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IL RITORNO DEL CARDINALE SUL LUOGO DEL DELITTO. PROTESTE PER LA VISITA IN CILE DELL’AMICO DI PINOCHET

Tratto da: Adista Documenti n° 74 del 27/10/2007

DOC-1912. SANTIAGO DEL CILE-ADISTA. Ha lasciato in Cile un ricordo incancellabile, il card. Angelo Sodano, nunzio per 10 anni a Santiago, poi, per 15, segretario di Stato vaticano e oggi decano del collegio cardinalizio. Non si dimenticheranno di lui i simpatizzanti e i funzionari del regime militare di Augusto Pinochet, i grandi imprenditori e gli alti esponenti della destra. Ma tanto meno lo dimenticheranno quelli che la dittatura l’hanno sofferta, sulla propria pelle o su quella dei propri cari, e l’hanno combattuta. E che, di fronte alla visita in Cile dell’ex nunzio apostolico, amico caro del dittatore macellaio (e ladro, come è emerso dalle indagini sul patrimonio illecitamente accumulato dal generale e dai suoi familiari), vogliono dire chiaro e tondo che, per loro, il cardinale è persona non grata e spiegare fin nei dettagli perché e fino a che punto lo sia. Così, in una dichiarazione in dieci punti, dal titolo “La pace è opera della giustizia”, un gruppo di personalità (come i teologi Hervi Lara e Alvaro Ramis), di movimenti (come También Somos Iglesia, Rete Latinoamericana di Diritti umani, Sinistra cristiana) e di riviste (come Reflexión y Liberación e Crónica Digital) ricorda alcuni dei fatti di cui Sodano si è reso protagonista: “Lo facciamo per amore del Vangelo e perché, se tacessimo, ci renderemmo complici di episodi gravi e dolorosi della nostra storia recente. E anche per rispetto alla testimonianza e al martirio di tanti nostri fratelli che hanno sofferto l’indifferenza e la persecuzione”.

 

Una visita insolita

La visita che Sodano ha svolto nel Paese dal 25 settembre al 4 ottobre aveva come scopo ufficiale la commemorazione del 20.mo anniversario del viaggio di Giovanni Paolo II in Cile, nel 1987, quello dell’indimenticabile scena del papa affacciato insieme al dittatore dal balcone della Moneda, il palazzo presidenziale. “Nel 2007, a 20 anni di distanza, i vescovi  - ha dichiarato Sodano in un’intervista rilasciata a Radio Vaticana il 10 ottobre, di ritorno dal Cile - hanno voluto invitarmi per un incontro con quelle comunità. Così ha fatto il cardinale Errazuríz, l’arcivescovo di Santiago, e così ha fatto in particolare il presidente di quella Conferenza episcopale, mons. Goic Karmelic, vescovo di Rancagua. Io ho accettato ben volentieri per i grandi vincoli che avevo con Giovanni Paolo II”.

Sono stati in molti, tuttavia, a esprimere perplessità sulla motivazione ufficiale della visita, sia perché non si può certo dire che sia usuale commemorare gli anniversari dei tanti viaggi compiuti da Giovanni Paolo II nel suo lungo pontificato, sia perché la visita di Sodano si è svolta con un ritardo di addirittura sette mesi rispetto alla ricorrenza, essendosi Giovanni Paolo II recato in Cile dall’1 al 6 aprile del 1987 (nel quadro di un viaggio più ampio che lo aveva portato anche in Uruguay e in Argentina). Dietro la visita - si insinua da più parti - vi sarebbe in realtà il tentativo di Benedetto XVI di indorare al cardinale la pillola, risultata quanto mai indigesta, della sua estromissione dalla segreteria di Stato, tanto più che il 23 novembre Sodano compirà 80 anni e dunque resterà fuori anche da un eventuale conclave (ragion per cui è possibile che il papa gli tolga anche la carica di decano del collegio cardinalizio). Sempre per lo stesso motivo, si dice, Sodano era stato inviato a Fatima lo scorso 13 maggio, per il 90.mo anniversario della prima apparizione della Madonna.

L’impostura perfetta

Ma in Cile il motivo di maggiore perplessità è venuto dalla partecipazione di Sodano ad un’altra commemorazione: quella per il centenario della nascita del card. Raúl Silva Enriquéz, grande oppositore della dittatura e, pertanto, fiero avversario dell’allora nunzio apostolico. Che Sodano abbia voluto presiedere alla celebrazione in cattedrale in onore del suo “peggior nemico” è apparso fuori luogo a ben più di un osservatore. “Un atto di impostura perfetta” lo definisce non a caso, su El Mostrador del 29 settembre, il giornalista e scrittore Pablo Azócar.

“Non so chi avrà inventato la menzogna dei dissapori con Raúl, so che in Cile non ci sono bugiardi”, ha dichiarato Sodano atterrando all’aeroporto di Pudahuel il 26 settembre. Ma di bugiardi ve ne devono essere davvero tanti, stando alle testimonianze, regolarmente riprese dalla stampa, relative agli scontri tra il nunzio e l’arcivescovo di Santiago. Come quello, durissimo, verificatosi in occasione della nomina del successore del cardinale, quando Silva Enriquéz se ne andò sbattendo la porta in faccia al nunzio. Tutti sapevano, in Cile, della profonda inimicizia tra l’amico di Pinochet e l’avversario della dittatura, tra il nunzio che “conversava amabilmente in un cocktail con il ministro dell’Interno nel momento stesso in cui venivano espulsi tre preti dal Paese” e l’arcivescovo che aveva ceduto ai contadini le terre della Chiesa. Eppure, in cattedrale, il 27, Sodano si è detto commosso e grato per l’invito rivoltogli dal card. Errázuriz a presiedere alla cerimonia: compito svolto senza nominare neanche una volta i diritti umani.

Ma anche sul presunto invito del card. Errázuriz esistono voci discordanti. “In realtà – scrive il sacerdote cileno Enrique Moreno Laval, in un articolo ampiamente circolato su Internet – non è stato propriamente il card. Errázuriz a invitare in Cile il card. Sodano. Lo ha invitato la Fondazione Giovanni Paolo II, istituzione fondata ufficialmente dal card. Fresno, successore immediato di Silva Henríquez, ma creata di fatto da un gruppo di potenti imprenditori cileni, che intrattengono con il card. Sodano una stretta amicizia. (…) La Fondazione è nata nell’ottobre del 1987, mesi dopo la visita del papa in Cile, e pertanto sta compiendo 20 anni, gli stessi di quella visita. Sarebbe questa l’“occasione” dell’invito all’amico Sodano, che “curiosamente” è venuta a coincidere con la celebrazione del centesimo anniversario della nascita del card. Silva Henríquez?”.

Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, l’articolo di Enrique Moreno Laval, preceduto dalla Dichiarazione “La pace è opera della giustizia” e seguito da un altro articolo, anch’esso ampiamente diffuso su Internet, di Jaime Escobar, direttore editoriale della rivista cilena Reflexión y Liberación. (claudia fanti)

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