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"Omosessuali credenti, una Chiesa in ascolto". Inchiesta di Famiglia Cristiana

ROMA-ADISTA. È in edicola da oggi il numero di Famiglia Cristiana che contiene un'ampia inchiesta sulla benedizione alle coppie omosessuali dopo le polemiche accese dalla dichiarazione del Vaticano Fiducia supplicans.

«Fare entrare non vuol dire legittimare o dire che va bene così, ma far sì che chiunque abbia modo di incontrare il Signore all’interno della comunità credente e, al suo interno, fare il suo cammino di conversione nella sequela di Lui. Proposta salvifica che riguarda ciascuno di noi», così scrive nell'introduzione don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana, nell’introdurre, sul numero della rivista cattolica da oggi in edicola, l’inchiesta di copertina dedicata al tema degli omosessuali credenti dopo le accese polemiche apertesi, anche nell’ambito ecclesiastico, riguardo a Fiducia supplicans, la dichiarazione sulla possibilità di benedire le coppie irregolari pubblicata dal Dicastero della dottrina della fede lo scorso 18 dicembre e l’invito alla riflessione e al dialogo di papa Francesco durante la recente intervista tv rilasciata a Fabio Fazio, in cui il pontefice ha richiamato la parabola del banchetto nuziale ((Matteo 22,1-14) ) del re, che, visto il rifiuto degli invitati di parteciparvi, manda i servi ai “crocicchi delle strade” per farvi entrare tutti. «Fedeli alla nostra tradizione», continua don Stimamiglio, «e per sfuggire ai pregiudizi abbiamo scelto di andare anche noi nei crocicchi del nostro tempo e di incontrare alcune coppie omosessuali credenti per capire chi sono, come vivono i drammi che spesso sperimentano con le loro famiglie quando fanno coming out, le loro scelte di fede».

Ecco allora, le testimonianze di Innocenzo e Carlo, uniti civilmente nell’agosto 2020. Entrambi cattolici si sono conosciuti a Kairos, un gruppo di cristiani Lgbtq+ di Firenze di cui Innocenzo è tuttora uno dei coordinatori, nel 2005, «anni in cui per gli omosessuali non c’era un luogo in cui pregare», raccontano. Li unì scoprire che Innocenzo aveva come madre spirituale una suora di clausura e Carlo era affezionatissimo alle Clarisse. Oggi per loro la vera benedizione è «essere riconosciuti come famiglia all’interno della nostra comunità». Anche Giulia e Aurora, unite civilmente nel settembre 2021, che vivono a Roma e frequentano la parrocchia del loro quartiere, parlano della loro esperienza. «I miei genitori ci hanno messo molto ad accettare la mia relazione perché temevano che avrei avuto una vita difficile e infelice», racconta Aurora. E Giulia: «Sono credente e quando parlo dela mia esperienza devo “difendermi”, soprattutto sui social, dagli opposti estremismi: i cattolici integralisti, da un lato, e gli estremisti Lgbtq+ dall’altro, che mi chiedono come faccia una lesbica a essere cattolica e andare in chiesa. Ormai ci sono abituata». «Papa Francesco, attraverso la possibilità della benedizione, dice che anche noi, siamo parte della Chiesa».

All’interno dell’inchiesta dal titolo “Una Chiesa in ascolto”, anche il punto sulle diverse opinioni  delle conferenze episcopali nel mondo (dall’Africa che considera Fiducia Supplicans un documento blasfemo e chi lo vede come una «carezza di Dio») e la riflessione di mons. Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di teologia, che sottolinea come  la parabola del banchetto nuziale citata dal Papa, sia «la chiave per comprendere Fiducia supplicans. Dio è solo e sempre amore dall’eterno, comunione di amore inclusivo» spiega ricordando il principio pastorale del Concilio Vaticano II «Il Signore benedice tutti coloro che sono capaci di essere battezzati». L’unica condizione che esclude dall’autentica misericordia divina? «Non perdonare il fratello», spiega Staglianò. «Bisogna fare come dice il Papa “Non condannare dall’inizio, ma accompagnare… Perdonare tutto e trattare la gente con bontà».

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