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TPNW, seconda Conferenza dei Paesi contro le armi nucleari: Italia assente

TPNW, seconda Conferenza dei Paesi contro le armi nucleari: Italia assente

La sottosegretaria agli Esteri, Maria Tripodi, rispondendo a un’interrogazione parlamentare della deputata Pd Laura Boldrini, ha confermato che l’Italia non parteciperà alla Seconda Conferenza degli Stati parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW), che inizierà lunedì 27 novembre presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York. Non parteciperà nonostante il voto unanime in Commissione Esteri della Camera dei Deputati di una Risoluzione che a luglio scorso invitava il governo a fare passi concreti nella direzione di un mondo libero dalle armi nucleari e, più in particolare, a valutare la possibilità di partecipare alla seconda Conferenza di New York in qualità di “Stato osservatore”. Ha detto la sottosegretaria che il governo condivide «con gli Stati parti del Trattato l'obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari» e apprezza «il ruolo svolto dai Parlamenti e dalla società civile per il raggiungimento di questo obiettivo». Ma di partecipare a alla Conferenza proprio no...

In una nota del 23 novembre, diramata in seguito alle dichiarazioni della sottosegretaria, la Rete Italiana Pace Disarmo e Senzatomica (partner italiani della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons e promotori della campagna "Italia, ripensaci") hanno espresso «delusione per la scelta annunciata oggi dal Governo italiano, che in questo modo si autoesclude da uno dei percorsi più concreti di disarmo nucleare globale». Ancora una volta, si legge tra le righe, il compito di rappresentare l’Italia nel cammino globale di disarmo nucleare spetterà alla società civile. A New York, hanno affermato Senzatomica e Rete Pace e Disarmo, «rappresenteremo la grande maggioranza delle italiane e degli italiani favorevole all'eliminazione del pericolo nucleare».

Il TPNW rappresenta il primo trattato internazionale legalmente vincolante che rende illegali le armi nucleari e ne vieta l’uso, lo sviluppo, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, lo stoccaggio, il trasferimento e persino la minaccia d’uso. Adottato dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, il TPNW è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, 90 giorni dopo la ratifica del 50.mo Stato. Oggi conta 93 Paesi firmatari e 69 Paesi che già lo hanno ratificato. La prima Conferenza degli Stati Parti del TPNW si è tenuta a Vienna nel giugno 2022 e ha radunato, insieme ai Paesi aderenti, anche più di 30 Paesi osservatori (come Australia, Belgio, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia), che non hanno firmato il Trattato in fedeltà al loro credo nuclearista o ai loro ottimi rapporti con i partner dell’Alleanza Atlantica. Esito della Conferenza di Vienna è stato l’adozione di una “Dichiarazione finale” che ha condannato ogni minaccia nucleare e ha lanciato un “Piano d’Azione di Vienna” in 50 punti, una road map per impedire l’uso delle armi in circolazione e per avviarsi alla loro eliminazione totale. Ma l’Italia, che non hanno ancora aderito a TPNW, A Vienna non c’è andata.

Pochi giorni prima della chiusura del governo in Parlamento, l’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN, Premio Nobel per la Pace 2017) e la Campagna “Italia, ripensaci” avevano inviato un’ultima chiamata al governo Meloni (leggi la nota della Rete Italiana Pace e Disarmo), invitandolo a partecipare alla Conferenza di New York. «Una “ultima chiamata” che si è concretizza dopo mesi di azione congiunta della società civile, nazionale ed internazionale, per allargare il più possibile lo spazio del confronto nell’ambito dell’unica norma internazionale che esplicitamente proibisce l’uso e la minaccia d’uso delle armi nucleari. In vista di un percorso di disarmo globale che possa portare ad una messa al bando definitiva delle armi più distruttive mai costruite nella storia».

Daniel Högsta (vicedirettore ICAN), che ha recentemente partecipato ad eventi di sensibilizzazione in Italia, ha chiesto all’Italia «di partecipare al confronto con i Paesi che hanno esplicitamente dichiarato di voler mettere al bando le armi nucleari, se davvero crede all’obiettivo di un disarmo nucleare globale. Gli Stati che rifiutano di mettersi in gioco per questa prospettiva saranno giudicati dalla Storia, visto che stiamo parlando di armamenti che ancora oggi sono una minaccia all’esistenza stessa dell’umanità».

La partecipazione italiana alla Conferenza di New York, dunque, avrebbe potuto rilanciare il «protagonismo dell’Italia nei percorsi di disarmo nucleare», rendendo giustizia alla volontà popolare, esplicitamente contraria agli ordigni nucleari, ma anche alle richieste del Parlamento, come dimostrato dalla Risoluzione presentata a luglio in Commissione Esteri della Camera.

La Rete Pace e Disarmo ha infine spiegato che la Conferenza di New York si svolge intorno a un “Dibattito generale” – il 28 e 29 novembre gli Stati parte potranno scambiare opinioni e preoccupazioni relative alla minaccia nucleare nel contesto attuale – e a “Dibattiti tematici”, per discutere i vari articoli del Trattato, come l’impatto umanitario e ambientale delle armi nucleari, l’assistenza alle vittime, la bonifica dei territori contaminati, l’assistenza internazionale, le misure messe in campo dai governi nazionali, ecc.

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