
Se il modello della vecchia cristianità è duro a morire. Come tornare sulle tracce del movimento di Gesù
Tratto da: Adista Documenti n° 37 del 25/10/2025
DOC-3414. ROMA-ADISTA. Se la riflessione teologica più avanzata – ponendo l’accento sulla crisi, considerata irreversibile, delle religioni così come lo conosciamo – si interroga sulla possibilità di una religione senza dogmi, senza dottrina, senza gerarchie, senza la pretesa di possedere la verità assoluta, come pure sulla necessità che il cristianesimo reinterpreti e riconverta tutto il suo patrimonio simbolico in vista del futuro che lo attende, il monaco e teologo della Liberazione brasiliano Marcelo Barros mette davvero il dito nella piaga: la maggior parte delle parrocchie cattoliche in tutti i continenti, afferma, esprime ancora «un cattolicesimo devozionale, tipico dell'epoca delle nostre nonne».
Mentre è difficile negare che sia in atto in molti luoghi un’evoluzione verso una laicizzazione di dimensioni inedite, in direzione di una spiritualità destinata a lasciarsi alle spalle gli attuali sistemi religiosi – con i loro miti e i loro dogmi, con le loro dottrine, la loro morale e i loro meccanismi di controllo –, Barros sottolinea come persino «nelle parrocchie e nelle diocesi in cui, alcuni decenni fa, si tenevano incontri di comunità ecclesiali di base e di circoli biblici oggi si celebrano solo novene ai santi, seguite dal rosario e dall'adorazione del Santissimo Sacramento».
Quello attuale, insomma, non è affatto un cristianesimo riconciliato con le immani sfide dei tempi attuali, con tutta la corrispondente e radicale trasformazione delle strutture conoscitive ed epistemologiche: per quanto la società sia cambiata e anche le Chiese siano state costrette a farlo, le parrocchie e le diocesi continuano a essere organizzate secondo il modello della vecchia cristianità, con l’organizzazione interna della Chiesa che questo prevede e con la sua spiritualità e la sua missione. Una Chiesa ancora vista come sinonimo di gerarchia, una piramide al vertice della quale si trova il papa, e in cui la sinodalità viene accettata solo nella misura in cui rimanga intoccabile il potere del papa, dei vescovi e dei sacerdoti. Così, evidenzia Barros, «il clericalismo persiste necessariamente, e non come un abuso del sistema ecclesiastico, come spesso denunciato da papa Francesco, ma, purtroppo, come espressione normale del sistema stesso». E in questo modello ancora egemonico, è impossibile anche «mettere in pratica la proposta di vivere una Chiesa in uscita, a partire dalle periferie del mondo, e organizzarsi sulla base della sinodalità»: la separazione ancora così radicata tra sacro e profano impedisce infatti «che la proposta del regno divino come offerta per il mondo abbia una reale importanza».
Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, il testo che ci ha mandato Marcelo Barros.
*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!