
A Gaza si muore per i bombardamenti e per il blocco: l'appello di Oxfam
Prima il blocco totale, con la carenza di acqua pulita ed elettricità. Poi le bombe, che si sono abbattute sul grande ospedale di Gaza, provocando centinaia di morti. Mai il modo di dire “sparare sulla Croce Rossa” è sembrato tanto calzante... «Bombardare un ospedale è un crimine di guerra», è «disumano», ha dichiarato Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, in una nota di ieri.
Come e forse più delle bombe israeliane, l’assenza di acqua pulita potrebbe fare strage: «Nella quasi totale mancanza di servizi idrici», si legge nella nota, «Gaza vive in queste ore una crisi sanitaria senza precedenti che rischia di provocare un'epidemia di malattie infettive mortali, come il colera. I cinque impianti di trattamento delle acque reflue di Gaza e la maggior parte delle 65 stazioni di pompaggio non funzionano più. Acque quindi inquinate vengono ora scaricate in mare mentre, in alcune aree, i rifiuti solidi si accumulano nelle strade». Ad aggravare la situazione, poi, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, ormai introvabili, e la grande difficoltà degli aiuti umanitari a operare o semplicemente ad accedere alla Striscia di Gaza. «In questa situazione c'è un disperato bisogno di aiuti», ha confermato anche un portavoce di Palestine Medical Relief Society (partner di Oxfam): «Le persone non vengono uccise solo dai missili, ma anche dalle malattie causate dalle condizioni igieniche, dalla mancanza di cibo e acqua. A Gaza si è costretti a usare acqua sporca, a lottare per procurarsi cibo e ad affrontare una grave carenza di forniture mediche essenziali. Le persone muoiono ogni giorno e le condizioni di vita sono indicibili».
Oxfam chiede con urgenza un cessate il fuoco immediato, vie d’accesso sicure per gli aiuti umanitari e la liberazione degli ostaggi detenuti a Gaza. «La popolazione civile non può essere bersaglio di questo indicibile massacro», ha concluso Pezzati. «Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco. La comunità internazionale deve affrontare le cause profonde del conflitto in corso, ovvero l'occupazione e il blocco».
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