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Mi sta a cuore Il giorno del giudizio è già cominciato

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 12 del 31/01/2009

In questi giorni di guerra, di tracolli economici, e di babele linguistica ho spesso ripensato all’idea di un giudizio finale, all’antica speranza che alla fine dei tempi ogni cosa e ogni persona verrà giudicata secondo una giustizia senza possibilità di errori.

 

Questa idea, in modi differenti, ispira le tradizioni ebraica, cristiana, e musulmana; ma anche la concezione hindu e buddhista del karma: la vita non è un gioco insensato, in cui possiamo fare qualsiasi cosa  senza mai pagare alcun prezzo, e alla fine della quale, come immaginava con orrore Dostoevskij, i malvagi avranno la medesima sorte delle loro vittime, fosse pure un clamoroso niente di fatto.

 

No, ognuno alla fine ottiene ciò che vuole, l’universo ci dà ciò che abbiamo desiderato e in cui abbiamo sperato: chi avrà creduto nel nulla avrà il suo nulla; chi si sarà speso per dimostrare il non senso della vita, insegnando agli altri con la propria esistenza a sfuggire a se stessi, a beffarsi dell’appello dei santi, a godersi la corruzione di questo mondo, troverà l’assurdità e la corruzione e l’angoscia che ha celebrato; e chi avrà consacrato le proprie ore e le proprie forze alla bellezza, alla ricerca della verità, e a dare aiuto a chi ne ha bisogno, avrà tutta la bellezza e la verità e l’amore, in cui ha creduto e per cui si è speso.

 

E ciò, in realtà, accade già da ora, se si hanno occhi per vedere al di là delle apparenze.

Già in questa vita inizia il nostro giudizio.

Oggi sembra che torni di moda Dante, magari un po’ smussato dalla risata beffarda di Benigni.

Si sa, ai nostri giorni non è lecito varcare i sacri confini dell’ironia, si è subito accusati di essere ridondanti, come dice, questa volta con giusta ironia, Zygmunt Bauman.

Ma Dante non scherza per niente.

E sarebbe opportuno ricordarci che tutta la nostra lingua e la nostra cultura nazionali si basano in fondo su un gigantesco Giudizio Universale.

La legge dantesca del contrappasso, è vero, sembra a volte spietata.

Noi non possiamo più concepire un Dio così crudele.

Ma possiamo immaginare senza troppe difficoltà che ognuno ottenga ciò cui ha dato credito, cui ha dato il cuore, cui ha prestato il proprio corpo e la propria voce.

Qui Dio non c’entra niente: ognuno sceglie in piena libertà, e in fondo crea il proprio destino.

Hai tanto creduto e sostenuto che niente ha senso, che non c’è né Dio né giustizia né verità ultime, ma solo il bruto caso e la violenza dei più forti, dei più ricchi, dei più “connessi”, dei più raccomandati, dei più corrotti, dei più politicamente corretti, dei più ipocriti, dei più furbi, e dei più vili.

Ebbene farai piena esperienza di ciò cui hai dato il cuore.

Non come vendetta, ma per il tuo apprendimento.

Dopo, in questo mondo o in un altro, starai più attento a cosa dire, a cosa fare, e a cosa credere.

E così imparerai ad essere un po’ più umano, un po’ più divino.

Il cuore di questa giustizia è cioè sempre l’Amore, e l’Amore misericordioso.

L’autore ha inserito come Nuova Visione, nel suo sito www.marcoguzzi.it, una ampia riflessione su che cosa significhi oggi essere cristiani in questo tempo di straordinarie trasformazioni, di riflussi fondamentalistici e di dissolvimenti nichilistici.

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