UNA GRANDE SPERANZA. NEL PASSATO. LA SECONDA ENCICLICA DI PAPA RATZINGER
Tratto da: Adista Notizie n° 85 del 08/12/2007
34170. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. "Spe salvi", "nella speranza siamo stati salvati" (Rm 8,24): queste, come già noto, le prime parole della seconda enciclica di papa Benedetto XVI, firmata e pubblicata lo scorso 30 novembre. Il testo è stato presentato lo stesso giorno in una conferenza stampa dal domenicano card. Georges Marie Martin Cottier e dal gesuita card. Albert Vanhoye. L’enciclica, di 81 pagine, è occupata in buona parte da una lunga requisitoria contro la ragione, il marxismo e le ‘ideologie del ‘900’; è densa di riflessioni filosofiche, citazioni bibliche e presenta anche disquisizioni sulla traduzione in italiano, latino e tedesco di alcuni termini evangelici. Per Ratzinger, l’età contemporanea è caratterizzata dal dominio della scienza e della tecnologia, che avrebbe permesso all’uomo di sostituire la "fede nel progresso", nella ragione e nella libertà a quella cristiana. Incarnazioni politiche di questo ‘spirito della modernità’ sarebbero la rivoluzione francese e il marxismo, con il loro tentativo di creare una struttura politica in grado di assicurare autonomamente la realizzazione della felicità e la pienezza della vita. Queste speranze intramondane, però, sarebbero sempre destinate al fallimento e – per il tentativo ad esse connaturato di relegare la speranza cristiana nella ‘vita eterna’ in una dimensione privata, intimista – avrebbero anzi provocato le grandi tragedie e i feroci massacri del secolo passato. Non a caso, destinatarie del testo sembrano essere soprattutto le civiltà tradizionalmente cristiane ma secolarizzate dell’Occidente, confermando la tendenza all’eurocentrismo del pontificato di Benedetto XVI: significativo, inoltre, che la lettera enciclica sia indirizzata "ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici" – nessun accenno agli "uomini di buona volontà" ai quali, in diversa misura, si erano rivolti i testi degli ultimi pontefici. Il testo di Ratzinger sembra voler regolare i conti con il ‘900, anche all’interno della Chiesa: non può sfuggire, infatti, un accenno al bisogno di una "autocritica del cristianesimo moderno" e alla necessità di un ritorno alle radici. Gesù, secondo quanto afferma l’enciclica, "non porta un messaggio sociale-rivoluzionario" e il suo compito non è quello di cambiare le strutture del mondo ma di fare in modo che "i cristiani appartengano ad una società nuova che, nel loro pellegrinaggio, viene anticipata": in queste parole è possibile leggere una neanche troppo velata condanna di alcune istanze della Teologia della Liberazione, da poco timidamente riprese dal documento finale della Conferenza dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida. Gli uomini contemporanei, pure descritti come coloro che "rifiutano la fede semplicemente perché la vita eterna non sembra loro una cosa desiderabile", vengono sempre ricondotti sotto le categorie - caratterizzanti il secolo passato - della scienza e della ragione e il testo, pur essendo dedicato alla speranza, sembra trovare ben pochi motivi per sperare, al di fuori naturalmente della verità del messaggio cristiano. Il papa sembra trovarsi maggiormente a proprio agio nel descrivere la concezione della speranza cristiana sviluppata nel Nuovo Testamento e nei primi Padri della Chiesa (in particolare Sant’Agostino): sembra quasi di percepire che Ratzinger veda il presente come un’epoca di crisi imminente, dove la speranza di vita eterna, fuori e contro il mondo, offerta dal cristianesimo, sia l’unica fondazione salda su cui costruire la città. Parlando dei "luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza", l’enciclica dedica particolare spazio – oltre alla preghiera e all’agire – alla "sofferenza purificatrice" e al "Giudizio di Dio": sul valore del dolore, in particolare, come occasione di crescita sia a livello personale che per tutta la società, il papa scrive lunghe pagine, da cui emerge implicitamente, ancora una volta, la condanna dell’eutanasia. Dopo questa prima, sommaria lettura, Adista si propone di pubblicare, nel corso dei prossimi numeri, commenti e analisi di diverso tenore sul testo dell’enciclica. (a. s.)
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