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SACERDOTI VICENTINI AL VESCOVO: MONSIGNORE SARÀ LEI

Tratto da: Adista Documenti n° 68 del 06/10/2007

27807. VICENZA-ADISTA. “A quanti sono assetati di carriera e di onori proveremmo grave imbarazzo a predicare l’umiltà se anche noi come Chiesa dessimo la sottile impressione di aver ceduto alla stessa mentalità”. L’umiltà è uno dei motivi per cui alcuni presbiteri della Chiesa vicentina hanno rinunciato alla pioggia di nomine di neo monsignori (ben l7) che il vescovo, Pietro Nonis, ha dispensato loro come dono di fine anno.Sia pure “senza indebite enfatizzazioni” e “nel pieno rispetto di chi pensa e agisce diversamente”, in una lettera a mons. Nonis, in cui chiedono l’abolizione della prassi delle onorificenze ecclesiastiche, hanno espresso tutto il loro “disagio” di fronte al contrasto tra questa scelta del “premio” e “alcuni basilari riferimenti biblici, ecclesiologici e di relazione all’interno della comunità cristiana”. “Ci sembra - hanno ricordato al vescovo - che il Cristo desideri da noi il senso dei nostri limiti e la consapevolezza di non fare alcunché di eccezionale compiendo i doveri richiestici”. E  che “almeno nella comunità/Chiesa dovremmo creare un clima in cui ogni fratello, laico o presbitero, venga accolto per quello che è e per quello che può dare, senza discriminazioni e senza classifiche di meriti”. “A una Chiesa che si definisce ‘tutta ministeriale’ - hanno spiegato nella lettera - non giova mantenere in auge premi e promozioni, precedenze e onori che danno lustro alle persone piuttosto che mettere nelle condizioni di ‘servire di più’ e di promuovere i diversi carismi nel Popolo di Dio”. Il primo a rinunciare alla nomina è stato il parroco di Trissino, don Bruno Marangon, subito seguito da alcuni insegnanti di teologia del Seminario diocesano: don Diego Baldan, don Luciano Bordignon e don Adriano Tessarollo, delegato vescovile per la formazione permanente del clero, il direttore del settimanale diocesano La voce dei Berici, don Lucio Mozzo, e l’assistente diocesano dell’Azione cattolica, don Antonio Doppio. A loro si sono uniti una trentina di sacerdoti vicentini, ma la lista - si avverte nel post scriptum - poteva essere raddoppiata se ci fosse stato il tempo di interpellarne altri. Hanno sottoscritto la lettera perché condividevano i motivi della rinuncia e soprattutto per chiedere al vescovo di abolire la prassi delle onorificenze ecclesiastiche.

(da Adista n. 5/96)

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