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Lettera aperta ai movimenti che operano per la pace

Lettera aperta ai movimenti che operano per la pace

Tratto da: Adista Documenti n° 16 del 26/04/2025

Qui l’introduzione a questo testo. 

Cari amici, proprio in questi giorni in cui la parola "riarmo", finalizzata alla costituzione di una nuova superpotenza armata, ha prepotentemente preso posto nel dibattito pubblico, noi pensiamo invece che sia giunta l'ora di prendere coscienza del fatto che ogni riarmo prepara la guerra e che nessuna guerra conduce alla pace ma a una nuova guerra, che i trattati di pace sono soltanto armistizi che preparano nuove ostilità, che il sangue chiama sangue, in una catena infinita che si autoperpetua.

È giunto il tempo di dire apertamente che questa catena millenaria deve essere interrotta, di dire apertamente, pubblicamente e con atti formali, che ci rifiutiamo e ci rifiuteremo di uccidere, di imbracciare armi per uccidere altri esseri umani la cui unica colpa è «di avere una divisa di un altro colore».

Noi siamo consapevoli che i luoghi che abitiamo, le comunità di cui facciamo parte, le risorse che servono alla nostra sopravvivenza possono o potranno un giorno essere minacciate da altri uomini, come già sono feriti da persone che li abitano.

Amiamo questi luoghi che ci hanno accolti alla nascita, questi spazi in cui siamo cresciuti e diventati donne e uomini. Amiamo le persone che li abitano e che, nonostante tutte le difficoltà, i conflitti, le sofferenze, fanno di questi luoghi uno spazio vivo, vissuto e vivente. Amiamo ancor di più, fra costoro, coloro che soffrono e sono oppressi, che più di altri hanno bisogno di protezione e solidarietà nella loro sete di essere trattati con giustizia.

Non ci sottraiamo al dovere di proteggere questi luoghi, le persone che li vivono, e primi fra essi tutti coloro che vivono una condizione di ingiustizia e di fragilità. Sappiamo che difendere la vita con mezzi che la offendono è solo un ulteriore passo per nuove offese, che uccidere per salvare è solo un modo perché nuovamente si sia uccisi, in una catena infinita, come la storia di millenni ha dimostrato. Sappiamo invece, come dimostra l’esperienza storica, che è possibile difendere la vita in modo nonviolento, anzi che il modo nonviolento è il solo modo per difenderla realmente.

Con questa lettera, nella quale affronteremo un tema particolare, noi vorremmo più in generale promuovere una fase di dialogo profondo tra tutti i movimenti che in Italia operano per la pace.

La necessità di un confronto e di una condivisione di intenti e, laddove possibile, di azioni comuni genera dalle nostre origini e dall'insegnamento dei nostri maestri: Gandhi, Aldo Capitini, Lanza del Vasto, don Tonino Bello, persone che hanno perseguito l'obiettivo della pace attraverso la nonviolenza, che è il nostro modo di perseguire la pace.

Il confronto e la condivisione tra chi ama la pace, sono resi necessari e urgenti a causa dell’attuale momento storico che ci atterrisce e ci sgomenta per le guerre, la corsa agli armamenti, la disumanizzazione della politica, l'idolatria del denaro, del dominio e del profitto in tutto il mondo.

Il tema dal quale vorremmo iniziare questo confronto è quello dell'obiezione di coscienza alla difesa armata e delle possibili alternative alla gestione militare dei conflitti, tema che forse potrebbe essere la giusta aggiunta in questi giorni in cui il confronto, anche tra chi sinceramente ama la pace, si è fatto difficile e a volte aspro e confuso.

Vi sono, e vi sono state negli ultimi anni, diverse campagne che, in modi diversi e con diversi obiettivi specifici, si oppongono alla logica militarista che perseguono i diversi governi: la campagna di obiezione alla guerra, la campagna "Un'altra difesa e possibile", la Campagna "Italia ripensaci" e quella per l'istituzione del Ministero della Pace.

Fra queste diverse campagne la Campagna Obiezione alla Guerra assume un carattere del tutto particolare perché risponde alla necessità di un netto posizionamento etico che dichiari, in modo immediato e diretto, il rifiuto della logica delle armi. Da questa presa di posizione, da questa assunzione di responsabilità individuale, possono poi derivare tutte le altre scelte, ma essa è ciò che, oggi più che mai, occorre ribadire e sulla quale concentrare, a nostro avviso, tutte le energie e le forze.

Per questo motivo siamo stati grati al Movimento Nonviolento per aver rilanciato, a partire dalla guerra in Ucraina, l’Obiezione di coscienza, creando solidarietà con giovani obiettori ucraini, russi, bielorussi, israeliani e palestinesi. Ma allo stesso Movimento Nonviolento abbiamo chiesto di rilanciare tutti insieme questa campagna provando, con tutte le nostre forze, ad allargare quanto più possibile l’ambito di coinvolgimento associativo e politico.

Mentre la possibilità della creazione di un ulteriore superpotenza armata sembra ormai decisa, è infatti necessario far emergere la voce di tutti coloro – e non sono pochi – che non sono disponibili a partecipare ad azioni militari, e che nel contempo sono pronti a impegnarsi nella formazione di una difesa civile non armata e nonviolenta.

Quella difesa alternativa riconosciuta dal nostro ordinamento, ma che le nostre istituzioni non hanno colpevolmente istituito.

Questa campagna indica con chiarezza la nostra volontà di non uccidere e di non collaborare in nessun modo diretto o indiretto alle guerre in corso, manifestando al contempo la diponibilità a formarci, addestrarci e a far conoscere e diffondere le forme di difesa non armata e nonviolenta.

Accanto al valore della diplomazia dei vertici politici, sempre meno praticata e sempre più sostituita dal principio della deterrenza militare, noi rivendichiamo il valore della nonviolenza praticata dai popoli dal basso in svariate situazioni di conflitto.

Vorremmo altresì che questa campagna si estendesse il più possibile, raggiungendo soprattutto i giovani, ignari molto spesso – per una colpevole disinformazione da parte degli organi preposti – di far parte delle liste di leva e di poter essere in futuro chiamati alle armi in caso di ripristino della leva obbligatoria, oggi solo sospesa.

Vorremmo che le esperienze di servizio civile nelle quali molte associazioni sono coinvolte come enti gestori ritornino al valore originario previsto dalle leggi che, ai sensi degli articoli 52, e 11 della Costituzione, dovrebbe ancora oggi essere finalizzato alla difesa non armata e nonviolenta della Patria e all'educazione alla pace tra i popoli.

Per tutti questi motivi, che andrebbero certamente meglio approfonditi e sviscerati, noi pensiamo che la campagna possa essere assunta da più soggetti, affinché l'invito a dichiararsi obiettori oltrepassi i nostri piccoli confini e ogni associazione o movimento, che ne condivida le premesse e gli obiettivi, la diffonda a sua volta al proprio interno e a tutte le persone a esso vicine.

Invitiamo tutte le associazioni e movimenti, le forze politiche e sindacali che hanno a cuore la pace a riaprire una fase di approfondimento culturale e politico sull'obiezione alla guerra e sulle reali alternative alla gestione militare dei conflitti.

Vi abbracciamo fraternamente a nome dei Movimenti che rappresentiamo in Italia. 

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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