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Inizia il Ramadan: L'appello della Santa sede: «Preghiamo insieme per la pace»

Inizia il Ramadan: L'appello della Santa sede: «Preghiamo insieme per la pace»

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. È cominciato luunedì 11 marzo il Ramadan per i musulmani. Siamo «consapevoli dell’importanza di questo periodo per il vostro cammino

spirituale e per la vostra vita famigliare e sociale, che abbraccia anche i vostri amici e vicini cristiani», si legge nel messaggio del Dicastero vaticano per il dialogo Interreligioso. «Siamo lieti di sapere che il nostro Messaggio annuale per il Ramadan è un mezzo importante per rafforzare e costruire buone relazioni tra cristiani e musulmani, grazie alla sua diffusione attraverso i media tradizionali e moderni, in particolare i social media - prosegue -. Per questo motivo sarebbe utile far conoscere meglio questo Messaggio ad entrambe le comunità.

Avremmo voluto condividere con voi alcune considerazioni su un tema diverso da quello che

abbiamo scelto di affrontare, ma il numero crescente di conflitti in questi giorni, che vanno dai combattimenti militari agli scontri armati di varia intensità che coinvolgono Stati, organizzazioni criminali, bande armate e civili, è diventato davvero allarmante. Papa Francesco ha recentemente osservato che questo aumento delle ostilità sta di fatto trasformando “una terza guerra mondiale combattuta a pezzi” in “un vero conflitto globale”.

Le cause di questi conflitti sono molteplici, alcune di lunga data, altre più recenti. Insieme al

perenne desiderio umano di dominio, alle ambizioni geopolitiche e agli interessi economici, una delle cause principali è sicuramente la continua produzione e il commercio di armi. Anche se una parte della nostra famiglia umana soffre gravemente gli effetti devastanti dell’uso di queste armi in guerra, altri si rallegrano cinicamente del grande profitto economico derivante da questo commercio immorale. Papa Francesco ha descritto questo come intingere un boccone di pane nel sangue del nostro fratello.

Allo stesso tempo, possiamo essere grati di possedere anche immense risorse umane e

religiose per promuovere la pace. Il desiderio di pace e di sicurezza è profondamente radicato nell’animo di ogni persona di buona volontà, poiché nessuno può non vedere gli effetti tragici della guerra nella perdita di vite umane, nel bilancio di gravi ferite e nella moltitudine di orfani e vedove.

La distruzione delle infrastrutture e delle proprietà rende la vita irrimediabilmente difficile, se

non impossibile. A volte centinaia di migliaia di persone sono sfollate nel proprio paese o costrette a fuggire in altri paesi come rifugiati. Di conseguenza, la condanna e il rifiuto della guerra dovrebbero essere inequivocabili: ogni guerra è fratricida, inutile, insensata e oscura. In guerra perdono tutti.

Ancora una volta, nelle parole di Papa Francesco: “Nessuna guerra è santa, solo la pace è

santa”. Tutte le religioni, ciascuna a modo suo, considerano la vita umana sacra e quindi degna di rispetto e protezione. Fortunatamente, gli Stati che consentono e praticano la pena capitale diventano ogni anno sempre meno. Un risvegliato senso del rispetto per questa fondamentale dignità del dono della vita contribuirà alla convinzione che la guerra deve essere rifiutata e la pace custodita.

Pur con le loro differenze, le religioni riconoscono l’esistenza e l’importante ruolo della

coscienza. Formare le coscienze al rispetto del valore assoluto della vita di ogni persona e del suo diritto all’integrità fisica, alla sicurezza e ad una vita dignitosa contribuirà parimenti alla condanna e al rifiuto della guerra, di ogni guerra e di tutte le guerre.

Guardiamo all’Onnipotente come al Dio della pace, fonte della pace, che ama in modo

speciale tutti coloro che dedicano la propria vita al servizio della pace. Come tante cose, la pace è un dono divino ma, allo stesso tempo, il frutto degli sforzi umani, soprattutto nel preparare le condizioni necessarie alla sua instaurazione e conservazione.

Come credenti, noi siamo anche testimoni della speranza, come abbiamo ricordato nel nostro Messaggio per il Ramadan del 2021: “Cristiani e musulmani: testimoni della speranza”. La speranza può essere simboleggiata da una candela, la cui luce irradia sicurezza e gioia, mentre il fuoco, incontrollato, può portare alla distruzione della fauna e della flora, delle infrastrutture e alla perdita di vite umane.

Cari fratelli e sorelle musulmani, uniamoci per spegnere il fuoco dell’odio, della violenza e

della guerra, e accendiamo invece la dolce candela della pace, attingendo alle risorse per la pace che sono presenti nelle nostre ricche tradizioni umane e religiose.

Possano il vostro digiuno, le altre pie pratiche durante il Ramadan e la celebrazione di ‘Id al-

Fitr che lo conclude, portarvi abbondanti frutti di pace, speranza e gioia».

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