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GIUSEPPE DOSSETTI: PER GIUSTIZIA E PER AMORE

Tratto da: Adista Documenti n° 68 del 06/10/2007

Don Giuseppe Dossetti riposerà nel piccolo cimitero di Casaglia di Marzabotto, insieme alla intera comunità martire - un centinaio di persone - che vi fu trucidata dai nazisti il 28 settembre 1945. Nessuno vi era stato più sepolto, dopo le vittime della strage. Ma Dossetti aveva piantato lì il suo monastero, nella solitudine di Monte Sole, accanto al piccolo cimitero rimasto muto dopo la mitraglia e le bombe, e alla chiesa rimasta diroccata e deserta, per custodire una memoria di un evento il cui significato ha segnato tutta la sua vita.Nel commentare quell'eccidio Dossetti ha scritto che non si era trattato di un semplice crimine di guerra o di una rappresaglia; si era trattato di un delitto rituale e castale, intendendo per castale una concezione che afferma una radicale diseguaglianza tra gli uomini, una differenza non solo razziale, biologica, ma addirittura metafisica, tra gli eletti e i fuori-casta, gli scarti, i discriminati e gli esclusi, tale che l'uccidere può perfino essere praticato come un dovere. Questa idea della diseguaglianza era alla base della dottrina nazista e ricapitolava, nella sua aberrazione, ogni altra diseguaglianza; ma fu anche ciò contro cui si levò la resistenza e si attivò la grande reazione morale che, col dopoguerra, assunse come normativi i valori della pace, dell'eguaglianza e della libertà, dando luogo alla grande costruzione del nuovo diritto internazionale e del costituzionalismo. Perciò Dossetti diceva che la Costituzione italiana, nei suoi principi fondamentali e nell'ispirazione del suo ordinamento, non poteva essere separata dall'evento che le aveva dato origine, né poteva essere sacrificata sull'altare di nuovi calcoli politici. È questa motivazione profonda che ha spinto recentemente Dossetti a rivendicare i valori della Costituzione e a prenderne le difese, fondando i Comitati per la Costituzione, anche quando la sua vita era ormai interamente assorbita nella dimensione religiosa e nella solitudine monastica.Ma a ben vedere era stata questa stessa percezione di una sfida radicale tra le ragioni della giustizia e dell'amore e la condizione di una umanità percossa e sofferente, che l'aveva spinto a schierarsi nella Resistenza e poi nell'agone politico, per dedicarsi infine, quando questa strada gli parve preclusa, a un totale impegno ecclesiale e spirituale. Nella complessità della sua esperienza Dossetti lascia la testimonianza di una coerenza e di una unità di ispirazione esemplari. Ben pochi potranno attardarsi ancora nell'accusa a Dossetti di integralismo. Quello che invece Dossetti ha mostrato è la possibilità cristiana della politica, immune da interessi di parte, da ragion di Stato, da obbedienze di potere; una possibilità che pertanto può apparire - e di fatto è stata nella lunga stagione democristiana - perdente, ma che nel profondo costruisce alternative e tempi realmente diversi, e forse è l'unica vittoriosa.(da Adista n. 91/96) 

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