
Oggi, 45° anniversario della rivoluzione sandinista. Fu liberazione da un'oppressione
Itanica, l'Associazione Italia-Nicaragua ricorda oggi, con il breve scritto qui di seguito, l'anniversalrio della rivoluzione che il 19 luglio del 1979 abbatté la dittatura di Anastasio Somoza.
Per chi non era ancora nato…
Per chi ha condiviso il sogno ma ha dimenticato…
Per chi continua a considerare la solidarietà internazionale “tenerezza dei popoli”.
Fu una rivoluzione dal basso dove fu protagonista un intero popolo, dai campesionos alle comunità cristiane di base (Iglesia popular).
Fu una rivoluzione anomala, diversa, come primo atto venne abolita la pena di morte e l’ergastolo, non ci furono rappresaglie contro i vinti, seppure autori di atrocità, si cercò di rieducare, di reinserire gli antichi somozisti nella comunità nazionale.
Quella rivoluzione fu per alcuni anni la prova vivente che l’umanità poteva liberarsi dall’oppressione, cercare di non riprodurre la violenza e tentare di essere felice nella condivisione generosa del bene e dei beni.
Fu poi schiacciata dai nemici dell’umanità, che ancora tengono sotto il tallone di ferro il mondo intero.
Comunque la pensiate sul Nicaragua attuale, crediamo che una memoria di quel 19 luglio vada fatta, anche perché riscosse molte simpatie in tutto il mondo. Decine di migliaia di giovani andarono in Nicaragua attratti dalle utopie di una rivoluzione basata sui principi di pluralismo politico, economia mista e non allineamento, che si prefiggeva la creazione dell’Hombre Nuevo sottraendolo dal campo dell’utopia per portarlo nel mondo delle scelte possibili.
Quegli eventi sono una pagina importante nella lotta di liberazione del movimento delle oppresse e degli oppressi, di cui è importante conservare un posto nella nostra memoria collettiva.
“Credo perfino che certe rivoluzioni siano scoppiate così, solo perché la felicità si è mostrata all’orizzonte “ (Luisa Muraro).
*Foto di Jorge Mejía peralta tratta da Flickr
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