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No ai CPR e alle politiche di reclusione di migranti: appello di CIAC e Casa della Pace di Parma

No ai CPR e alle politiche di reclusione di migranti: appello di CIAC e Casa della Pace di Parma

“No ai Cpr, no ai grandi centri, sì alle persone”: sotto questo slogan il CIAC (Centro Immigrazione Asilo Cooperazione Internazionale di Parma e Provincia) e la Casa della Pace chiamano alla mobilitazione contro i Centri per il rimpatrio che il governo vorrebbe aprire in tutte le Regioni italiane, nonostante le criticità emerse da inchieste giornalistiche e giudiziarie. Nei giorni in cui l’opinione pubblica si interroga sul suicidio di Ousmane Sylla, il giovane guineano di 21 anni recluso da 8 mesi nella struttura romana di Ponte Galeria, la società civile dell’Emilia-Romagna – con lo sguardo puntato sulla manifestazione nazionale che si terrà a Ferrara il 2 marzo prossimo – si mobilita per chiedere l’immediato «Stop ai Centri di Permanenza e Rimpatrio, ai campi “provvisori” come quello di Martorano e a tutti i grandi centri dove vengono segregati i migranti».

Nella nota diramata ieri, il CIAC denuncia «la violenza e la manifesta violazione dei diritti umani che si perpetua all’interno dei CPR». Accusa il sistema di “detenzione” dei migranti di «umiliazioni fisiche», «abuso nella somministrazione di psicofarmaci», «sovraffollamento» e «condizioni igieniche disumane» che accrescono disperazione, suicidi e rivolte «dei cittadini stranieri che non sopportano di vivere dietro le sbarre senza aver commesso alcun reato».

L’accusa principale è rivolta al governo Meloni, che insiste nel ritenere i Cpr una valida strategia politica: «Il governo italiano vuole aprire in tutte le Regioni, e quindi anche in Emilia-Romagna, un Cpr puntando su un modello di gestione delle migrazioni basato sull’esclusione, sulla sua violenza e sulla brutalità». Per questo la Onlus, insieme alla Casa della Pace di Parma, rifiutano «questa assurda decisione» e chiedono «l’immediata chiusura di queste strutture su tutto il territorio nazionale».

I cosiddetti “campi di transito”, insieme ai CPR, rientrano nella «politica dell’emergenza, che mira soltanto a parcheggiare i migranti in luoghi isolati, lontani dagli occhi degli autoctoni, situazioni in cui viene sistematicamente negato ogni servizio, spazi dove non è in alcun modo possibile costruire un percorso di autonomia e di inclusione».

CIAC e Casa della Pace di Parma chiedono «a tutti e tutte di unirsi a questo appello e mobilitarsi» aderendo attraverso l’email associazione@ciaconlus.org.

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