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Irc: un convegno a Milano getta le basi della futura “ora delle religioni”

Irc: un convegno a Milano getta le basi della futura “ora delle religioni”

Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 25/10/2025

42404 MILANO-ADISTA. L’ora di religione cattolica attraversa da tempo in Italia una crisi che a molti – anche cattolici, anche tra l’episcopato – pare irreversibile. Se nella scuola dell’infanzia e in quella primaria la mancanza di reali alternative ne rende ancora massiccia la frequenza, nella scuola secondaria superiore il tasso di non avvalentesi cresce in misura significativa, tale da svuotare le classi. E in ogni caso non sembra un insegnamento che – sia per la sua facoltatività che per i contenuti e le forme in cui viene veicolato – sia in grado di rispondere alle esigenze di fornire una cultura religiosa di base, oltre che di porre gli studenti di fronte ai grandi temi che attraversano la società secolarizzata nel suo rapporto con le fedi e le appartenenze religiose.

Noi Siamo Chiesa e Centro Culturale protestante, cha da anni riflettono sulla questione, hanno organizzato l’8 ottobre scorso, presso la sede della libreria Claudiana di Milano, un incontro dal titolo “La cultura religiosa nella scuola pubblica”. L’incontro prendeva spunto da un articolo del vescovo di Pinerolo mons. Derio Olivero, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, pubblicato sulla rivista del clero sul n. 7/8 del 2024. Un articolo molto interessante (cui Adista aveva dato ampiamente risalto, anche con una intervista allo stesso Olivero, v. Adista notizie n. 37/2024), in cui il vescovo si poneva la domanda di come l’insegnamento della religione potesse essere efficacemente realizzato in un mondo plurale, ormai segnato dalla convivenza dal confronto tra religioni e opzioni culturali diverse.

L’insegnamento della religione, come ha ricordato nella sua introduzione all’incontro Samuele Bernardini del Centro Culturale Protestante di Milano «è uno dei temi principali che caratterizza da molti anni le attività della Consulta laica di Milano, una “associazione di associazioni” attiva dal 2009 al 2020 e che aveva proprio alla Claudiana la sua sede operativa». E le due associazioni che hanno organizzato l’incontro sono state proprio tra le associazioni che hanno fondato la consulta laica. Bernardini ha ricordato in particolare «quattro persone che oggi non ci sono più che hanno accompagnato in questo percorso la Consulta»: Vittorio Bellavite di Noi siamo Chiesa; Massimo Clara dell'Associazione Nazionale Giuristi Democratici; Donatella di Gaetano del Circolo Carlo Rosselli di Milano e Pierino Marzani del circolo Giordano Bruno di Milano.

Un passo indietro della Chiesa cattolica

In apertura del suo intervento, mons. Olivero ha sottolineato che quello dell’insegnamento della religione cattolica «è un tema su cui è assolutamente urgente iniziare a pensare; non per risolverlo nell’immediato, ma perché in futuro sicuramente bisognerà riformarlo e quindi è necessario cominciare a entrare in questa prospettiva». Perché quello che stiamo vivendo, ha sottolineato mons. Olivero, non è una semplice fase di transizione, quanto piuttosto «un cambiamento d'epoca, che necessita di nuovi paradigmi: non basta quindi aggiustare un po’ l’Insegnamento della religione cattolica, renderlo un po’ più breve o diverso; io credo di fronte ai cambi di paradigmi bisogna osare pensare l’Irc in un modo radicalmente nuovo».

La consapevolezza di trovarsi in una fase inedita della vita della Chiesa e della società italiana viene a mons. Olivero dalla constatazione che «dall’Italia cattolica si è passati nel giro di pochi decenni all’Italia delle religioni; e da un’Italia cattolica a un’Italia di persone che non spesso non appartengono ad alcuna religione». Oggi quindi non si può fare nessuna riflessione sull’ora di religione «che non consideri la dimensione ecumenica e del dialogo interreligioso, come non si può ignorare l’aumento di persone che non appartenengono a nessuna religione, anche se una parte di loro mantiene una profonda ricerca spirituale. I tempi che viviamo mantengono una forte ricerca spirituale, che però non si rivolge alle Chiese».

Certo, ammette Olivero, attualmente l’insegnamento della religione cattolica è un insegnamento confessionale, che manca quindi di quella attenzione alla pluralità delle opzioni che caratterizza l’attuale fase storica. D’altra parte aumenta il numero degli studenti che non si avvalgono dell’ora di religione e che quindi sono destinati a non affrontare mai la questione della religione e delle religioni nella società contemporanea. Nella situazione attuale, peraltro, «la facoltatività genera – secondo mons. Olivero – un abbassamento di livello di insegnamento»: «C'è sempre l'eccezione, ma questi poveri docenti di religione devono fare i salti mortali per riuscire avere ancora qualche studente in classe; e i salti mortali sono da un lato stimolanti perché portano i docenti a fare il meglio delle loro possibilità; dall'altro però comportano necessariamente abbassare il livello e gli obiettivi disciplinari, perché se chiedi un po' troppo gli studenti preferiscono non avvalersi», anche rinunciando all’ora alternativa per uscire da scuola, nel caso delle scuole secondarie superiori.

La proposta di Olivero è allora che «la Chiesa cattolica faccia un passo indietro su un diritto sancito dal Concordato» e rifletta insieme ad altri soggetti (lo Stato e le altre confessioni religiose presenti in Italia) su come realizzare un insegnamento serio e obbligatorio del fenomeno religioso, che abbia la dignità di tutte le altre materie scolastiche.

Un insegnamento scientifico

Ilaria Valenzi, Consulente legale per la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (in particolare sui temi della libertà di religione e di coscienza nell’ambito della Commissione per i Rapporti con lo Stato), nel suo intervento ha rilevato come sia importante che anche in ambito ecclesiastico si ritenga necessario rivedere l’impianto dell’Irc, rinunciando al privilegio della confessionalità dell’insegnamento. Ha ricordato quindi la cornice europea in cui questa riforma andrebbe inserita, cioè soprattutto i “Principi guida di Toledo per l’insegnamento delle religioni e dei credi nelle scuole pubbliche” elaborati dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Ocse nel 2007, che richiamano la formazione religiosa come essenziale in chiave interculturale, interconfessionale e aperta; ma anche l’art. 4 dell'“Agenda 2030”, dove espressamente si fa riferimento a una istruzioni religiosa di “qualità”, lasciando però la declinazione del termine all’autonomia dei singoli Stati dell’Unione.

Giuseppe Deiana di Noi Siamo Chiesa ha ricordato i principi che da anni Noi Siamo Chiesa ritiene irrinunciabili per un rinnovamento dell’ora di religione: la difesa della laicità dello Stato e la difesa del pluralismo religioso, ma anche il riconoscimento dell'analfabetismo religioso imperante. Alla luce di questi principi Noi Siamo Chiesa propone un insegnamento scientifico di storia delle religioni obbligatorio, lasciando come attività alternativa per chi non volesse avvalersi lo studio dell'etica; il programma di questo insegnamento di storia delle religioni andrebbe predisposto dallo Stato e non più dalla Chiesa, come avviene per tutte le altre discipline scolastiche; Noi Siamo Chiesa propone inoltre il possibile abbinamento dell’insegnamento della religione con un' altra disciplina, quando ci siano le condizioni (in Italia già accade con la cattedre di Storia e Filosofia; Economia e Diritto; Greco e Latino, ecc); ancora: l’abolizione dell’idoneità all’insegnamento rilasciata dall’ordinario diocesano; infine, la formazione dell’insegnante a cura sia della Chiesa che dello Stato.

Francesco Verducci, senatore del Partito Democratico, si è detto convinto dell’esigenza di superare il monopolio cattolico sull’ora di religione, in una società sempre più multiculturale, ma in cui il dibattito resta ancora troppo spesso polarizzato e legato a ignoranza e pregiudizi religiosi.

Nel dibattito seguito agli interventi dei relatori è emersa l’imprescindibile esigenza di ridiscutere l’impianto dell’Irc, senza sottovalutare i problemi (revisione del Concordato, ricollocamento degli oltre ventimila docenti di Irc attualmente in servizio, coinvolgimento di altri soggetti religiosi nell’elaborazione del nuovo insegnamento), che rendono il percorso lungo, ma in prospettiva inevitabile.

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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