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CRISTIANO SOCIALI: VOTIAMO "NO" AL REFERENDUM PER SALVARE LO "SPIRITO COSTITUENTE"

Tratto da: Adista Notizie n° 47 del 24/06/2006

33447. ROMA-ADISTA. No allo stravolgimento della Costituzione: per dire No a tutte le negazioni dello spirito costituente democratico che si verificano ogniqualvolta si interrompe la ricerca del bene comune in nome di un interesse di parte, magari pure confessionale. È quanto emerso al Consiglio nazionale dei Cristiano Sociali del 10 giugno, dove il richiamo alla mobilitazione per la vittoria del No, nel referendum del 25-26 giugno, si è intrecciato con la filosofia ‘costituzionale' di fondo che dovrebbe animare la formazione del cosiddetto Partito democratico (Per il documento finale sul referendum vedi l'integrale nel numero 48 di Adista Documenti, allegato). "Respingere la riforma della destra – ha sottolineato infatti il coordinatore nazionale Mimmo Lucà, neo-presidente della Commissione Affari Sociali della Camera - è la condizione per aprire davvero una fase costituente di innovazione e di riforme". Fase che i Cristiano Sociali dichiarano di voler vivere non in preda alle alchimie sugli organigrammi dei vertici ma in base a un "riformismo alto e forte", primo compito di un'Unione cui tutti chiedono di "cambiare passo". Fra l'altro, anche nell'esposizione mediatica dei temi affrontati, si sta rischiando di "non essere capiti dagli elettori, che non percepiscono certo i pacs o la ricerca sugli embrioni come la priorità più assoluta ed urgente per se stessi, per le difficoltà quotidiane che incontrano nel potere d'acquisto, nel lavoro, nelle condizioni di vita". E nell'Unione c'è anche il problema dell'Ulivo, da un lato teso verso il Partito democratico e dall'altro spesso in ambasce di fronte alla "nuova centralità della questione religiosa", dove "il nuovo protagonismo dei vescovi (…) alimenta una tensione con le componenti della nostra società più legate ad una visione secolarizzata del mondo e della politica". Tensione che chiama direttamente in causa i Cristiano Sociali, nati per "costruire, laicamente, i necessari ponti tra riformismo democratico ed esperienza religiosa", e che invece si ritrovano nel mezzo di una competizione di identità tra Margherita e Ds che "tende ad emarginare le posizioni di frontiera". Lucà stigmatizza quindi sia l'irrigidimento da parte Ds circa la propria "appartenenza socialista", sia la ricerca da parte di alcune componenti della Margherita del "conflitto identitario su basi confessionali con i Ds e con la sinistra". A fronte di ciò, Lucà ribadisce il senso invece dell'esperienza politica dei CristianoSociali, in base al dna del movimento indicato al tempo della fondazione da Ermanno Gorrieri: "primo, organizzare e dare visibilità ad una presenza di ispirazione cristiana nell'area progressista; secondo, portare alla ribalta i problemi della politica sociale e le connesse esigenze di redistribuzione delle risorse – materiali e immateriali – a favore della povera gente. Questo è il nostro connotato specifico". Uno specifico che deve saper affrontare – rileva Lucà – "un blocco sociale conservatore in cui il cristianesimo, assunto strumentalmente come religione civile, rischia di svolgere una funzione di copertura ideologica e di collante, oltretutto in posizione fortemente subalterna verso i poteri economici che dominano la scena. Un limite di laicità cristiana che finisce con l'alimentare un limite di laicità democratica. Superare tale limite è dunque oggi uno dei nostri compiti". Il che non significa "indulgere al tanto temuto relativismo", ma costruire una "intesa sui valori di fondo e su un'etica pubblica condivisa". "Trovo francamente discutibile da questo punto di vista – ha quindi concluso il coordinatore dei Cristiano Sociali riferendosi all'esperimento, per ora in panne, dell'intergruppo parlamentare cattolico ideato da Bobba e Binetti - la scelta di quei Parlamentari" dell'Ulivo che "promuovono, insieme con i colleghi della Cdl, un raggruppamento separato e trasversale per affrontare i temi della famiglia, della persona e della vita": "riaffiora l'idea dei cattolici come parte separata dagli altri, costituiti a presidio di una identità minacciata", mentre "la laicità democratica definisce lo spazio pubblico entro il quale tutte le persone, credenti, non credenti e diversamente credenti confrontano liberamente e responsabilmente le loro opinioni, affermano le loro identità, promuovono i loro stili di vita". (maria rita rendeù)

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