Chi acquista tecnologia cyber da Israele ha un premio di otto punti. Il rilievo di Tonio Dell'Olio
Commenta Tonio Dell’Olio oggi su “Mosaico dei giorni” (rubrica di Mosaico di pace)
«C’è una disposizione del governo nella quale sono previsti incentivi e una corsia preferenziale ai partecipanti a gare di appalto per la fornitura di strumenti informatici acquistati in Israele. Chi indica che gli strumenti verranno acquistati in Israele riceve ben otto punti in più. Ben inteso il paese mediorientale è ben mimetizzato dopo quelli della Nato e dell’Unione europea, in una piccola lista di Paesi affidabili. Si tratta delle linee guida dell’Agenzia nazionale della Cybersicurezza in cui si fa riferimento al DPCM del 30 aprile 2025. A lasciare allibiti è l’elenco degli strumenti di cui si tratta e la finalità di rafforzamento della sicurezza nazionale. Si parla di beni informatici come antivirus, microprocessori, telecamere di videosorveglianza, sistemi anti-hackeraggio e software per il controllo di droni. La disposizione lascia allibiti non solo perché arriva come se il caso Paragon non fosse mai avvenuto, ma anche perché si continua a favorire una nazione che sta compiendo un genocidio nella Striscia di Gaza. Alla faccia delle numerose organizzazioni che da tempo boicottano i prodotti israeliani, il governo addirittura incentiva gli acquisti in quel Paese. È segno che il nodo che unisce l’Italia a Israele è quanto mai solido e inestricabile al punto da poter pensare di consegnargli le informazioni più delicate e riservate in grado di garantire o compromettere la sicurezza nazionale».
Un articolo esauriente sull’oggetto del commento di Dell’Olio è stato pubblicato da Euronews il 5 novembre, dove si informa anche sul processo che ha portato all’inclusione di Israele fra i Paesi presso i quali vendere tecnologie Cyber è più vantaggioso. https://it.euronews.com/2025/11/05/italia-piu-vantaggi-per-le-imprese-che-acquistano-tecnologie-cyber-da-israele
«Le imprese che acquisteranno antivirus, sistemi di videosorveglianza e per il controllo di droni da Israele riceveranno un premio nelle gare di appalto, secondo un documento dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale – si legge sul sito –. Acquistare tecnologie cyber da Israele sarà più facile per le imprese italiane, grazie agli incentivi previsti dalle linee guida dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, entrate in vigore lunedì.
Le imprese che si rivolgeranno a Tel Aviv per acquisire sistemi di cybersecurity saranno premiate nei bandi di gara con la pubblica amministrazione con otto punti in più rispetto alle concorrenti.
Le premialità si applicheranno a tutte le aziende che acquisteranno beni o servizi informatici da Paesi Nato o una serie di Paesi terzi. Questi ultimi sono: Australia, Corea del Sud, Giappone, Israele, Nuova Zelanda e Svizzera.
Il procurement dovrà riguardare almeno una tra 22 tecnologie. Sono inclusi antivirus, microprocessori, telecamere di videosorveglianza, firewall contro le intrusioni di hacker e software per il controllo di droni».
«Le linee guida dell'agenzia – aggiunge più avanti Euronews – hanno dato applicazione a un decreto del presidente del Consiglio del 30 aprile, che aveva introdotto i criteri per assegnare le premialità negli appalti per il settore cyber.
In quell'occasione, il governo di Giorgia Meloni si era attivato in seguito alle pressioni arrivate da due fronti.
Da un lato, l'amministrazione statunitense di Donald Trump aveva chiesto all'Italia di escludere dai bandi per le infrastrutture critiche le imprese cinesi e russe. Le richieste erano arrivate ad aprile durante l'incontro tra Meloni e il presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca.
"Gli Stati Uniti e l'Italia riconoscono la necessità di proteggere le nostre infrastrutture e le tecnologie nazionali critiche e sensibili, ed è per questo che ci impegniamo a rivolgerci solo a venditori affidabili in queste reti", si leggeva nel comunicato ufficiale del 17 aprile. Un riferimento non troppo velato a Pechino e Mosca.
Il governo italiano si era mosso in questo senso già a maggio 2024, con un disegno di legge che restringeva le premialità solo alle aziende che avessero siglato accordi con Paesi membri dell'Unione Europea o della Nato.
La mossa aveva tagliato fuori Tel Aviv, uno dei leader mondiali nella cybersecurity con più di 500 imprese del settore che operano nel Paese.
Le premialità reintrodotte per Israele lo hanno riportato tra i partner favoriti per le acquisizioni di sistemi informatici e tecnologie sensibili».
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