nel parlare, ascoltare. Vogliono sapere che cosa c’è durante il Sinodo, l’assemblea. E lei ha parlato della sua esperienza del Sinodo sui religiosi, durante il quale alcuni del Sinodo avevano detto di “non mettere questo”, “mettere questo”, “non si può dire questo...”. Come noi giornalisti, se non abbiamo accesso almeno all’assemblea e alle sessioni generali, come possiamo essere sicuri che quello che ci viene dato come “pappa” è vero? Non c’è una possibilità perché sia un po’ più aperto con i giornalisti?».
La risposta del papa: «No, è apertissimo, cara, è apertissimo! C’è una commissione presieduta da Ruffini che tutti i giorni darà le notizie: più aperto non so, più aperto non so... E ciò che è buono è che questa commissione sarà molto rispettosa degli interventi di ognuno, e cercherà di non fare chiacchiericcio, ma di dire le cose proprio sull’andamento sinodale che sono costruttive per la Chiesa. Se qualcuno vuole che le notizie siano: “questo se l’è presa con quell’altro per questo o quello...”, questo è chiacchiericcio politico. No, la commissione ha un compito non facile, cioè dire: “Oggi la riflessione va da questo lato, va così”, e trasmettere lo spirito ecclesiale, non lo spirito politico. È diverso un parlamento da un Sinodo. Non dimenticarti che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. E come trasmettere questo, perciò si deve trasmettere l’andamento ecclesiale. Ma grazie, grazie per il coraggio di dirlo».
Il 26 agosto, durante l’incontro in Vaticano con la delegazione del Premio "È giornalismo” fondato nel 1995 e conferito al Pontefice, ai giornalisti presenti, Bergoglio aveva rivolto una “richiesta di aiuto”: «Stiamo cercando di imparare un modo nuovo di vivere le relazioni, ascoltandoci gli uni gli altri per ascoltare e seguire la voce dello Spirito. Abbiamo aperto le nostre porte, abbiamo offerto a tutti la possibilità di partecipare, abbiamo tenuto conto delle esigenze e dei suggerimenti di tutti. Vogliamo contribuire insieme a costruire una la Chiesa dove tutti si sentano a casa, dove nessuno sia escluso. Quella parola del Vangelo che è tanto importante: tutti. Tutti, tutti: non ci sono cattolici di prima, di seconda e di terza classe: no. Tutti insieme. Tutti. È l’invito del Signore… Per questo oso chiedere aiuto a voi, in questo, maestri di giornalismo: aiutatemi a raccontare questo processo per ciò che realmente è, uscendo dalla logica degli slogan e di racconti preconfezionati».
Poi aveva messo in guardi contro i “peccati del giornalismo”. «La disinformazione – aveva detto –- uno dei peccati del giornalismo, che sono quattro: la disinformazione, quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia – tante volte si usa quello; la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie. Lo scandalo vende. E la disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo».
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