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LA GRATUITÀ DI DIO

- Anno C 7 gennaio 2007 Battesimo di Gesù Is 40,1-5.9-11 Sal 103 Tt 2,11-14;3,4-7 Lc 3,15-16.21-22

Tratto da: Adista Notizie n° 1 del 06/01/2007

Con questa domenica dedicata al Battesimo di Gesù si concludono le meditazioni del Mistero dell'Incarnazione che Luisito Bianchi ha accettato di dettare da una stanza d'ospedale per le lettrici e i lettori di Adista. Desideriamo fargli giungere la nostra gratitudine e i più affettuosi auguri per la sua completa guarigione. E la resistenza si fa sempre più speranza.

Sulla vela dirimpettaia, l'altra ostensione della divinità di quel Corpo che pone termine al tempo dell'afflizione della Profezia: "Ecco il Signore che viene con potenza". Ma come si manifesta tale potenza? Dalla Profezia all'adempimento: ecco, uscendo dalle acque purificatrici del Giordano! Il nostro Dio che già dall'acqua prefigura la vita nuova del risorto! Non dobbiamo dimenticare che il corpo longilineo del Giordano è lo stesso che estende il suo abbraccio di salvezza a quanti vi si affidano, il Mistero dell'Innalzato. E tutto questo perché? Per dire che il dono della salvezza è gratuito. "Carissimo, è apparsa la gratuità (charis) di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini" (Tt 2, 11). L'acqua del Giordano, che già serviva al riconoscimento del proprio peccato, un'invocazione di salvezza, al contatto di quel corpo diventa l'elemento di purificazione "in Spirito Santo e fuoco", i segni della gratuità del Dono: lo Spirito che viene emesso dalla croce mentre Cristo manifesta chi è il Padre nella sua follia d'amore, dando l'ultimo fiato e l'ulti-ma goccia di sangue dal cuore trafitto, e che poi viene ripreso dal Risorto e soffiato sugli apostoli "per la remissione dei peccati". Dono senza pentimento perché gratuito, senza nessun cambio, come il fuoco, che dice l'ondata della nuova vita che fa saltare porte e finestre chiuse dalla paura, il fuoco della Pentecoste, appunto, che viene posto a sigillo dell'inviolabilità e della fedeltà del Dono fino ai confini della terra e alla fine dei secoli.

Amici di Adista, accontentatevi di quanto uno sciancato può vedere alla porta dell'Abbazia, in un discorrere a balzelloni su misteri di infinita debolezza che rivela l'infinita potenza di Dio; giacché, l'avrete certamente compreso, queste paginette per le 4 omelie del tempo natalizio sono un unico discorrere sull'avvenimento che si vive e che può coprire ricchezze immense altrimenti sconosciute. Fate festa con me, qualunque siano gli avvenimenti che in questo tempo state vivendo; siate certi che contengono una comprensione del mistero adatta a voi: Dio, l'infinitamente piccolo che lievita ogni piega della nostra vita "per sola grazia, non per essere degni".

Confidenzialmente voglio aggiungere e chiudere queste noterelle sulla Carne del Figlio e della Madre. Entrando nell'Abbazia nel susseguirsi vertiginoso in pochi metri di archi e di pareti, c'è il Cristo innalzato che vi accoglie nel suo tenerissimo abbraccio. Al di sopra vi viene incontro la Madre di Dio, fra santi, con in braccio il Bambino. Il prodigioso pennello che lascia di sé solo l'anno dell'esecuzione - 1349 - stende la medesima patina di dolcezza sui due volti, come in altre Vergini col Bambino in altri luoghi dell'Abbazia. Ma di una non posso tacere: entrando, sull'altare di sinistra, che un quadro di sant'Antonio ha conservato dall'incuria degli uomini, vi appare in tutta la sua freschezza di donna contadina, seduta su un trespolo con un fondale da fotografo girovago, la Madre; osservate l'incarnato, quasi ne sentiste il profumo, e guardate il Bambino che si porta in braccio, e griderete anche voi alla miracolosa somiglianza della carne della Madre e del Figlio, la stessa carne, che nella manifestazione della propria impotenza, per troppo amore, si sentì proclamare, mentre il cielo si squarciava e lo Spirito Santo in apparenza corporea ne prendeva totalmente possesso: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

Può sempre risultare una suggestione da sciancato alla Porta Bella, ma ho proprio l'impressione che in queste mie contorsioni in forma diaristica, sia stata costantemente udibile, risuonante fra la fuga vertiginosa di colori, figure, avvenimenti, questa conclamazione: "Tu sei il Figlio mio prediletto, cui vadano ogni onore e gloria". E a me la vergogna sul volto per aver voluto ostinatamente affidare queste povere note alle "omelie" di Adista: in fondo un'unica riflessione esistenziale sul Mistero di un Dio che si fece impotente per manifestare la sua infinita potenza nel gesto supremo dell'Amore, la Croce, scandalo e follia.

Chi verrà dopo di me abbia la fraternità di raccogliere i miei cocci. Conosco e amo la Sorella che tratterà del periodo quaresimale. Aggiusterà meglio il nostro comune sentire. Grazie. E grazie alla comunione di stamattina: due oboli ricevuti per grazia (è la domenica delle due monetine della vedova) nella solita forma e con la solita vocetta da ultimo viatico, che si sono dilatati, al contatto di quella infinita potenza ridotta a una biada di pane, nella massima ricchezza. Ecco l'Agnello di Dio, disse il prete; ecco il Salvatore. Apparve infatti la charis di Dio (Tt 2, 11), la salvezza (soteria) già annunciata ai pastori (Lc 2, 11).

Posso dire che in tale scenario allucinante ho visto in diretta la Gratuità e la Salvezza?

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