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India/Elezioni Il trionfo della democrazia? Sì, finché i poveri andranno a votare

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 54 del 16/05/2009

Le elezioni in India si stanno completando. Oltre 700 milioni di elettori sono stati mobilitati in cinque tappe nell’arco di un mese. I risultati finali verranno comunicati il 16 maggio.

Per spiegare cose c’è dietro queste elezioni la BBC ha avuto la bella idea di trasmettere un lungo viaggio in treno attraverso il paese dal quale si deduce il variopinto panorama indiano, la sua straordinaria diversità e complessità. E dal quale vengono fuori anche singolari somiglianze con il nostro paese.

Vi sono candidati già processati e condannati con sentenza passata in giudicato. Sì, li abbiamo anche noi, e non pochi. Tuttavia da noi non si è ancora arrivati a quello che è successo a luglio dello scorso anno quando, per far passare un decreto sulla questione nucleare sul quale era stata messa la fiducia, il parlamento ha approvato una legge per permettere a chi era in carcere di uscire per 48 ore, votare la fiducia e tornare dentro.

Poi vi sono personaggi del cinema, dello sport e dello spettacolo. Suona familiare, vero? Però lì non si tratta solo di veline più o meno brave, ma di attori di Bollywood che, grazie alla loro importanza, si sentono legittimati a promuovere come candidati anche i loro familiari.

“La più grande democrazia al mondo”, si dice. Associata però al più alto numero di dinastie al mondo. L’India di oggi non è poi culturalmente così diversa da quella feudale degli oltre 500 marajà. Vi è quindi bisogno continuo di avere delle figure di riferimento. La famiglia Gandhi ne è solo l’esempio più conosciuto. Ogni Stato dell’India ha le sue famiglie politiche.

“I due candidati mettono assieme quasi 160 anni di esperienza!”. Ci si riferisce a Manmohan Singh, leader del Partito del Congresso e attuale capo del governo, e Shri L K Advani, leader del Bharatiya Janata Party, formazione nazionalista di destra. Peccato che uno abbia oltrepassato gli ottanta e l’altro, appena reduce da un intervento chirurgico al cuore, ne abbia 76.

La campagna elettorale è riportata dai quotidiani come una sequela di affermazioni tipo “Io starò con loro, a condizione che…”, “Non sosterremo mai questo partito”, ossia di scegliere non in base di comunanza di vedute sulle cose da fare ma in base ad un elemento di identità etnica, religiosa, di classe, di casta.

Così, mentre la Incredible India proietta al mondo un’immagine di dinamicità e di crescita economica che implica una mobilità sociale mai vista finora, in questa campagna elettorale si ritorna a sorpresa alla rivendicazione di identità sociali come elemento essenziale per schierarsi. Una delle candidate alla carica di Primo ministro fa leva proprio sulla sua appartenenza ad una casta, quella degli intoccabili, i dalit, sostenendo che finora questa casta non ha mai avuto un suo membro in quella posizione di potere.

È una campagna senza veri programmi anche perchè non si ha la più pallida idea di chi potrà effettivamente assumere la responsabilità di portarli a termine. L’unica certezza è l’incertezza del dopo elezioni. A dir la verità, il governo uscente è riuscito a mantenere il Primo Ministro in carica, anche se la sua maggioranza è cambiata più volte da quando il Partito del Congresso ha vinto le elezioni (2004). Ma da allora il panorama politico si è molto frammentato. I due partiti principali, il partito del Congresso ed il BJP, non raggiungeranno il 25% dei voti e saranno costretti ad una faticosa coalizione, basata su accordi relativi alla gestione del potere.

Il leader di un partito regionale ha detto: “Un leader responsabile e saggio aspetta l’esito delle elezioni per dire con chi governare”. Leader indiano, ma di vecchia scuola italiana.

In effetti, nessuno si azzarda a predire l’esito delle elezioni. Non ci sono exit polls che tengano; anche perchè l’ultima volta, 5 anni fa, sono stati sbugiardati senza appello. Il primo ministro dello stato dell’Andhra Pradesh, sulle copertine dei giornali di tutto il mondo per le sue riforme hi-tech, è stato mandato a casa, lui e il suo partito, dai poveri delle aree rurali, ai quali di queste riforme non era arrivato niente, ma che sono andati a votare!

Ecco perchè l’attuale governo ha pensato bene di lanciare un programma gigantesco per dare 100 giorni di lavoro garantiti ad ogni famiglia rurale. Programma che ha avuto non pochi problemi a decollare e che non ha scalfito più di tanto il dramma dei suicidi dei contadini, ma che forse – tra pochi giorni lo sapremo – avrà un ritorno elettorale.

 

In India si vota per la camera bassa del parlamento. Sono 543 i seggi disponibili, assegnati per nomina diretta da parte di 714 milioni di aventi diritto al voto, che rappresentano il più vasto bacino elettorale al mondo. Sono 43 milioni i neoelettori di età compresa tra i 18 e i 24 anni, rispetto al 2004. Per riuscire a gestire nel migliore dei modi la mobilitazione di così tante persone, la commissione elettorale indiana ha ’spalmato’ le operazioni di voto in un mese, dal 16 aprile al 13 maggio, mentre il 16 maggio si concluderà lo spoglio e seguirà la nomina della Lok Sabha.

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